Dante e Beatrice contemplano l'Empireo, illustrazione di Gustave Doré |
Tempo: 13 aprile 1300, mercoledì dopo Pasqua
Luogo:
CIELO NONO: PRIMO MOBILE O CRISTALLINO
CIELO DECIMO: EMPIREO
Si tratta di un cielo costituito di pura luce intellettuale e di amore spirituale, senza limitazioni fisiche e di spazio. Qui è Dio nella sua essenza, qui hanno effettiva sede i beati e gli angeli, questo è il vero ed eterno Paradiso. Inizialmente si presenta come un fiume di luce fra due rive di splendidi fiori, quindi si rivela definitivamente come il grande lago della grazia divina intorno al quale sono disposti in anfiteatro tutti i beati: su di loro discende la luce di Dio.
Intelligenze motrici: Serafini
Personaggi: Beatrice, Dante
Spiriti beati: La rosa dei beati
Sono tutte le anime dei santi, disposte sui diversi gradini dell’anfiteatro celeste, la «rosa dei beati»: dall’alto, cioè da Dio, discendono continuamente tutti gli angeli che depositano su di loro la sublime felicità della grazia divina, per poi risalire verso Dio.
Sintesi
Nell'Empireo, fra angeli e beatiDante vede dileguarsi i cerchi angelici; perciò si volge verso Beatrice, ma la bellezza e il riso di lei sono tali da farlo ammutolire. L'amata lo avverte che hanno ormai lasciato il Primo Mobile e sono giunti nell'Empireo, pura luce piena d'amore e di letizia, dove Dante vedrà gli angeli e la schiera dei beati con la figura del corpo che avranno il giorno del Giudizio universale.
L'amore di Dio
Improvvisamente una luce sfavillante abbaglia gli occhi del poeta e Beatrice gli spiega che si tratta del fulgore dell'amore di Dio, necessario per rinvigorire la capacità visiva di Dante e renderla adatta a sostenere lo splendore di qualsiasi luce. Il poeta vede allora un fiume di luce sfavillante posto tra due rive di fiori sui quali vanno a posarsi le faville stesse che, poi, vanno a rituffarsi nel fiume. Beatrice lo invita a bere quell'acqua e dice che le immagini anticipano la realtà del Paradiso.
La rosa dei beati
Dante volge nuovamente lo sguardo verso di esse e vede il fiume di luce trasformarsi in cerchio e i fiori e le faville in eserciti di beati e di angeli. I beati sono disposti a gradini attorno al lago di luce della grazia divina e in esso si specchiano. Tutti i beati assumono la forma di un'immensa rosa da cui promana un profumo di lode a Dio. Al centro della rosa, Beatrice mostra a Dante l'ampiezza della città celeste e i seggi su cui siedono i beati, alcuni dei quali ancora vuoti. Uno di questi, contraddistinto dalla presenza di una corona, è destinato allo spirito di Arrigo VII, il quale, divenuto imperatore, tenterà di pacificare l'Italia prima che essa sia pronta a riceverlo. Beatrice pronuncia infine un'apostrofe contro la cupidigia degli uomini e la malvagità di Clemente V e di Bonifacio VIII.
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