Riassunto:
Né i Malavoglia, né alcun altro in paese sapevano di quel che stavano almanaccando Piedipapera con lo zio Crocifisso. Il giorno di Pasqua padron ‘Ntoni prese quelle cento lire per portarle a zio Crocifisso e Piedipapera dicendogli che il resto glielo dava alla Madonna dell’Agnina. Lo pregò in ginocchio e gli disse di aspettare perché doveva maritare la nipote. Padron ‘Ntoni tornò a casa e ne parlò con la nuora, perché non voleva che il matrimonio di Mena andasse in fumo. Tutti in paese sapevano del matrimonio ed erano entusiasti, non lo era per niente Piedipapera che aveva comprato il debito senza che sua moglie grazia lo sapesse. La Barbara regalò a Mena il vaso del basilico per farsela comare. La Longa si era levata il fazzoletto nero e avevano mandato a dire anche a Luca la bella notizia. Era la festa dell’Ascensione e come d’uso si appendevano ghirlande a porte e finestre, solo la casa di Alfio Mosca era chiusa e Mena era molto triste, anche se si doveva sposare. Il girono di S. Giovanni lei si doveva togliere la spadina d’argento dalle trecce per spartirle i capelli sulla fronte. La famigliola così era ritornata a sorridere, i ragazzi guardavano tutti, anche la Provvidenza, e si e si erano fatti i conti che a S. Giovanni avrebbero finito di pagare il debito. Padron Cipolla e padron ‘Ntoni parlavano seduti sugli scalini della chiesa. Brasi andava sempre a casa dei Malavoglia. Quella domenica per spartire i capelli alla sposa chiamarono comare Grazie Piedipapera, avevano invitato anche lo zio Crocifisso, il vicinato, amici, e parenti. Comare Venera la Zuppidda era gelosa di comare Grazia perché toccava a lei di pettinare i capelli alla sposa, Barbara, la figlia, non aveva potuto mettere la veste nuove e si pentiva di aver speso i soldi per il basilico. ‘Ntoni era venuto a prenderle ma esse uscirono col pretesto di infornare il pane. La casa del nespolo era piena di gente, tutti facevano complimenti a Mena perché era molto carina. Anche gli ospiti erano molto contenti. La Longa e padron ‘Ntoni avevano dimenticato quasi i loro guai dalla contentezza. Nunziata si accorse che Mena non era contenta e la cugina Anna per mettere allegria ruppe un boccale di vino. C’era molta folla come all’osteria della Santuzza. Piedipapera si accorse che nella piazza c’erano alcune persone che parlavano e andò a vedere. C’erano due soldati di marina che raccontavano che si era persa una bottiglia in mare e tutti i soldati erano morti. Don Silvestro osservò che re d’Italia c’era anche il figlio della Longa. Questi giovanotti avevano bevuto e poi non c’era solo una barca con quel nome così e non si diede peso alle loro parole. Anche padron Cipolla era accorso e tutti cominciarono a prlare, alcuni dicevano che i giornali raccontavano solo menzogne. Intanto continuavano a raccontare che la guerra è brutta sempre a sparare e la morte può sopraggiungere da un momento all’altro. Padron Cipolla credeva che i soldati erano pazzi e don Silvestro gli spiegò che se non volevano combattere li uccideva il loro generale. Fino a sera a casa dei Malavoglia tutti erano felici. Un giorno dopo si seppe che era affondato un bastimento ed era morta tanta gente così le vicine chiedevano a Maruzza se li c’era suo figlio Luca e se erano arrivate sue notizie. Da allora La Longa cominciò disperata a stare sempre sulla porta e vedeva sempre suo figlio pallido e immobile che la guardava con certi occhi sbarrati e lucenti. Col passare dei giorni La Longa non vedendo arrivare la sua lettera non ce la fece a lavorare, neanche padron ‘Ntoni si imbarcava e stava sempre con la nuora. Alcuni gli consigliarono di chiedere notizie a Catania, tutta la famiglia andò dal capitano del porto. Egli si mise a cercarlo nella lista dei morti, quando lo trovò disse che era morto quaranta giorni fa nella battaglia di Lissa. La Longa svenne, la dovettero portare a casa su di un carro, fu malata per alcuni giorni. Da quel giorno fu presa di una gran devozione per l’Addolorata. La Zuppidda borbottava che ora la famiglia rimaneva sulle braccia di ‘Ntoni. ‘Ntoni disse a Barbara che quando Mena si maritava gli lasciava la stanza di sopra, ma lei non voleva. San Giovanni era arrivato e il debito non era stato pagato. L’avvocato non finiva