Una breve storia di euforia: la belle epoque.
1890-1914 gli anni dell'ottimismo.
Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento l'Europa viveva in un clima di euforia generale. Le innovazioni tecnologiche e la fiducia in un progresso materiale avevano favorito la ripresa della crescita industriale ed economica. Di qui il diffondersi tra la borghesia di fine secolo di un clima di spensieratezza e di ottimistica fede nel futuro, che sembrava coinvolgere anche le classi meno abbienti. La crescita aveva favorito lo sviluppo di nuove occupazioni nel campo impiegatizio e dei servizi, e anche le donne iniziavano ad accedere al mondo del lavoro. Aumentarono così il denaro in circolazione e i consumi.
Una vita pulsante
Il benessere, le strade illuminate, la merce in notevole quantità nei grandi magazzini, i caffè, i cabaret e i teatri, le nuove invenzioni: tutto dava la sensazione che si fosse raggiunto uno sviluppo grandioso e destinato a durare per sempre. Mentre sul mondo gravava la minaccia della guerra, la vita, soprattutto nelle grandi città procedeva all'insegna della gioia di vivere. Non a caso questo periodo, che va all'incirca dal 1890 al 1914, venne chiamato belle epoque (letteralmente epoca bella), espressione coniata in Francia dopo la prima guerra mondiale con un senso di nostalgia dei tempi in cui si aveva l'impressione di essere entrati in un mondo nuovo e moderno.
Crescita demografica e miglioramento delle condizioni di vita
All'inizio del Novecento il mondo occidentale aveva molte ragioni d'orgoglio: grazie alle scoperte in campo medico e ai miglioramenti dell'igiene, la maggior parte delle epidemie era stata debellata e la mortalità infantile era stata ridotta notevolmente. Di conseguenza era aumentata la popolazione del pianeta, che arrivò a un miliardo e mezzo di abitanti, con una speranza di vita di 47 anni per quelli che vivevano nel mondo occidentale. Alla crescita demografica corrispose un impressionante aumento della produzione industriale e del commercio mondiale, che tra il 1896 e il 1913 raddoppiarono.
Le conquiste della chimica e della medicina
L'aumento demografico venne favorito soprattutto dai grandi progressi compiuti dalla chimica nella seconda metà dell'Ottocento, che permisero di fare importanti scoperte nel campo della medicina, come la scoperta del vaccino e l'utilizzo degli antibiotici, e di migliorare le condizioni di vita e la qualità della salute. decisive furono soprattutto le ricerche nel campo delle malattie infettive fatte da Pausteur e da koch.
Le macchine che velocizzano le comunicazioni
La belle epoque fu l'epoca sia del divertimento sia delle innovazioni tecnologiche, destinate a migliorare sensibilmente la vita quotidiana. Il settore che ne beneficiò maggiormente fu quello delle comunicazioni. La messa a punto del telefono, ideato dall'italiano Antonio Meucci ma prodotto a livello industriale negli Stati Uniti a partire dal 1876, permise la comunicazione a distanza. Nello stesso anno, l'invenzione del motore a scoppio in Germania portò a molte applicazioni, che velocizzarono gli spostamenti di persone e merci. Nel 1885 si realizzò la prima motocicletta, applicando il motore a scoppio a una bicicletta. In seguito esso venne applicato a una vettura e nacque così la prima automobile. All'inizio queste nuove macchine vennero prodotte artigianalmente, in pochi esemplari riservati a ricchi borghesi o aristocratici. Ma a inizio secolo, con la produzione industriale intrapresa negli Usa da Henry Ford, le automobili divennero meno costose e quindi accessibili a più persone. Il motore a scoppio a due eliche parallele permise poi ai fratelli Wright la progettazione del primo aeroplano, che venne fatto volare nel 1903 per un balzo iniziale di 36 metri. I progressi furono rapidi e già nel 1909 venne realizzato il primo volo sul canale della Manica: iniziava così l'era degli aerei.
Louis Pasteur: padre della microbiologia
Nel 1854 Louis Pasteur (1822-1895), professore di chimica alla facoltà di scienze di Lilla, iniziò a occuparsi di fermentazione, stimolato dalle richieste dei produttori di bevande alcoliche della zona. Egli riuscì a scoprire che la riproduzione indesiderata di sostanze nocive nelle bevande alcoliche è dovuta alla presenza, all'interno di questi prodotti, di microorganismi di varia natura, tra cui i batteri. Una volta fatta questa scoperta, fu possibile elaborare dei sistemi per eliminare i microorganismi dannosi, con grande vantaggio per l'industria agricola e birraria. L'estensione di queste ricerche ai problemi di conservazione del latte lo portarono in seguito a ideare il processo, chiamato pastorizzazione, che consente, di uccidere i batteri dannosi eventualmente presenti nel latte, portando il liquido a 60-70° prima dell'imbottigliamento.
