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Paradiso canto 20 - Riassunto

Appunto di letteratura italiana contenente il riassunto del ventesimo canto (canto XX) del Paradiso dantesco.
Illustrazione di Gustave Doré

Tempo: 13 aprile 1300, mercoledì dopo Pasqua

Luogo:
CIELO SESTO: GIOVE
Si presenta come un cielo più ampio e di colore bianco, quasi argentato.

Intelligenze motrici
: Dominazioni

Personaggi: Beatrice, Dante, l’Aquila della giustizia, David, Traiano, Ezechia, Costantino, Guglielmo II d’Altavilla, Rifeo

Spiriti beati: Spiriti giusti.
Si presentano come numerosi lumi di luce intensa e dorata, che volano nel cielo prima formando le lettere di una frase biblica sulla giustizia, quindi una M gotica, infine la testa di un’aquila.


Sintesi

L'occhio dell'aquila: Davide
L'aquila di Giove cessa di parlare e tutte le anime che la compongono, ardendo di carità, iniziano a cantare dolcemente. Alla fine del canto Dante sente salire attraverso il collo dell'aquila un rumore simile al mormorio di un fiume che, giunto al becco, ne fuoriesce sotto forma di chiare parole. L'aquila invita il poeta a guardarla nell'occhio, luogo in cui si concentrano gli spiriti più alti della sua figura, e rivela che il posto della pupilla è occupato da Davide, colui che trasportò l'Arca dell'alleanza di città in città.


Traiano, Ezechia, Costantino, Guglielmo Il il Buono e Rifeo
I cinque che formano l'arco del ciglio superiore sono l'imperatore Traiano; il re Ezechia, che ritardò la data della sua morte per poter scontare i suoi peccati con sincero pentimento; Costantino, il cui lodevole intento di cedere alcune terre alla Chiesa e di trasferire l'impero in Oriente produsse cattive conseguenze; Guglielmo II il Buono, la cui morte fu rimpianta dai sudditi, e infine il troiano Rifeo. Stupefatto, Dante chiede come abbiano potuto salvarsi Traiano e Rifeo, due pagani, e le anime, felici di poter spiegare l'evento, brillano di gioia. L'aquila rivela che la divina volontà si lasciò conquistare dall'ardore della carità e dall'intensa speranza e concesse che Traiano e Rifeo potessero credere in lei e in Cristo, per consentire la loro salvezza.


Il mistero della predestinazione
Dopo aver accertato l'impossibilità della mente umana di penetrare il mistero della predestinazione, l'aquila ammonisce gli uomini ad astenersi dal giudicare sulla salvezza futura degli uomini perché neppure i beati ne sono a conoscenza. Soddisfatto delle spiegazioni ricevute, Dante si sente rasserenato e gli spiriti di Traiano e di Rifeo muovono le loro luci concordemente alle parole dell'aquila.


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