Riassunto:
Nel 1918 in Russia era scoppiata una sanguinosa guerra civile fra i rossi, sostenitori del regime comunista dei soviet, e i bianchi, di cui facevano parte sia filo zaristi e borghesi nazionalisti allo scioglimento dell’Assemblea costituente. Temendo la diffusione della rivoluzione, anche le potenze dell’Intesa intervennero in aiuto all’Armata bianca. Volendo impedire un ritorno degli zar, nel 1918 la famiglia imperiale fu trucidata dai bolscevichi, mentre l’anno successivo Lenin istituì la Terza Internazionale, finalizzata a diffondere su scala mondiale la rivoluzione proletaria. La priorità per il governo sovietico era naturalmente di porre fine alla sanguinosa guerra civile: a tale scopo fu creato un esercito, l’Armata rossa, che entro il 1921 riuscì a sconfiggere gli avversari.
Negli anni della guerra Lenin intraprese un programma di controllo forzato su tutta la produzione, specialmente quella agraria, chiamato comunismo di guerra: la proprietà fu abolita, le derrate alimentari confiscate e fu stabilito il controllo operaio sulle fabbriche. All’opposizione dei contadini, colpiti anche dalla crisi agricola e da carestie, il governo comunista rispose con dure repressioni, attuate per mezzo della ceca, polizia di stato utilizzata contro i nemici della rivoluzione.
Di fronte al fallimento del comunismo di guerra, a partire dal 1921 Lenin diede corso alla Nep (Nuova politica economica). Essa prevedeva l’apertura al libero commercio, l’aumento dei prodotti disponibili per il consumo, la prospettiva di profitti privati e una maggiore libertà per i contadini. Nel corso della Nep vene intrapresa la lotta all’analfabetismo, che si accompagnò però alla repressione verso ogni forma di credenza religiosa e a un rigido insegnamento marxista nelle scuole.
Nel 1922 venne creata l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche, che venne dotata di una Costituzione (31 gennaio 1924); la direzione dello Stato fu accentrata nella meni del Comitato centrale del Partito comunista, che deteneva il potere sulla base del principio marxista della dittatura del proletariato; il potere giudiziario fu attribuito alla Corte suprema dei soviet.
Lenin cercò di fare uscire l’Unione sovietica dall’isolamento internazionale. Ciò provocò una discussione interna allos schieramento bolscevico, che si concretizzò su due linee opposte: quella della rivoluzione permanente (Trotskij) e quella del socialismo in un Paese solo. A Lenin morto nel 1924, succedette Stalin, che propose di esportare la rivoluzione nei Paesi confinanti con l’Unione Sovietica, diffondendo gradualmente il comunismo su scala mondiale.
Per incentivare lo sviluppo del Paese, Stalin intraprese la via dell’industrializzazione. A tale scopo, promosse dapprima la collettivizzazione forzata della terra, sterminando i kulaki ( i cittadini più abbienti), e in seguito predispose i piani quinquennali, che avevano lo scopo di incrementare ulteriormente la produzione industriale. L’Urss fece straordinari progressi economici, grazie soprattutto a un intenso sfruttamento della forza-lavoro.
Per portare avanti la sua strategia economica Stalin utilizzò l’arma del terrore e della repressione, annullando ogni fermento di democrazia e creando un sistema dittatoriale fondato su un potere personale e tirannico. Il terrore fu inizialmente utilizzato contro operai e contadini, ma ben presto fu esteso anche ai membri dello stesso partito.
Le grandi purghe, infatti, fra il 1936 e il 1938, videro i processi e le condanne a morte della vecchia guardia bolscevica, di molti dirigenti del partito e di altri esponenti dell’esercito. Tra le vittime vi furono nomi eccellenti come Trotskij, Kamenev, Zinov’ev, Rodek, Bucharin, oltre a circa 35.000 ufficiali di alto e medio grado e quasi la metà dei quadri dell’intero esercito, a partire dal maresciallo Michail Tuchacevskij. Milioni di persone accusate di essere nemici del popolo vennero rinchiuse nei gulag, campi di lavoro coatto posti nelle zone più inospitali del Paese (Siberia).