Gli studi sulla fermentazione ebbero fondamentali ripercussioni in medicina, in quanto Pasteur intuì l'importanza del ruolo dei microorganismi nell'origine e nello sviluppo delle malattie e capì inoltre la necessità dell'igiene per impedire la diffusione delle infezioni.
Le novità che cambiano la vita
Alla fine dell'Ottocento la borghesia celebrava i risultati raggiunti con grandi esposizioni universali, in cui vivevano esibite le ultime meraviglie della scienza, della tecnica e dell'arte.
Molte delle strutture delle esposizioni universali erano temporanee. Vi furono però alcune notevoli eccezioni come il Crystal Palace, costruito in occasione di Londra nel 1851 e la Torre Eiffel, costruita a Parigi come ingresso all'esposizione del 1889.
Le esposizioni universali fanno conoscere il mondo
Le esposizioni furono anche un'occasione per far conoscere al pubblico europeo i territori colonizzati. Non si deve infatti dimenticare che la belle epoque coincise con la grande espansione dell'imperialismo e quindi con il controllo da parte delle potenze europee di gran parte dei territori dell'Africa, dell'Asia e dell'Australia, il cui sfruttamento alimentava il proprio benessere. Ecco perché nel corso di queste grandi manifestazioni si tenevano numerose conferenze di esploratori, missionari e ufficiali che vivevano nei Paesi colonizzati e ne raccontavano le caratteristiche confermando l'idea di appartenere a una civiltà superiore.
La Torre Eiffel in numeri
La Torre Eiffel prese il nome dal suo progettista, l'ingegnere Gustave Eiffel, che la costruì in meno di due anni, dal 1887 al 1889. Con i suoi 304 metri, è stata per 40 anni la struttura più alta del mondo. Durante i lavori 300 operai hanno assemblato 18.038 pezzi di ferro che la compongono utilizzando 500.000 bulloni. Considerando le condizioni di sicurezza di allora, è sorprendente che durante i lavori del cantiere solo un operaio abbia perso la vita . Oggi è considerata uno straordinario esempio di arte architettonica ed è visitata da circa 6 milioni di turisti l'anno. Tuttavia inizialmente il pubblico non apprezzò molto il mostro di ferrò, che era considerato poco estetico.
Nasce l'industria del tempo libero
Accanto alle tradizionali occasioni di svago, si diffuse l'abitudine di passare le sere in locali pubblici dove potersi incontrare e conoscere. Oltre che pittoreschi, alcuni di questi locali erano anche redditizi e fecero capire a molti investitori che quello del divertimento era un settore in cui si potevano fare buoni affari e in cui valeva la pena di investire del denaro. Questa nascente industria dello svago venne sicuramente favorita dall'illuminazione elettrica, che fece protrarre i divertimenti fino a notte tarda. Le strade e le piazze rischiarate dai lampioni diventano luoghi di passeggio anche serale: per chi lavorava tutto il giorno la notte diventava un'occasione in più per godersi la vita.
Lo sviluppo del turismo
Attorno alla metà dell'Ottocento anche il turismo aveva cominciato a coinvolgere un pubblico sempre più vasto e ciò e confermato dal crescente successo delle guide di viaggio, come la famosa Baedeker, che aiutavano i turisti a orientarsi e a visitare i Paesi stranieri.
La prima agenzia di viaggio viene associata all'esploratore inglese Thomas Cook che, dopo aver accompagnato in gita 500 persone nel 1841, organizzò numerosi viaggi di gruppo in Europa.
Risale al 1860, invece, la creazione a Deauville, in Francia, della prima stazione balneare. L'afflusso di vacanzieri modificò la cittadina marittima della Normandia, che si dotò di nuove attrezzature e arredi urbani per accogliere un numero crescente di villeggianti: ippodromo, linea ferroviaria, alberghi, ristoranti, giardini ecc.
Con la nascita del primo Ufficio del Turismo francese (1875) e della prima colonia estiva per i ragazzi (1876) il turismo diventò un fenomeno di massa, tanto nella sua forma di viaggio di conoscenza, quanto in quella di vacanza di riposo e di svago.
Lo sport di massa
La belle epoque fu anche l'età nella quale lo sport si diffuse fra le classi popolari. Calcio, ciclismo e automobilismo attirarono sempre più l'interesse grazie anche all'opera svolta dai giornali specializzati, che vedevano nello sport l'epopea dell'uomo moralmente sano e teso al mito del successo. Fu così che la bicicletta divenne la protagonista di impegnative gare quali il giro di Francia (1893) e quello d'Italia (1909).
