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Biografia: Alessandro Manzoni

Alessandro Manzoni nacque a Milano nella primavera del 1785 dal conte Pietro Manzoni e da Giulia, figlia di Cesare Beccaria. Sebbene di formazione illuminista e razionalista, fu assai sensibile alle teorie classiciste e alle nuove ideologie romantiche. Giovane ancora, scrisse liriche di scarso valore, nelle quali è palese l'influsso del Parini, del Monti e del Foscolo. Meno convenzionale fu il carme In morte di Carlo Imbonati scritto a Parigi per compiacere la madre che, separata dal marito, aveva vissuto con l'Imbonati fino alla di lui morte.
Gli anni parigini (1805-1810) furono assai importanti per il Manzoni; egli venne a contatto con ambienti culturali vivaci e aperti alle nuove concezioni del Romanticismo e dello storicismo tedeschi che rafforzano in lui l'amore per la storia e per la scrupolosa narrazione dei fatti che avrà grande importanza nelle sue opere maggiori. Nel 1808 sposò la figlia di un banchiere ginevrino, Enrichetta Blondel, protestante. Questa, convertitasi due anni dopo al cattolicesimo, influi sul ritorno dello stesso Manzoni alla fede cristiana.
La conversione fu un fatto determinante nella sua vita; egli, infatti, rivedendo con scrupolosa coscienza morale le sue posizioni di uomo e di letterato, non rinnegò le posizioni illuministe (libertà, fraternità, uguaglianza), ma le potenziò e le illuminò attraverso la verità del Vangelo. Trascorse quindi due anni di profonda meditazione sui testi della fede e nel 1812 riprese la sua attività letteraria con spirito ed impegno nuovi. Da questo momento la vita del Manzoni si svolse quasi esclusivamente a Milano e fu appartata e schiva, ma la sua fama si diffuse in tutta l'Europa.
Nel 1861, nominato senatore, partecipò alla prima seduta del Parlamento Italiano e nel 1870 ebbe la cittadinanza onoraria di Roma, quale riconoscimento del contributo che, Attraverso la sua opera di scrittore, aveva dato alla causa italiana.
Morì a Milano il 22 Maggio 1873.


Le idee e la poetica
Il Manzoni è il maggior rappresentante del movimento romantico italiano in quanto più di ogni altro rispose ai canoni di una poetica nuova che rifuggiva dai convenzionalismi razionali per rispondere ai moti più spontanei dell'anima e a una sincera analisi delle passioni degli uomini. Da queste aspirazioni il Manzoni seppe elaborare una poetica originale, basata sulla concretezza e orientata a dare all'arte una precisa funzione sociale. L'arte, secondo lui, non poteva rispondere esclusivamente a un gusto di bellezza estetica, come nei classicisti, ma doveva assumere compiti di utilità per l'uomo, ispirandosi al vero, proponendosi come scopo l'utile e usando come mezzo il dilettevole; intendeva come vero la realtà storica, come utile il fine educativo e morale, come dilettevole una narrazione avvincente e di facile comprensione anche per le persone meno colte, per quegli umili che il Manzoni fece protagonisti delle sue opere. In questa concezione venivano a identificarsi le sue idee liberali e illuministe (fraternità, uguaglianza, libertà) e i suoi ideali cristiani.
Centro del suo mondo è la Provvidenza di Dio, un Dio ce si cala nella storia degli uomini per dare un senso alle loro azioni e guidarle verso il Bene, secondo una logica che sfugge all'occhio umano, ma che porta all'esito migliore, per cui anche dal male può nascere il bene e dal dolore la gioia. Unico segreto è la rassegnazione, cioè la completa fiducia nella Provvidenza: solo in essa l'uomo trova la pace e può trovare la felicità. Anche la lingua del Manzoni aveva bisogno di innovazioni: per rispondere alle esigenze che abbiamo espresso era necessaria una lingua piana, libera dalle preziosità della cultura, comprensibile per ogni strato sociale. Ecco lo sforzo di tanti anni di lavoro di lima, specialmente ne I promessi sposi, per raggiungere una prosa naturale e semplice.
Egli riteneva che lo scrittore dovesse avere come obbiettivo l'educazione morale del lettore, cioè dovesse spingerlo ad odiare il male ed amare il bene. L'opera d'arte deve avere l'utile come scopo, il vero come soggetto, l'interessante come mezzo scriverà in una famosa lettera a Cesare D'Azeglio. Se l'utile era l'educazione del lettore, il soggetto dell'opera d'arte doveva essere vero cioè preso dalla STORIA. Manzoni quindi rivaluterà l'importanza della storia e si allontanerà sempre di più da quella concezione illuministica che rifiutava la storia perchè piena di storture ed ingiustizie. Tra le sue opere più famose scritte dopo la conversione ci sono gli Inni sacri, il più famoso dei quali è la Pentecoste. Scrisse poi due tragedie storiche "Il conte di Carmagnola" ed Adelchi ma la sua opera più famosa è il romanzo storico I promessi sposi.
Approderà quindi definitivamente ad uno dei più grandi movimenti culturali dell'Ottocento e di tutti i tempi, il Romanticismo che al contrario dell'Illuminismo non esaltava la componente razionale dell'uomo ma il Sentimento, tutte quelle sensazioni e percezioni della vita che fanno l'uomo unico ed irripetibile.


