Riassunto:
Il peggio era che i lupini li avevano presi a credenza da zio Crocifisso, che era soprannominato Campana di legno, perché faceva la finta di non sentire quando la gente lo pagava con le chiacchiere. Egli si credeva cristiano e tutto quello che faceva lo doveva a Dio. Lui stava in piazza tutto il giorno e il suo mestiere consisteva nel prestare denaro e la sua roba a credito. Ora i suoi nemici gli ridevano sotto il naso perché era stato costretto a recitare il de profundis per l’anima di Bastianazzo perché era preoccupato per il carico dei lupini. Il tempo era ritornato sereno e la gente ritornava alle proprie attività, anche il mare si era calmato e non sembrava nemmeno che avesse rubato il marito alla Longa. I Malavoglia erano inginocchio davanti al cataletto in chiesa e piangevano come se il morto fosse davvero davanti a loro, con i lupini al collo che lo zio Crocifisso aveva dato a credenza a padron ‘Ntoni perché si fidava di lui; ma se egli col protesto che la Provvidenza era affondata non saldava il credito sarebbe andato in prigione. Intanto padron ‘Ntoni aveva fatto fare il funerale in grande perché sia i ceri accesi che il mortorio gli costarono molto. La casa del nespolo era piena di gente, e quelli che passavano vedevano gli orfani e si domandavano come Maruzza avrebbe fatto con tutte quelle spese. Tutti gli amici portavano qualche cosa come era d’uso, anche Alfio Mosca, che avrebbe voluto esserci al posto di Bastianazzo, perché per lui non avrebbe pianto nessuno. Mena era disperata e angosciata perché con la Provvidenza se n'era andata anche la sua dote. Tutti facevano commenti lodevoli sulla buon’anima di Bastianazzo e cercavano di tirar su il morale della famigliola che piangeva da giorni. I vari personaggi, don Silvestro, don Cipolla, la Zuppidda e molti altri ancora cominciano i loro discorsi per risollevare dalla sofferenza la famiglia. Maruzza era seduta ai piedi del letto pallida e disfatta come un cencio messo a bucato e piangeva col viso nel guanciale, invece padron ‘Ntoni non sapeva che dire perché aveva il cuore come se era stato rosicato da un pescecane. I discorsi degli amici continuano e padron Cipolla dice che quella che stava venendo era una mal’annata, perché non pioveva da Santa Chiara, fatta eccezione per l’ultimo temporale che c’era stato ma che si era presa la vita di Bastianazzo e quindi quest’inverno avrebbero sofferto la fame. Dunque ognuno raccontava ai Malavoglia i propri guai per confortarli. Alcuni ignoranti sostenevano che non pioveva perché erano stati piantati i pali del telegrafo, ma padron Cipolla, infuriato, se la prese con questi e gli spiegò che i pali del telegrafo portavano notizie da un luogo ad un altro, e chi li avrebbe distrutti veniva arrestato. La casa dei Malavoglia era sempre stata una delle prime a Torezza, ma con la morte di Bastianazzo, la mancanza di ‘Ntoni e Mena da sposare stava prendendo acqua da tutte le parti. Per alcuni la soluzione era quella di vendere la casa, l’orto e la barca, altri sostenevano che la soluzione era di non pagare il credito allo zio Crocifisso. Quando tutti se ne furono andati i Malavoglia rimasero soli nel cortile, prima Maruzza e poi tutti gli altri, anche i piccoli ripresero a piangere, sebbene Bastianazzo fosse morto da tre giorni. Tra tutti quelli che piangevano ed erano tristi per la scomparsa di Bastianazzo, c’era anche la Locca, che aveva perso il figlio di Menico. Padron ‘Ntoni era disperato perché si era fatta una colpa della sua morte, ma gli tornò in mente che dovevano risarcire il credito. La famiglia con l’aiuto anche di amici del vicinato ritornò alla sua vita di sempre ma sapevano bene che si trovavano in una brutta condizione economica e con un debito da colmare.