Vennero inoltre ripristinate le Olimpiadi (che erano state abolite nel 393 d.C dall'imperatore Teodosio, grazie alla tenacia del barone Pierre de Coubertin, che in un mondo sempre più diviso da accaniti nazionalismi volle riunire gli atleti di tutte le nazionalità in una leale competizione sportiva. Le prime Olimpiadi dell'era moderna si tennero non a caso nel 1896 ad Atene, in Grecia, la terra in cui erano nate nell'antichità. Con circa 250 partecipanti, le Olimpiadi furono il più grande evento sportivo internazionale mai organizzato e vennero accolte con successo. I giochi successivi si tennero a Parigi nel 1900 e a Saint Louis, negli Stati Uniti, nel 1904, e in entrambi i casi furono considerati come completamento delle esposizioni universali allestite nelle città. Nel corso di questi ultimi giochi vennero organizzate le cosiddette Giornate Antropologiche, competizioni separate da quelle ufficiali in cui venivano fatti gareggiare atleti di razze considerate inferiori a quella dei bianchi, come pigmei, nativi americani, eschimesi e mongoli, le cui esibizioni sportive finivano spesso per essere ridicolizzate come se fossero numeri da circo.
Lo sport al femminile
In quest'epoca cominciarono a dedicarsi allo sport professionale anche le donne, che diventarono sempre più consapevoli delle proprie capacità: oltre che giornaliste, scrittrici, pittrici, insegnanti, avvocati, medici e scienziate, iniziarono così a essere sciatrici, cicliste, scalatrici, tenniste.
Se alle Olimpiadi di Parigi, nel 1900, parteciparono solo 15 donne su 1500 atleti di 22 Paesi, appena l'1%, in seguito questa cifra sarebbe aumentata. Lo sport infatti, sarebbe stato uno dei principali veicoli dell'emancipazione femminile.
La vita notturna a Parigi
La belle epoque è associata all'atmosfera gioiosa e trasgressiva dei cabaret, nei quali furoreggiava il cancan, la danza diventava emblema della vita notturna parigina.
Questo ballo, il cui nome sembra derivare dal movimento ondeggiante delle anatre (in francese canard), venne introdotto per la prima volta in Francia nel 1832 e reso popolare nei locali notturni parigini da un danzatore di nome Chicard.
Guardato male dalla censura, nel corso del Secondo impero il cancan era ballato solo nei locali parigini di infimo ordine, dove serviva alle prostitute per adescare la clientela. Nonostante ciò, intorno al 1880 il ballo si era diffuso ovunque, anche negli Stati Uniti. Fu però la Francia che lo trasformò nel simbolo delle sfrenate notti parigine, in cui le ballerine sollevavano le gonne, lanciavano in aria le gambe e terminavano il tutto con una spaccata. Questo spettacolo peccaminoso divenne al'attrazione di molti cabaret, soprattutto dellElyseeMontmartre, diventato famoso per le sue eccezionali ballerine, per la sua clientela equivoca e per le risse che scoppiavano quasi tutte le sere tra gli avventori. Proprio per questa sua atmosfera un po' losca, il locale cominciò ad attirare un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo, affascinato dal contatto con gli ambienti marginali della città.
Le ragazze dalle periferie alla città
Il rotocalco più famoso dell'epoca, Le Figaro-illustré, in questo articolo del 1893 fa una cronaca di costume sulle nuove abitudini delle giovani dei quartieri periferici attratte dalle luci della città.
Montmartre, Belleville: è da questi quartieri che partono le folle di ragazze che si riversavano sulla città e che come falene vanno a bruciarsi nella sua luce. Sono esse che più tardi, ancora giovani e vivaci, o sciupate e decrepite, si ritroveranno a fare le spaccate o intrallazzare nei vari Moulin Rouge o nelle Opera. Le generazioni si succedono, la vita ricomincia in continuazione: mentre la vecchia guardia si stanca e soccombe, arrivano in continuazione truppe fresche nello stesso scenario dove avevano esordito le vecchie. E' il triste fascino della vita di Parigi, l'arrivo di queste ragazze che vanno incontro alla loro sorte con occhi vivaci e il sorriso allegro. Quelle che si aggirano freneticamente nei viali, a l'Elysee Menilmontant o al Moulin de la Galette, non sfuggiranno al destino che le aspetta al varco. Alcune, dolci e timide, volteggiano, danzano tra loro, dritte, con gli occhi fissi. Altre passano, abbracciate all'innamorato, attraversano con lui la luce d'oro del gas, l'argento azzurrino dell'elettricità, e si rifugiano nell'ombra sotto gli alberi.