Qual'è il sentimento più importante?
Senza dubbio l'amore. Questo sentimento esaltavano soprattutto i romantici e non solo l'amore tra uomo e donna, tra genitori e figli ma anche l'amore verso Dio. (religiosità) e soprattutto amor di patria. In Italia il Romanticismo, infatti coinciderà con il grande periodo del Risorgimento italiano, movimenti di pensiero e lotte per l'indipendenza dell'Italia dallo straniero. Alessandro Manzoni da grande romantico si batterà attraverso le sue opere per la liberazione dell'Italia e si può considerare uno dei grandi artefici del nostro Risorgimento. Da romantico egli, infatti, pensa che come ogni singolo uomo, per i suoi sentimenti, è unico così lo è ogni nazione e ogni popolo perché ha delle sue tradizioni storiche, una lingua, una religione, usi e costumi propri. Nessun popolo deve essere oppresso dagli da popoli stranieri, questo è il suo grido d'onore dei romantici in genere e di Manzoni in particolare, costretto a vedere la sua amatissima Italia sempre dominata da stranieri, resa schiava e oppressa. Il suo romanzo I promessi sposi, infatti , oltre a voler essere una difesa delle classi più povere (Renzo e Lucia) contro i prepotenti (don Rodrigo) vuol essere anche un incitamento agli italiani a cacciare per sempre dal loro suolo i donatori stranieri. Don Rodrigo infatti oltre ad essere un uomo corrotto e prepotente e anche un signorotto, un nobile spagnolo. Il romanzo manzoniano è infatti, ambientato nel periodo della terribile dominazione spagnola in Italia nel Seicento. Manzoni per evitare la censura austriaca ed anche per potersi muovere più liberamente nelle parti non perfettamente storiche ma inventate scelse il Seicento non l'Ottocento.
Manzoni cercò di realizzare in ogni modo la sua concezione dell'arte nelle sue opere ma in particolare nel romanzo storico che presenta una struttura particolare. Il romanzo è un misto di storia ed invenzione e si propone di raggiungere l'obbiettivo della educazione morale del lettore secondo i principi basilari dell'Illuminismo (giustizia sociale, fraternità, solidarietà) rivisti alla luce del Vangelo. Nel romanzo infatti gli umili (Renzo e Lucia) oppressi ingiustamente da prepotenti (Don Rodrigo) alla fine saranno premiati dalla sola giustizia in cui Manzoni crede, quella divina. I prepotenti invece saranno vittime di questa giustizia se non vorranno anche loro convertirsi. Manzoni vuol far credere di aver ritrovato un manoscritto anonimo del 1600 in cui erano contenuti i documenti della triste vicenda di Renzo e Lucia, perché vuol far credere che questa storia non sia mai stata da lui inventata. Il romanzo infatti inizia con la finta traduzione di questo manoscritto che lui ad un certo punto interrompe perché ritiene troppo noiosa questa traduzione.
Le vicende di Renzo e Lucia sono legate alla storia vera di quel periodo, gli anni che vanno dal 1628 al 1630 in cui l'Italia era sottoposta al dominio degli spagnoli. E' questo il periodo della terribile peste che decimò in Italia milioni di persone. Con questa opera Manzoni si proponeva anche di lottare per la liberazione dell'Italia dello straniero, non a caso gli oppressori sono anche gli spagnoli. L'opera manzoniana è infatti considerata una delle massime espressioni del nostro Risorgimento. L'autore riuscì a vedere la nascita del Regno d'Italia, avvenuto il 1 Marzo 1861 e fu nominato senatore del regno. La sua fama, anche quando era ancora vivo aveva superato i confini della nazione e soprattutto il romanzo era stato tradotto in più lingue. Attraverso il romanzo Manzoni si proponeva anche di svecchiare la lingua italiana rendendola più vicina a quella effettivamente parlata dal popolo. Per questo motivo furono eseguite tre versioni dei promessi sposi una nel 1823 che si intitolava "Fermo e Lucia", la seconda quella del 1827 che di intitolava "Sposi promessi", l'ultima quella che noi leggiamo oggi del 1840 intitolata "I promessi sposi". L'unica differenza tra la seconda e la terza edizione consiste nella diversità linguistica. L'edizione del 1840 riprende il fiorentino parlato.