mai di scrivere le carte prima di mandare l’usciere. I Malavoglia erano nei guai (era inutile andare dall’avvocato), Piedipapera gli diceva che se gli davano la casa gli lasciavano la Provvidenza. I Malavoglia dovettero sgomberare la roba e la trasportarono di notte, nella casuccia del baccaio che avevano presa in affitto. Si misero a sedere su dei pagliericci che erano ammonticchiati nel mezzo della camera, era molto triste per tutti lasciare quella casa. Maruzza guardava la porta dove erano usciti Bastianazzo e Luca. Piedipapera ha rivenduto il debito a zio Crocifisso, questi appena i Malavoglia se ne furono andati erano venuti falegnami e muratori per aggiustare la casa. Anche la Vespa andò a darvi un occhiata. I Malavoglia non si fecero vedere più per le strade né in chiesa, e andavano ad Acicastello per la messa. Nessuno più parlava con i Malavoglia, Brasi ci era rimasto male perché voleva sposare Mena. Mena cercava di tirarsi su il morale e aiutava la mamma a mettere tutto apposto. Le comari erano le sole che non avevano voltato le spalle ai Malavoglia. Di tanto in tanto si vedeva la Nunziata. La Zuppidda consigliò a ‘Ntoni di andarsene dalla famiglia, ma egli non se la sentiva, anche se la donna gli diceva che non gli avrebbe dato la Barbara. E poi ogni volta gli rinfacciava che i Malavoglia al suo posto hanno voluto la Piedipapera. La piccola Lia non ne sapeva di quelle chiacchiere e andava a giocare nel cortile dei Zuppiddi ma la signora la rimproverava sempre e così la bambina non ci andò più. Maruzza e la Zuppidda non si potevano vedere. ‘Ntoni, stregato dagli occhi di Barbara voleva mettere pace. Barbara diceva a ‘Ntoni che la madre non voleva che si vedessero. Così la salutò e riprese il lavoro da lunedì a sabato come un cane senza nessuno che lo voglia, non parlava, non bestemmiava, non rimproverava i fratelli, la sera mangaiva ingrugnato, la domenica girovagava all’osteria, oppure stava ore intere seduto sugli scalini della chiesa a vedere passare la gente. Desiderava quelle cose che aveva visto da soldato e invidiava la gente che si poteva permettere di viaggiare in una carrozza.
Né i Malavoglia, né alcun altro in paese sapevano di quel che stavano almanaccando Piedipapera con lo zio Crocifisso. Il giorno di Pasqua padron ‘Ntoni prese quelle cento lire per portarle a zio Crocifisso e Piedipapera dicendogli che il resto glielo dava alla Madonna dell’Agnina. Lo pregò in ginocchio e gli disse di aspettare perché doveva maritare la nipote. Padron ‘Ntoni tornò a casa e ne parlò con la nuora, perché non voleva che il matrimonio di Mena andasse in fumo. Tutti in paese sapevano del matrimonio ed erano entusiasti, non lo era per niente Piedipapera che aveva comprato il debito senza che sua moglie grazia lo sapesse. La Barbara regalò a Mena il vaso del basilico per farsela comare. La Longa si era levata il fazzoletto nero e avevano mandato a dire anche a Luca la bella notizia. Era la festa dell’Ascensione e come d’uso si appendevano ghirlande a porte e finestre, solo la casa di Alfio Mosca era chiusa e Mena era molto triste, anche se si doveva sposare. Il girono di S. Giovanni lei si doveva togliere la spadina d’argento dalle trecce per spartirle i capelli sulla fronte. La famigliola così era ritornata a sorridere, i ragazzi guardavano tutti, anche la Provvidenza, e si e si erano fatti i conti che a S. Giovanni avrebbero finito di pagare il debito. Padron Cipolla e padron ‘Ntoni parlavano seduti sugli scalini della chiesa. Brasi andava sempre a casa dei Malavoglia. Quella domenica per spartire i capelli alla sposa chiamarono comare Grazie Piedipapera, avevano invitato anche lo zio Crocifisso, il vicinato, amici, e parenti. Comare Venera la Zuppidda era gelosa di comare Grazia perché toccava a lei di pettinare i capelli alla sposa, Barbara, la figlia, non aveva potuto mettere la veste nuove e si pentiva di aver speso i soldi per il basilico. ‘Ntoni era venuto a prenderle ma esse uscirono col pretesto di infornare il pane. La casa del nespolo era piena di gente, tutti facevano complimenti a Mena perché era molto carina. Anche gli ospiti erano molto contenti. La Longa e padron ‘Ntoni avevano dimenticato quasi i loro guai dalla contentezza. Nunziata si accorse che Mena non