Riassunto:
I Malavoglia sono una famiglia di pescatori di Acitrezza, però il vero cognome era Toscano. Al contrario del nomignolo che portano, erano gente laboriosa e vivevano nella casa del nespolo. Il capofamiglia era padron ‘Ntoni (uno dei pochi Malavoglia rimasti perché gli altri se li era portati il mare). Egli sosteneva che la famiglia fosse come le dita di una mano, cioè bisognava che tutti avessero un compito. Il dito grosso era lui, poi c’era il figlio Bastianazzo fedele al padre fino al punto di prendere in moglie la Longa, per volere suo. Poi c’erano i nipoti: il ventenne ‘Ntoni che ancora buscava qualche schiaffo dal nonno, Luca più giudizioso del grande, Mena (Filomena) che lavorava sempre al telaio, Alessi (Alessio) e Lia (Rosalia) la più piccola. (Padron ‘Notni la sapeva lunga infatti conosceva molti proverbi ed era giudizioso; ecco perché la casa del nespolo prosperava). Nel dicembre 1863 ‘Ntoni, il maggiore dei nipoti era stato chiamato per la leva militare, Padron ‘Ntoni era andato dai pezzi grossi del paese per farsi aiutare, come se essi avrebbero potuto far scomparire la repubblica che obbligava i giovani a farsi soldati. Essi lo presero in giro, così, pure, nella visita medica di leva non poterono trovargli difetti per non farlo partire. Si rassegnarono tutti alla sua partenza. La Longa gli dà le ultime raccomandazioni, mentre il nonno non gli dice nulla. I due ritornano a casa e incontrano Bastianazzo che si era sbrigato ad arenare la barca, la Provvidenza, per salutare il figlio, ma non aveva fatto in tempo. Il giorno seguente andarono tutti alla stazione a vedere il treno che passava portando via i giovani per la leva militare. La Longa salutò il figlio, ma rimase delusa perché per ultimo salutò la Sara di comare Zudda, e da quel giorno lei non le rivolse più la parola. Quando il treno non si vide più, la Longa aveva una faccia triste e comare Venera la Zuppidda la consolò dicendole che doveva fare finta che il figlio forse morte per i prossimi cinque anni. Il ragazzo manca molto a tutti i componenti della famiglia che non riescono a dimenticarlo. Quando arrivò da Napoli la prima lettera di ‘Ntoni, tutti si rallegrarono. Egli chiedeva del denaro e la famiglia glielo mandò. Egli con la lettera le aveva mandato anche un ritratto che era girato per le mani di tutto il paese, invece la madre se la guardava insaziata, perché liscio e ripulito com’era non lo aveva quasi riconosciuto e teneva la fotografia sopra il cantarano. Dopo un po’ di tempo arrivò un’altra lettera che diceva che aveva trovato un camerata che scriveva lettere a pagamento e poteva così scrivere spesso. I genitori e il nonno furono felici di ricevere la lettera, ma si dicevano che non si poteva spendere il denaro in lettere perché l’annata era andata male, e poi la mancanza di ‘Ntoni si sentiva a tal punto che dovettero prendere altri pescatori e si doveva pensare a Mena che aveva diciassette anni. Padron ‘Ntoni per tirare avanti la baracca aveva acquistato a credito dei lupini con il denaro fattosi prestare dallo zio Crocifisso e per accordarsi nel prezzo interviene compare Agostino Piedipapera, da vendere a Riposto, così avrebbero avuto il pane per tutto l’inverno. Era un bell’affare, però la Longa era amareggiata ma quando gli sistemò la barca al marito non disse nulla. La Provvidenza partì sabato sera con a bordo Bastianazzo e un altro pescatore malgrado il cielo fosse un po’ nuvoloso.