Il Moulin Rouge
Lo stesso successo toccò al più celebre di questi cabaret, il mitico Mpulin Rouge, aperto nel 1890 a Montmartre. I suoi ideatori, Charles Zidler e Joseph Oller, capirono che lo spettacolo un po' licenzioso poteva diventare un ottimo affare, se riusciva ad attirare la buona società e a farle conoscere la musica e la danza della malavita dell'epoca: ecco perché essi arredarono in modo lussuoso il locale, con sovrabbondanza di specchi, sculture e mobili sfarzosi, e pubblicizzarono il Moulin Rouge con splendidi manifesti, realizzati dal grande pittore Toulose-Lautrec.
L'invenzione del cinema
Fu proprio durante la belle epoque che venne messa a punto una delle invenzioni destinate a rivoluzionare il tempo libero: il cinema. Nel 1894 i fratelli Louis e August Lumière realizzarono un congegno capace di far scorrere e proiettare su uno schermo una pellicola in nitrato di celluloide (inventata da Edison) precedentemente impressionata da immagini, che scorrendo riproducevano il movimento reale: per questo venne chiamato cinematografo, dal greco kinema, movimento, e graphein, scrivere.
La prima proiezione in pubblico si tenne a Parigi il 28 dicembre del 1895, nella Sala Indiana del Grand Café in Boulevard des Capucines, con un apparecchio che proiettava 45 fotogrammi al secondo: fu successo immediato.
I primi filmati riproducevano brevi scenette di vita quotidiana, come L'innaffiatore innaffiato, La colazione del bebè o l'arrivo del treno alla stazione della Ciotata. A valorizzare la nuova invenzione del Lumière contribuì anche la sua presentazione all'Esposizione universale del 1900.
I Bohemiens
Nella Parigi di fine secolo vi erano molti studenti squattrinati e giovani disoccupati che conducevano una vita vagabonda e sregolata: erano chiamati bohemiens, da boheme, termine usato come equivalente di zingaro. Insofferenti verso qualsiasi forma di regola e di costrizione, e indifferenti verso il futuro, i bohemiens erano degli anticonformisti ai margini della società, legati agli ambienti della malavita non tanto per la loro propensione a delinquere, quanto piuttosto per il loro rifiuto di integrarsi e riconoscersi nella normalità borghese.
Toulouse-Lautrec, il pittore della vita notturna parigina
Il pittore della Parigi della belle epoque fu senza dubbio Henri Toulouse-Lautrec (1864-1901), che, pur non aderendo al movimento impressionista, ne aveva assimilato la tecnica e il gusto estetico. per lui dipingere era necessità vitale, un modo di comunicare e di essere nel mondo. I suoi quadri raffigurano gli uomini e la società del suo tempo. Attraverso l'espressione dei volti e significati dei gesti, riuscì a raggiungere una penetrante caratterizzazione psicologica della condizione umana.
La vocazione al disegno si manifestò fin dalla prima giovinezza e diventò quasi una scelta obbligata, quando due cadute gli bloccarono lo sviluppo delle gambe e lo obbligarono a restare a lungo immobile e isolato. Nella pittura trovò così un mezzo per combattere il dolore e un'occasione per ritornare tra la gente senza sentirsi isolato.
L'impossibilità di un'esistenza normale lo spinse a stabilirsi a Montmartre, il quartiere parigino dove vivevano i bohemiens, e dove, in mezzo alla miseria e alla vita sregolata e anticonvenzionale, la sua deformità poteva passare inosservata. Qui trovò un'umanità a cui si sentiva vicino, poiché ne coglieva la tristezza nascosta dietro lo scintillio e la frenetica sete di vita. Furono i personaggi di questo ambiente i protagonisti dei suoi quadri, nei quali egli fissava l'infinita ricchezza di situazioni e di stati d'animo che animavano le notti parigine. L'identificazione con questo mondo era così sentita che egli ne diventò l'interprete più sensibile e l'intera epoca si rispecchiò nei suoi vibranti dipinti.
Il bisogno di arrivare a un'arte molto comunicativa, ma anche di guadagnare il denaro per sopravvivere, lo spinse verso il nascente settore della pubblicità e a realizzare numerosi affiches (manifesti), caratterizzati da macchie di colori compatti, brillanti e vivacemente contrastanti, delimitate da robusti contorni, e da figure stilizzate. La sua ricerca di sensazioni forti e intense lo portò a vivere un'esistenza febbrile, che indebolì la sua salute, già compromessa dall'infermità e dall'abuso di alcol, e lo condusse a una morte precoce a soli 37 anni.