era contenta e la cugina Anna per mettere allegria ruppe un boccale di vino. C’era molta folla come all’osteria della Santuzza. Piedipapera si accorse che nella piazza c’erano alcune persone che parlavano e andò a vedere. C’erano due soldati di marina che raccontavano che si era persa una bottiglia in mare e tutti i soldati erano morti. Don Silvestro osservò che re d’Italia c’era anche il figlio della Longa. Questi giovanotti avevano bevuto e poi non c’era solo una barca con quel nome così e non si diede peso alle loro parole. Anche padron Cipolla era accorso e tutti cominciarono a prlare, alcuni dicevano che i giornali raccontavano solo menzogne. Intanto continuavano a raccontare che la guerra è brutta sempre a sparare e la morte può sopraggiungere da un momento all’altro. Padron Cipolla credeva che i soldati erano pazzi e don Silvestro gli spiegò che se non volevano combattere li uccideva il loro generale. Fino a sera a casa dei Malavoglia tutti erano felici. Un giorno dopo si seppe che era affondato un bastimento ed era morta tanta gente così le vicine chiedevano a Maruzza se li c’era suo figlio Luca e se erano arrivate sue notizie. Da allora La Longa cominciò disperata a stare sempre sulla porta e vedeva sempre suo figlio pallido e immobile che la guardava con certi occhi sbarrati e lucenti. Col passare dei giorni La Longa non vedendo arrivare la sua lettera non ce la fece a lavorare, neanche padron ‘Ntoni si imbarcava e stava sempre con la nuora. Alcuni gli consigliarono di chiedere notizie a Catania, tutta la famiglia andò dal capitano del porto. Egli si mise a cercarlo nella lista dei morti, quando lo trovò disse che era morto quaranta giorni fa nella battaglia di Lissa. La Longa svenne, la dovettero portare a casa su di un carro, fu malata per alcuni giorni. Da quel giorno fu presa di una gran devozione per l’Addolorata. La Zuppidda borbottava che ora la famiglia rimaneva sulle braccia di ‘Ntoni. ‘Ntoni disse a Barbara che quando Mena si maritava gli lasciava la stanza di sopra, ma lei non voleva. San Giovanni era arrivato e il debito non era stato pagato. L’avvocato non finiva mai di scrivere le carte prima di mandare l’usciere. I Malavoglia erano nei guai (era inutile andare dall’avvocato), Piedipapera gli diceva che se gli davano la casa gli lasciavano la Provvidenza. I Malavoglia dovettero sgomberare la roba e la trasportarono di notte, nella casuccia del baccaio che avevano presa in affitto. Si misero a sedere su dei pagliericci che erano ammonticchiati nel mezzo della camera, era molto triste per tutti lasciare quella casa. Maruzza guardava la porta dove erano usciti Bastianazzo e Luca. Piedipapera ha rivenduto il debito a zio Crocifisso, questi appena i Malavoglia se ne furono andati erano venuti falegnami e muratori per aggiustare la casa. Anche la Vespa andò a darvi un occhiata. I Malavoglia non si fecero vedere più per le strade né in chiesa, e andavano ad Acicastello per la messa. Nessuno più parlava con i Malavoglia, Brasi ci era rimasto male perché voleva sposare Mena. Mena cercava di tirarsi su il morale e aiutava la mamma a mettere tutto apposto. Le comari erano le sole che non avevano voltato le spalle ai Malavoglia. Di tanto in tanto si vedeva la Nunziata. La Zuppidda consigliò a ‘Ntoni di andarsene dalla famiglia, ma egli non se la sentiva, anche se la donna gli diceva che non gli avrebbe dato la Barbara. E poi ogni volta gli rinfacciava che i Malavoglia al suo posto hanno voluto la Piedipapera. La piccola Lia non ne sapeva di quelle chiacchiere e andava a giocare nel cortile dei Zuppiddi ma la signora la rimproverava sempre e così la bambina non ci andò più. Maruzza e la Zuppidda non si potevano vedere. ‘Ntoni, stregato dagli occhi di Barbara voleva mettere pace. Barbara diceva a ‘Ntoni che la madre non voleva che si vedessero. Così la salutò e riprese il lavoro da lunedì a sabato come un cane senza nessuno che lo voglia, non parlava, non bestemmiava, non rimproverava i fratelli, la sera mangaiva ingrugnato, la domenica girovagava all’osteria, oppure stava ore intere seduto sugli scalini della chiesa a vedere passare la gente. Desiderava quelle cose che aveva visto da soldato e invidiava la gente che si poteva permettere di viaggiare in una carrozza.