Inni sacri
La conversione alla fede cattolica, maturata nel 1810, ma già preparata durante anni di intima ricerca spirituale, segna per il Manzoni un fatto importantissimo oltre che nella vita anche nella sua produzione letteraria. Infatti, come la sua vita prende un nuovo orientamento alla ricerca di un rapporto di coerenza tra la realtà dei fatti e l'idealità delle aspirazioni religiose, così il suo impegno di uomo di cultura diventa quello di far sentire la funzione illuminatrice del Cristianesimo, la sua autentica spinta rivoluzionaria nei rapporti fra gli uomini, il reale concretizzarsi in esso di quegli ideali di libertà, fraternità, uguaglianza che la Rivoluzione Francese aveva soltanto programmato. La prima opera dopo la conversione sono gli Inni Sacri il cui argomento è tratto dalle più importanti festività della Chiesa; in ciascuno di essi troviamo una parte storico-narrativa, che è la rievocazione del fatto liturgico, e una parte di riflessione in cui il poeta attualizza quel fatto stesso per ricavarne un ammaestramento morale, valido in ogni tempo.
Gli Inni Sacri furono scritti fra il 1812 e il 1822 e hanno una loro originalità anche letteraria: in essi la religione è vista non come esperienza mistica di un singolo individuo, ma nel suo significato grandioso di coralità, di unione di tutti i cristiani nella Chiesa.


I PROMESSI SPOSI
I promessi sposi sono ambientati nella Lombardia del 1628, all'epoca occupata dagli spagnoli. Il romanzo parla di due giovani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella le cui nozze sono impedite dal nobile e prepotente Don Rodrigo. Quest'ultimo minaccia il prete del paese, Don Abbondio di non fare sposare i due giovani. La coppia aiutata da padre Cristoforo, un frate cappuccino dopo il fallito matrimonio sono costretti a fuggire separatamente. Renzo va a Milano mentre Lucia con la madre Agnese vanno a Monza nel convento della Monica Geltrude è fatta rapire dall'Innominato, un temuto fuorilegge che ebbe l'incarico da don Rodrigo di rapirla. Alla fine si pente e la libera. La seconda parte del romanzo si intreccia con gli avvenimenti storici dei primi decenni del 18 secolo: la carestia, la guerra e la peste. Renzo guarito dalla peste ritorna a Milano per cercare Lucia a Lazzaretto e rivede ormai padre Cristoforo e don Rodrigo vicini alla morte. I due così si sposano dopo tante disavventure e sono consapevoli che i dolori e le difficoltà della vita non finiscono mai. La visione pessimistica della vita è addolcita dalla fede e dalla convinzione che Dio non abbandona chi crede in lui.