1890-1914 gli anni dell'ottimismo.
Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento l'Europa viveva in un clima di euforia generale. Le innovazioni tecnologiche e la fiducia in un progresso materiale avevano favorito la ripresa della crescita industriale ed economica. Di qui il diffondersi tra la borghesia di fine secolo di un clima di spensieratezza e di ottimistica fede nel futuro, che sembrava coinvolgere anche le classi meno abbienti. La crescita aveva favorito lo sviluppo di nuove occupazioni nel campo impiegatizio e dei servizi, e anche le donne iniziavano ad accedere al mondo del lavoro. Aumentarono così il denaro in circolazione e i consumi.
Una vita pulsante
Il benessere, le strade illuminate, la merce in notevole quantità nei grandi magazzini, i caffè, i cabaret e i teatri, le nuove invenzioni: tutto dava la sensazione che si fosse raggiunto uno sviluppo grandioso e destinato a durare per sempre. Mentre sul mondo gravava la minaccia della guerra, la vita, soprattutto nelle grandi città procedeva all'insegna della gioia di vivere. Non a caso questo periodo, che va all'incirca dal 1890 al 1914, venne chiamato belle epoque (letteralmente epoca bella), espressione coniata in Francia dopo la prima guerra mondiale con un senso di nostalgia dei tempi in cui si aveva l'impressione di essere entrati in un mondo nuovo e moderno.
Crescita demografica e miglioramento delle condizioni di vita
All'inizio del Novecento il mondo occidentale aveva molte ragioni d'orgoglio: grazie alle scoperte in campo medico e ai miglioramenti dell'igiene, la maggior parte delle epidemie era stata debellata e la mortalità infantile era stata ridotta notevolmente. Di conseguenza era aumentata la popolazione del pianeta, che arrivò a un miliardo e mezzo di abitanti, con una speranza di vita di 47 anni per quelli che vivevano nel mondo occidentale. Alla crescita demografica corrispose un impressionante aumento della produzione industriale e del commercio mondiale, che tra il 1896 e il 1913 raddoppiarono.
Le conquiste della chimica e della medicina
L'aumento demografico venne favorito soprattutto dai grandi progressi compiuti dalla chimica nella seconda metà dell'Ottocento, che permisero di fare importanti scoperte nel campo della medicina, come la scoperta del vaccino e l'utilizzo degli antibiotici, e di migliorare le condizioni di vita e la qualità della salute. decisive furono soprattutto le ricerche nel campo delle malattie infettive fatte da Pausteur e da koch.
Le macchine che velocizzano le comunicazioni
La belle epoque fu l'epoca sia del divertimento sia delle innovazioni tecnologiche, destinate a migliorare sensibilmente la vita quotidiana. Il settore che ne beneficiò maggiormente fu quello delle comunicazioni. La messa a punto del telefono, ideato dall'italiano Antonio Meucci ma prodotto a livello industriale negli Stati Uniti a partire dal 1876, permise la comunicazione a distanza. Nello stesso anno, l'invenzione del motore a scoppio in Germania portò a molte applicazioni, che velocizzarono gli spostamenti di persone e merci. Nel 1885 si realizzò la prima motocicletta, applicando il motore a scoppio a una bicicletta. In seguito esso venne applicato a una vettura e nacque così la prima automobile. All'inizio queste nuove macchine vennero prodotte artigianalmente, in pochi esemplari riservati a ricchi borghesi o aristocratici. Ma a inizio secolo, con la produzione industriale intrapresa negli Usa da Henry Ford, le automobili divennero meno costose e quindi accessibili a più persone. Il motore a scoppio a due eliche parallele permise poi ai fratelli Wright la progettazione del primo aeroplano, che venne fatto volare nel 1903 per un balzo iniziale di 36 metri. I progressi furono rapidi e già nel 1909 venne realizzato il primo volo sul canale della Manica: iniziava così l'era degli aerei.
Louis Pasteur: padre della microbiologia
Nel 1854 Louis Pasteur (1822-1895), professore di chimica alla facoltà di scienze di Lilla, iniziò a occuparsi di fermentazione, stimolato dalle richieste dei produttori di bevande alcoliche della zona. Egli riuscì a scoprire che la riproduzione indesiderata di sostanze nocive nelle bevande alcoliche è dovuta alla presenza, all'interno di questi prodotti, di microorganismi di varia natura, tra cui i batteri. Una volta fatta questa scoperta, fu possibile elaborare dei sistemi per eliminare i microorganismi dannosi, con grande vantaggio per l'industria agricola e birraria. L'estensione di queste ricerche ai problemi di conservazione del latte lo portarono in seguito a ideare il processo, chiamato pastorizzazione, che consente, di uccidere i batteri dannosi eventualmente presenti nel latte, portando il liquido a 60-70° prima dell'imbottigliamento.
