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Paradiso canto 16 - Riassunto

Appunto di letteratura italiana contenente il riassunto del sedicesimo canto (canto XVI) del Paradiso dantesco.
Cacciaguida, illustrazione di Gustave Doré

Tempo: 13 aprile 1300, mercoledì dopo Pasqua

Luogo:
CIELO QUINTO: MARTE
Si presenta come un cielo che risplende di un rosso ardente e infuocato, attraversato da due raggi di luce intensissima posti a croce su cui lampeggia la figura di Cristo.

Intelligenze motrici: Virtù

Personaggi: Beatrice, Dante, Cacciaguida

Spiriti beati: Spiriti combattenti per la fede.
Sono le anime di coloro che, come i martiri e i crociati, scesero fisicamente in campo per affermare e far trionfare la fede cristiana. Si presentano come dei lumi che, compatti, formano nel cielo l’immagine di una croce e si muovono lungo i due bracci di essa. Quando si incontrano sfavillano più ardentemente, e cantano in modo così dolce e sublime che le parole risultano incomprensibili all’udito umano.



Sintesi

Dante interpella Cacciaguida
Dante si gloria della propria nobiltà di sangue e avverte che essa va sempre alimentata dai discendenti con opere degne. Si rivolge quindi al trisavolo Cacciaguida, dandogli del voi e Beatrice sorride, facendo intendere di aver compreso la vanità umana di quel voi. Dante chiede quindi al trisavolo chi siano i suoi antenati, quanti fossero gli abitanti di Firenze ai tempi della sua nascita, chi fossero i cittadini più nobili e più degni dell'epoca.


Nobili famiglie e illustri fiorentini
Cacciaguida, ravvivando il suo splendore per la gioia di poter rispondere alle domande del poeta e per l'affetto che prova per lui, risponde con l'antico linguaggio della Firenze del suo tempo. Partendo dal giorno dell'Annunciazione, il 25 marzo, secondo l'uso del calendario fiorentino, rivela di essere nato dopo che Marte passò cinquecentottanta volte sotto il piede della costellazione del Leone (nel 1091). I suoi antenati, essendo nati e vissuti nel sestiere di Porta San Piero, appartenevano all'antica nobiltà fiorentina. I cittadini atti alle armi tra Ponte Vecchio e il Battistero erano un quinto di quelli che vivono al tempo del poeta e la cittadinanza era tutta fiorentina di vecchia generazione, perché non si erano ancora inurbati gli indesiderabili abitanti del contado, causa di discordia civile.


La decadenza di Firenze
Ciononostante, se la Chiesa non avesse intralciato il potere imperiale, Firenze non sarebbe decaduta tanto rapidamente. Cacciaguida nomina quindi alcune famiglie della città che, al pari di essa, sono degenerate nel tempo, complice la fortuna. Ricorda infine l'origine delle lotte tra i Guelfi bianchi e i Guelfi neri, dovuta all'uccisione di Buondelmonte dei Buondelmonti da parte della famiglia degli Amidei. Rievoca infine la vita serena della Firenze di un tempo e la giustizia e il buon nome del suo popolo.


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