Il regime poté consolidarsi anche attraverso una massiccia opera di propaganda e di esaltazione della figura di Stalin, intorno a cui si costruì un vero e proprio culto della personalità. Buona parte della popolazione accettò il regime anche perché il tenore di vita era generalmente migliorato per tutti. Inoltre il Paese non aveva mai riconosciuto l’esperienza della democrazia ed era passato direttamente dall’oppressivo regime degli zar a quello di Stalin.
D’altra parte i governi occidentali abbandonarono la diffidenza nei confronti dell’Urss a causa dell’avvento del nazionalsocialismo in Germania e nel timore di una possibile ripresa dell’espansionismo tedesco. Nel 1933 l’Urss venne ammessa nella Società delle Nazioni e riconosciuta dagli Stati Uniti, in cambio dell’accettazione di un’unità di azione fra comunismo e borghesia contro il fascismo.
Gli ultimi anni di Lenin
Dopo la guerra mondiale e anni di drammatico conflitto intestino, all’inizio degli anni Venti la situazione nella neonata Unione Sovietica (Urss) sembra stabilizzarsi e Lenin tenta di intervenire per dare respiro a una situazione economica tragica. I tentativi di liberalizzare la produzione e lo scambio, soprattutto dei prodotti agricoli, passati alla storia come Nuova politica economica (Nep), sembrano ad alcuni osservatori una possibilità di superare la rigida organizzazione dall’alto sperimentata con il consumismo di guerra.
Da Lenin a Stalin
Oggi molte delle iniziative leniniane appaiono dei palliativi, mai applicati con la convinzione di renderli permanenti. In ogni caso, il periodo di questi tentativi di riforma è destinato a durare poco. Nel 1924 Lenin, già da tempo gravemente malato, muore, e dopo una dura lotta per il potere Stalin riesce a prevalere sugli avversari ed ad assumere la guida dello Stato. Il controllo di tutta la società è concentrato nelle mani del Partito comunista, l’istituzione di cui Stalin è segretario generale e che rappresenta lo strumento essenziale della sua influenza politica. L’azione staliniana dà al sistema totalitario sovietico la forma che lo contraddistinguerà nei successivi decenni: l’economia è guidata verso la collettivizzazione delle terre e l’industrializzazione forzata, mentre ogni forma di opposizione, anche interna all’ideologia comunista, è duramente repressa.
Conseguenze sociali dello Stalinismo
Il peso di questa organizzazione sulla società dell’Urss è enorme, all’inizio degli anni Trenta milioni di persone muoiono in una tremenda carestia, provocata dalla scelta di vendere la produzione di grano all’estero in cambio di trattori, macchine utensili e strumenti industriali. Alla fine del decennio, un’altra strage di proporzioni simili avviene con le cosiddette purghe, che provocarono l’eliminazione fisica e la deportazione di tutti i membri del partito anche solo vagamente sospettati di opposizione, e di ogni persona che avesse avito a che fare con loro. Il clima di terrore e di rassegnazione alle persecuzioni che si diffonde in tutto il Paese sarà per lungo tempo un tratto distintivo dell’atteggiamento dei cittadini sovietici verso il loro Stato.
Situazione generale
In seguito alla rivoluzione d’ottobre, in Russia scoppia una guerra civile che vede contrapposte l’Armata rossa, guidata da Lev Trotskij, e l’Armata bianca, costituita dagli oppositori dei bolscevichi.
La prima regione a insorgere contro il potere sovietico è quella intorno al Don, nel dicembre 1917.
Nella seconda metà del 1918 le truppe dell’Intesa sbarcano in diverse zone del Paese, partendo dagli Stati baltici, indipendenti dopo la pace di Brest-Litovsk, e dall’Ucraina.
Nel maggio del 1918 i bianchi conquistano, sotto la guida del generale Kolcac, il controllo di quasi tutta la Siberia.
Il 23 luglio 1918 viene proclamata la Repubblica socialista sovietica, con capitale Mosca. Con la morte di Lenin, la guida del nuovo Stato passa nelle mani di Stalin, il quale, attraverso un rigido controllo del potere politico, economico e militare, avvia al Paese verso una rapida industrializzazione.
La guerra civile ha termine nel 1922 con al vittoria bolscevica; l’ultimo corpo di spedizione straniero riprende il mare dal porto di Vladivostok.