San Tommaso d'Aquino. Statua lignea del sec. XVIII proveniente dalle Filippine. |
Tempo: 13 aprile 1300, mercoledì dopo Pasqua
Luogo:
CIELO QUARTO: SOLE
Si presenta come una sfera che riluce in modo particolare per l’astro che in essa ha sede, ed è costellata di splendori ancora più ardenti costituiti dalle anime beate.
Intelligenze motrici: Potestà
Personaggi: Beatrice, Dante, Tommaso d’Aquino
Spiriti beati: Spiriti sapienti.
Si presentano come splendori eccezionalmente ardenti che costellano il cielo. Dodici di queste luci si dispongono a cerchio intorno a Dante e Beatrice, danzando e cantando in modo sublime. Una nuova corona di dodici beati si dispone intorno alla prima e si unisce alla danza e al canto.
Sintesi
Le due corone di beatiPer fornire un'idea della disposizione delle due corone di beati, Dante invita il lettore a immaginare le quindici stelle più splendide del cielo, le sette dell'Orsa Maggiore e le ultime due dell'Orsa Minore, le quali abbiano formato in cielo, suddividendosi equamente, due costellazioni concentriche, e che si muovano in maniera che le stelle siano sempre in corrispondenza fra loro. Gli spiriti cantano il mistero della Trinità, finché, quando la danza e il canto si fermano, si rivolgono verso Dante e Beatrice e aumentano il loro splendore per la gioia di poter sciogliere il secondo dubbio del poeta.
La sapienza di Salomone
Rompe il silenzio Tommaso d'Aquino, il quale vuole dimostrare priva di fondamento la contraddizione che al poeta è sembrato di cogliere udendo che non ci fu nessuno più sapiente di Salomone. La credenza di Dante, secondo la quale la perfetta sapienza è solo un privilegio di Adamo e di Cristo, corrisponde al vero. Tutte le cose create da Dio sono infatti il riflesso del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, i quali si specchiano in nove essenze: i Cori angelici.
Essi influenzano in misura diversa il mondo, dando origine agli animali, alle piante, ai minerali che, per la materia di cui sono costituiti e per essere stati generati indirettamente, sono imperfetti. È evidente quindi che solo Adamo e Cristo, in quanto creati direttamente da Dio, sono perfetti. Salomone dunque non è il più sapiente tra gli uomini, ma tra i re: fu appunto come re che chiese a Dio il dono della sapienza per governare saggiamente i suoi sudditi.
Contro i giudizi sommari
Tommaso conclude esortando Dante ad astenersi dal trarre conclusioni definitive, perché accade che chi è ritenuto dannato dagli uomini possa salvarsi in eterno, mentre l'uomo pio può, egualmente, cadere nella colpa.
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