Gli studi sulla fermentazione ebbero fondamentali ripercussioni in medicina, in quanto Pasteur intuì l'importanza del ruolo dei microorganismi nell'origine e nello sviluppo delle malattie e capì inoltre la necessità dell'igiene per impedire la diffusione delle infezioni.
Le novità che cambiano la vita
Alla fine dell'Ottocento la borghesia celebrava i risultati raggiunti con grandi esposizioni universali, in cui vivevano esibite le ultime meraviglie della scienza, della tecnica e dell'arte.
Molte delle strutture delle esposizioni universali erano temporanee. Vi furono però alcune notevoli eccezioni come il Crystal Palace, costruito in occasione di Londra nel 1851 e la Torre Eiffel, costruita a Parigi come ingresso all'esposizione del 1889.
Le esposizioni universali fanno conoscere il mondo
Le esposizioni furono anche un'occasione per far conoscere al pubblico europeo i territori colonizzati. Non si deve infatti dimenticare che la belle epoque coincise con la grande espansione dell'imperialismo e quindi con il controllo da parte delle potenze europee di gran parte dei territori dell'Africa, dell'Asia e dell'Australia, il cui sfruttamento alimentava il proprio benessere. Ecco perché nel corso di queste grandi manifestazioni si tenevano numerose conferenze di esploratori, missionari e ufficiali che vivevano nei Paesi colonizzati e ne raccontavano le caratteristiche confermando l'idea di appartenere a una civiltà superiore.
La Torre Eiffel in numeri
La Torre Eiffel prese il nome dal suo progettista, l'ingegnere Gustave Eiffel, che la costruì in meno di due anni, dal 1887 al 1889. Con i suoi 304 metri, è stata per 40 anni la struttura più alta del mondo. Durante i lavori 300 operai hanno assemblato 18.038 pezzi di ferro che la compongono utilizzando 500.000 bulloni. Considerando le condizioni di sicurezza di allora, è sorprendente che durante i lavori del cantiere solo un operaio abbia perso la vita . Oggi è considerata uno straordinario esempio di arte architettonica ed è visitata da circa 6 milioni di turisti l'anno. Tuttavia inizialmente il pubblico non apprezzò molto il mostro di ferrò, che era considerato poco estetico.
Nasce l'industria del tempo libero
Accanto alle tradizionali occasioni di svago, si diffuse l'abitudine di passare le sere in locali pubblici dove potersi incontrare e conoscere. Oltre che pittoreschi, alcuni di questi locali erano anche redditizi e fecero capire a molti investitori che quello del divertimento era un settore in cui si potevano fare buoni affari e in cui valeva la pena di investire del denaro. Questa nascente industria dello svago venne sicuramente favorita dall'illuminazione elettrica, che fece protrarre i divertimenti fino a notte tarda. Le strade e le piazze rischiarate dai lampioni diventano luoghi di passeggio anche serale: per chi lavorava tutto il giorno la notte diventava un'occasione in più per godersi la vita.
Lo sviluppo del turismo
Attorno alla metà dell'Ottocento anche il turismo aveva cominciato a coinvolgere un pubblico sempre più vasto e ciò e confermato dal crescente successo delle guide di viaggio, come la famosa Baedeker, che aiutavano i turisti a orientarsi e a visitare i Paesi stranieri.
La prima agenzia di viaggio viene associata all'esploratore inglese Thomas Cook che, dopo aver accompagnato in gita 500 persone nel 1841, organizzò numerosi viaggi di gruppo in Europa.
Risale al 1860, invece, la creazione a Deauville, in Francia, della prima stazione balneare. L'afflusso di vacanzieri modificò la cittadina marittima della Normandia, che si dotò di nuove attrezzature e arredi urbani per accogliere un numero crescente di villeggianti: ippodromo, linea ferroviaria, alberghi, ristoranti, giardini ecc.
Con la nascita del primo Ufficio del Turismo francese (1875) e della prima colonia estiva per i ragazzi (1876) il turismo diventò un fenomeno di massa, tanto nella sua forma di viaggio di conoscenza, quanto in quella di vacanza di riposo e di svago.
Lo sport di massa
La belle epoque fu anche l'età nella quale lo sport si diffuse fra le classi popolari. Calcio, ciclismo e automobilismo attirarono sempre più l'interesse grazie anche all'opera svolta dai giornali specializzati, che vedevano nello sport l'epopea dell'uomo moralmente sano e teso al mito del successo. Fu così che la bicicletta divenne la protagonista di impegnative gare quali il giro di Francia (1893) e quello d'Italia (1909).
