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Purgatorio Canto 28 - Riassunto

Appunto di letteratura italiana contenente il riassunto del ventottesimo canto (canto XXVIII) del Purgatorio dantesco.
Il fiumicello, illustrazione di Gustave Doré

Tempo: mercoledì 13 aprile 1300, prime ore del mattino

Luogo: Paradiso terrestre = La foresta spessa e viva, lussureggiante di prati, fiori e alberi.

Personaggi
: Dante, Virgilio, Matelda, Stazio



Sintesi

Nel Paradiso terrestre: la divina foresta
Dante si allontana da Virgilio e da Stazio, avviandosi lentamente attraverso il prato fiorito verso la foresta del Paradiso terrestre. L'aria è dolce e una lieve brezza piega leggermente i rami degli alberi, facendo stormire le foglie, mentre gli uccelli cantano felici. Si inoltra finché ode il rumore di un fiume, le cui acque limpidissime, scorrendo tra la fitta vegetazione, sembrano scure.


Matelda: vita attiva e contemplativa
Al di là, Dante scorge una donna bellissima che coglie fiori cantando. Il poeta la invita ad avvicinarsi perché possa comprendere il significato delle parole del suo canto e la donna si accosta sorridente fino alla riva. I suoi occhi sono luminosi e le mani intrecciano fiori di ogni colore. Dante prova un sentimento di odiosa avversione per il fiume che lo divide dalla donna, la quale, dopo aver invitato i tre poeti a pensare al salmo Delectasti per allontanare da loro intelletto il dubbio e la meraviglia di vederla sorridere, si dichiara disponibile a rispondere a qualunque domanda Dante voglia porle.


La causa del vento e dell'acqua
Il poeta le chiede spiegazioni sulla presenza in quel luogo del fiume e del vento. La donna, ricordando che Dio volle preservare il Paradiso terrestre dalle perturbazioni atmosferiche, spiega che la brezza che fa stormire la foresta è generata dal moto del Primo Cielo Mobile. Aggiunge che l'acqua del Paradiso terrestre nasce da una fonte perenne che, per volontà divina, ne versa tanta quanta ne basta per far scorrere due fiumi in direzione opposta.


I fiumi Letè ed Eunoè
Uno si chiama Letè e ha il potere di liberare l'anima dal ricordo del peccato, l'altro si chiama Eunoè e ha la capacità di farle ricordare il bene. L'acqua di questi corsi è il nettare che gli antichi poeti immaginarono nelle loro opere, quando descrissero l'età dell'oro e il Paradiso terrestre, e il suo sapore supera quello di ogni altra bevanda. Udite queste parole, Dante si volge a guardare Virgilio e Stazio, poi, incoraggiato dal loro sorriso, riprende a fissare la donna.


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