Il mancato riconoscimento del genocidio degli Armeni
Lo sterminio degli Armeni resta tuttora un problema politico irrisolto: negato fermamente dal governo turco, è stato a lungo ignorato anche dalle diplomazie occidentali, che solo in anni relativamente recenti lo hanno riconosciuto. La Turchia, a proposito di quegli eventi, ha sempre parlato di repressione armata di una rivolta interna. In realtà molti Armeni non furono uccisi direttamente dall'esercito turco, ma morirono di stenti nelle zone desertiche della Siria e della Mesopotamia, dove erano stati deportati. A sostegno del fatto che non furono ragioni militari a motivare la deportazione, c'è il provvedimento di confisca dei beni: atto, questo, che indica l'evidente volontà di espellere definitivamente questa minoranza dalla Turchia. Oggi la Turchia è costretta a fare i conti con questa terribile pagina della propria storia. L'Unione europea nel 2005 ha chiesto infatti come precondizione per l'ingresso del Paese nella Comunità che il governo turco faccia ammissione di colpa, a dimostrazione di un processo di democratizzazione in atto che avvicini il Paese agli altri Stati membri.
In Turchia però esiste ancora un articolo del codice penale per cui è punibile chiunque parli del genocidio, in quanto mette in discussione l'identità nazionale. Lo scrittore turco Orhan Pamuk nel 2005 è stato processato con questa accusa, per aver scritto su un giornale del milione di Armeni uccisi in questo Paese.
Secondo voi, com'è possibile che ancora oggi, nel 2012, c'è gente così antiquata?
Io me lo sono sempre chiesto, sarà la loro mentalità, ma non si può nascondere la morte di persone, come se non fossero neanche nato. Non l'ha fatto neanche la Germania per la morte degli ebrei a causa delle legge razziali di Hitler, il quale aveva un odio profondo, anzi un accanimento profondo verso tutta la popolazione ebrea...
In ogni caso il diritto di stampa, di parola, non possono essere vietati, anche se si parli di veri scandali nella storia.
Lo sterminio degli Armeni resta tuttora un problema politico irrisolto: negato fermamente dal governo turco, è stato a lungo ignorato anche dalle diplomazie occidentali, che solo in anni relativamente recenti lo hanno riconosciuto. La Turchia, a proposito di quegli eventi, ha sempre parlato di repressione armata di una rivolta interna. In realtà molti Armeni non furono uccisi direttamente dall'esercito turco, ma morirono di stenti nelle zone desertiche della Siria e della Mesopotamia, dove erano stati deportati. A sostegno del fatto che non furono ragioni militari a motivare la deportazione, c'è il provvedimento di confisca dei beni: atto, questo, che indica l'evidente volontà di espellere definitivamente questa minoranza dalla Turchia. Oggi la Turchia è costretta a fare i conti con questa terribile pagina della propria storia. L'Unione europea nel 2005 ha chiesto infatti come precondizione per l'ingresso del Paese nella Comunità che il governo turco faccia ammissione di colpa, a dimostrazione di un processo di democratizzazione in atto che avvicini il Paese agli altri Stati membri.
In Turchia però esiste ancora un articolo del codice penale per cui è punibile chiunque parli del genocidio, in quanto mette in discussione l'identità nazionale. Lo scrittore turco Orhan Pamuk nel 2005 è stato processato con questa accusa, per aver scritto su un giornale del milione di Armeni uccisi in questo Paese.
Secondo voi, com'è possibile che ancora oggi, nel 2012, c'è gente così antiquata?
Io me lo sono sempre chiesto, sarà la loro mentalità, ma non si può nascondere la morte di persone, come se non fossero neanche nato. Non l'ha fatto neanche la Germania per la morte degli ebrei a causa delle legge razziali di Hitler, il quale aveva un odio profondo, anzi un accanimento profondo verso tutta la popolazione ebrea...
In ogni caso il diritto di stampa, di parola, non possono essere vietati, anche se si parli di veri scandali nella storia.