Vennero inoltre ripristinate le Olimpiadi (che erano state abolite nel 393 d.C dall'imperatore Teodosio, grazie alla tenacia del barone Pierre de Coubertin, che in un mondo sempre più diviso da accaniti nazionalismi volle riunire gli atleti di tutte le nazionalità in una leale competizione sportiva. Le prime Olimpiadi dell'era moderna si tennero non a caso nel 1896 ad Atene, in Grecia, la terra in cui erano nate nell'antichità. Con circa 250 partecipanti, le Olimpiadi furono il più grande evento sportivo internazionale mai organizzato e vennero accolte con successo. I giochi successivi si tennero a Parigi nel 1900 e a Saint Louis, negli Stati Uniti, nel 1904, e in entrambi i casi furono considerati come completamento delle esposizioni universali allestite nelle città. Nel corso di questi ultimi giochi vennero organizzate le cosiddette Giornate Antropologiche, competizioni separate da quelle ufficiali in cui venivano fatti gareggiare atleti di razze considerate inferiori a quella dei bianchi, come pigmei, nativi americani, eschimesi e mongoli, le cui esibizioni sportive finivano spesso per essere ridicolizzate come se fossero numeri da circo.
Lo sport al femminile
In quest'epoca cominciarono a dedicarsi allo sport professionale anche le donne, che diventarono sempre più consapevoli delle proprie capacità: oltre che giornaliste, scrittrici, pittrici, insegnanti, avvocati, medici e scienziate, iniziarono così a essere sciatrici, cicliste, scalatrici, tenniste.
Se alle Olimpiadi di Parigi, nel 1900, parteciparono solo 15 donne su 1500 atleti di 22 Paesi, appena l'1%, in seguito questa cifra sarebbe aumentata. Lo sport infatti, sarebbe stato uno dei principali veicoli dell'emancipazione femminile.
La vita notturna a Parigi
La belle epoque è associata all'atmosfera gioiosa e trasgressiva dei cabaret, nei quali furoreggiava il cancan, la danza diventava emblema della vita notturna parigina.
Questo ballo, il cui nome sembra derivare dal movimento ondeggiante delle anatre (in francese canard), venne introdotto per la prima volta in Francia nel 1832 e reso popolare nei locali notturni parigini da un danzatore di nome Chicard.
Guardato male dalla censura, nel corso del Secondo impero il cancan era ballato solo nei locali parigini di infimo ordine, dove serviva alle prostitute per adescare la clientela. Nonostante ciò, intorno al 1880 il ballo si era diffuso ovunque, anche negli Stati Uniti. Fu però la Francia che lo trasformò nel simbolo delle sfrenate notti parigine, in cui le ballerine sollevavano le gonne, lanciavano in aria le gambe e terminavano il tutto con una spaccata. Questo spettacolo peccaminoso divenne al'attrazione di molti cabaret, soprattutto dellElyseeMontmartre, diventato famoso per le sue eccezionali ballerine, per la sua clientela equivoca e per le risse che scoppiavano quasi tutte le sere tra gli avventori. Proprio per questa sua atmosfera un po' losca, il locale cominciò ad attirare un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo, affascinato dal contatto con gli ambienti marginali della città.
Le ragazze dalle periferie alla città
Il rotocalco più famoso dell'epoca, Le Figaro-illustré, in questo articolo del 1893 fa una cronaca di costume sulle nuove abitudini delle giovani dei quartieri periferici attratte dalle luci della città.
Montmartre, Belleville: è da questi quartieri che partono le folle di ragazze che si riversavano sulla città e che come falene vanno a bruciarsi nella sua luce. Sono esse che più tardi, ancora giovani e vivaci, o sciupate e decrepite, si ritroveranno a fare le spaccate o intrallazzare nei vari Moulin Rouge o nelle Opera. Le generazioni si succedono, la vita ricomincia in continuazione: mentre la vecchia guardia si stanca e soccombe, arrivano in continuazione truppe fresche nello stesso scenario dove avevano esordito le vecchie. E' il triste fascino della vita di Parigi, l'arrivo di queste ragazze che vanno incontro alla loro sorte con occhi vivaci e il sorriso allegro. Quelle che si aggirano freneticamente nei viali, a l'Elysee Menilmontant o al Moulin de la Galette, non sfuggiranno al destino che le aspetta al varco. Alcune, dolci e timide, volteggiano, danzano tra loro, dritte, con gli occhi fissi. Altre passano, abbracciate all'innamorato, attraversano con lui la luce d'oro del gas, l'argento azzurrino dell'elettricità, e si rifugiano nell'ombra sotto gli alberi.