Il peggio era che i lupini li avevano presi a credenza da zio Crocifisso, che era soprannominato Campana di legno, perché faceva la finta di non sentire quando la gente lo pagava con le chiacchiere. Egli si credeva cristiano e tutto quello che faceva lo doveva a Dio. Lui stava in piazza tutto il giorno e il suo mestiere consisteva nel prestare denaro e la sua roba a credito. Ora i suoi nemici gli ridevano sotto il naso perché era stato costretto a recitare il de profundis per l’anima di Bastianazzo perché era preoccupato per il carico dei lupini. Il tempo era ritornato sereno e la gente ritornava alle proprie attività, anche il mare si era calmato e non sembrava nemmeno che avesse rubato il marito alla Longa. I Malavoglia erano inginocchio davanti al cataletto in chiesa e piangevano come se il morto fosse davvero davanti a loro, con i lupini al collo che lo zio Crocifisso aveva dato a credenza a padron ‘Ntoni perché si fidava di lui; ma se egli col protesto che la Provvidenza era affondata non saldava il credito sarebbe andato in prigione. Intanto padron ‘Ntoni aveva fatto fare il funerale in grande perché sia i ceri accesi che il mortorio gli costarono molto. La casa del nespolo era piena di gente, e quelli che passavano vedevano gli orfani e si domandavano come Maruzza avrebbe fatto con tutte quelle spese. Tutti gli amici portavano qualche cosa come era d’uso, anche Alfio Mosca, che avrebbe voluto esserci al posto di Bastianazzo, perché per lui non avrebbe pianto nessuno. Mena era disperata e angosciata perché con la Provvidenza se n'era andata anche la sua dote. Tutti facevano commenti lodevoli sulla buon’anima di Bastianazzo e cercavano di tirar su il morale della famigliola che piangeva da giorni. I vari personaggi, don Silvestro, don Cipolla, la Zuppidda e molti altri ancora cominciano i loro discorsi per risollevare dalla sofferenza la famiglia. Maruzza era seduta ai piedi del letto pallida e disfatta come un cencio messo a bucato e piangeva col viso nel guanciale, invece padron ‘Ntoni non sapeva che dire perché aveva il cuore come se era stato rosicato da un pescecane. I discorsi degli amici continuano e padron Cipolla dice che quella che stava venendo era una mal’annata, perché non pioveva da Santa Chiara, fatta eccezione per l’ultimo temporale che c’era stato ma che si era presa la vita di Bastianazzo e quindi quest’inverno avrebbero sofferto la fame. Dunque ognuno raccontava ai Malavoglia i propri guai per confortarli. Alcuni ignoranti sostenevano che non pioveva perché erano stati piantati i pali del telegrafo, ma padron Cipolla, infuriato, se la prese con questi e gli spiegò che i pali del telegrafo portavano notizie da un luogo ad un altro, e chi li avrebbe distrutti veniva arrestato. La casa dei Malavoglia era sempre stata una delle prime a Torezza, ma con la morte di Bastianazzo, la mancanza di ‘Ntoni e Mena da sposare stava prendendo acqua da tutte le parti. Per alcuni la soluzione era quella di vendere la casa, l’orto e la barca, altri sostenevano che la soluzione era di non pagare il credito allo zio Crocifisso. Quando tutti se ne furono andati i Malavoglia rimasero soli nel cortile, prima Maruzza e poi tutti gli altri, anche i piccoli ripresero a piangere, sebbene Bastianazzo fosse morto da tre giorni. Tra tutti quelli che piangevano ed erano tristi per la scomparsa di Bastianazzo, c’era anche la Locca, che aveva perso il figlio di Menico. Padron ‘Ntoni era disperato perché si era fatta una colpa della sua morte, ma gli tornò in mente che dovevano risarcire il credito. La famiglia con l’aiuto anche di amici del vicinato ritornò alla sua vita di sempre ma sapevano bene che si trovavano in una brutta condizione economica e con un debito da colmare.