Il Moulin Rouge
Lo stesso successo toccò al più celebre di questi cabaret, il mitico Mpulin Rouge, aperto nel 1890 a Montmartre. I suoi ideatori, Charles Zidler e Joseph Oller, capirono che lo spettacolo un po' licenzioso poteva diventare un ottimo affare, se riusciva ad attirare la buona società e a farle conoscere la musica e la danza della malavita dell'epoca: ecco perché essi arredarono in modo lussuoso il locale, con sovrabbondanza di specchi, sculture e mobili sfarzosi, e pubblicizzarono il Moulin Rouge con splendidi manifesti, realizzati dal grande pittore Toulose-Lautrec.
L'invenzione del cinema
Fu proprio durante la belle epoque che venne messa a punto una delle invenzioni destinate a rivoluzionare il tempo libero: il cinema. Nel 1894 i fratelli Louis e August Lumière realizzarono un congegno capace di far scorrere e proiettare su uno schermo una pellicola in nitrato di celluloide (inventata da Edison) precedentemente impressionata da immagini, che scorrendo riproducevano il movimento reale: per questo venne chiamato cinematografo, dal greco kinema, movimento, e graphein, scrivere.
La prima proiezione in pubblico si tenne a Parigi il 28 dicembre del 1895, nella Sala Indiana del Grand Café in Boulevard des Capucines, con un apparecchio che proiettava 45 fotogrammi al secondo: fu successo immediato.
I primi filmati riproducevano brevi scenette di vita quotidiana, come L'innaffiatore innaffiato, La colazione del bebè o l'arrivo del treno alla stazione della Ciotata. A valorizzare la nuova invenzione del Lumière contribuì anche la sua presentazione all'Esposizione universale del 1900.
I Bohemiens
Nella Parigi di fine secolo vi erano molti studenti squattrinati e giovani disoccupati che conducevano una vita vagabonda e sregolata: erano chiamati bohemiens, da boheme, termine usato come equivalente di zingaro. Insofferenti verso qualsiasi forma di regola e di costrizione, e indifferenti verso il futuro, i bohemiens erano degli anticonformisti ai margini della società, legati agli ambienti della malavita non tanto per la loro propensione a delinquere, quanto piuttosto per il loro rifiuto di integrarsi e riconoscersi nella normalità borghese.
Toulouse-Lautrec, il pittore della vita notturna parigina
Il pittore della Parigi della belle epoque fu senza dubbio Henri Toulouse-Lautrec (1864-1901), che, pur non aderendo al movimento impressionista, ne aveva assimilato la tecnica e il gusto estetico. per lui dipingere era necessità vitale, un modo di comunicare e di essere nel mondo. I suoi quadri raffigurano gli uomini e la società del suo tempo. Attraverso l'espressione dei volti e significati dei gesti, riuscì a raggiungere una penetrante caratterizzazione psicologica della condizione umana.
La vocazione al disegno si manifestò fin dalla prima giovinezza e diventò quasi una scelta obbligata, quando due cadute gli bloccarono lo sviluppo delle gambe e lo obbligarono a restare a lungo immobile e isolato. Nella pittura trovò così un mezzo per combattere il dolore e un'occasione per ritornare tra la gente senza sentirsi isolato.
L'impossibilità di un'esistenza normale lo spinse a stabilirsi a Montmartre, il quartiere parigino dove vivevano i bohemiens, e dove, in mezzo alla miseria e alla vita sregolata e anticonvenzionale, la sua deformità poteva passare inosservata. Qui trovò un'umanità a cui si sentiva vicino, poiché ne coglieva la tristezza nascosta dietro lo scintillio e la frenetica sete di vita. Furono i personaggi di questo ambiente i protagonisti dei suoi quadri, nei quali egli fissava l'infinita ricchezza di situazioni e di stati d'animo che animavano le notti parigine. L'identificazione con questo mondo era così sentita che egli ne diventò l'interprete più sensibile e l'intera epoca si rispecchiò nei suoi vibranti dipinti.
Il bisogno di arrivare a un'arte molto comunicativa, ma anche di guadagnare il denaro per sopravvivere, lo spinse verso il nascente settore della pubblicità e a realizzare numerosi affiches (manifesti), caratterizzati da macchie di colori compatti, brillanti e vivacemente contrastanti, delimitate da robusti contorni, e da figure stilizzate. La sua ricerca di sensazioni forti e intense lo portò a vivere un'esistenza febbrile, che indebolì la sua salute, già compromessa dall'infermità e dall'abuso di alcol, e lo condusse a una morte precoce a soli 37 anni.