Opere
Ricordiamo le sue opere principali:

INNI SACRI: scritti fra il 1812 e il 1822, dovevano essere dodici, destinati a celebrare le altrettante feste solenni della liturgia cattolica. Il poeta, invece, ne compose soltanto cinque: Il Natale, La Passione, La Resurrezione, Il Nome di Maria e, ultimo e migliore fra tutti, La Pentecoste.


IL CONTE DI CARMAGNOLA (1816-20): tragedia incentrata sulle vicende del celebre capitano di ventura del XV secolo. La vicenda, che abbraccia sette anni (1425-1432), inizia quando il Carmagnola è chiamato dai Veneziani a combattere contro Milano. Egli accetta l'incarico e vince per Venezia la battaglia di Maclodio. Tuttavia, invece di trattare una dura resa, si mostra magnanimo con i nemici e questo gli attira sospetti di tradimento. La fredda giustizia del Senato veneziano non accetta le sue discolpe e lo condanna a morte. Sulla patetica figura del conte si sofferma la generosa pietà manzoniana.


ADELCHI (1822): tragedia che ha per sfondo la guerra tra Longobardi e Franchi. Carlo, re dei Franchi, ha ripudiato Ermengarda, figlia di Desiderio re dei Longobardi. Ermengarda torna al padre e gli chiede di potersi chiudere in convento, per trovare conforto nella preghiera. Il re giura di vendicarla. Intanto un messo di Carlo intima a Desiderio di restituire al papa Adriano le terre che aveva occupato, e, al rifiuto sdegnoso del re longobardo, muove in armi contro di lui. Ma il valore militare di Adelchi, figlio di Desiderio, che presso le Chiuse di Susa difende con il suo esercito l'unico passaggio dalle Alpi, scoraggia Carlo dal tentare l'impresa. Quando il re franco è ormai deciso a rinunciare, giunge il diacono Martino ad indicargli una strada segreta per la quale egli potrà cogliere alle spalle i Longobardi. Carlo, con questo aiuto, può sconfiggere i suoi nemici, mentre Adelchi, amareggiato dal tradimento di molti suoi generali, cerca di difendersi valorosamente. Intanto Ermengarda muore in convento, a Brescia, vinta dal dolore. Desiderio, fatto prigioniero a Pavia, chiede a Carlo di lasciar libero Adelchi, ma questi giunge morente davanti a loro: ha preferito battersi fino all'ultimo sangue per non subire l'onta della resa.


LIRICHE POLITICHE (1821): furono scritte in occasione di avvenimenti di clamorosa attualità. Marzo 1821: ode scritta in occasione dei moti rivoluzionari scoppiati in Piemonte e in Lombardia, che però non ebbero successo; per questo il poeta ne rimandò la pubblicazione ad un momento più opportuno che si presentò nel 1848; Il Cinque Maggio: ode scritta in occasione della morte di Napoleone.


I PROMESSI SPOSI (1820-1842): è un romanzo che ha per sfondo il secolo XVII, periodo di decadenza politica e morale. In mezzo alle sofferenze e agli stenti, alla carestia e alla peste, si muove la mano della divina Provvidenza che innalza gli oppressi e gli sventurati e redime e riscatta gli oppressori.


LETTERA SUL ROMANTICISMO (1823): indirizzata a Cesare Taparelli d'Azeglio, costituisce un documento fondamentale nella storia della letteratura romantica in Italia e indica i principi dell'arte manzoniana: secondo il Manzoni la poesia deve proporsi come oggetto il vero (per questo è importante la storia) e come fine l'utile, cioè l'insegnamento dei principi morali cristiani.


STORIA DELLA COLONNA INFAME e OSSERVAZIONI SULLA MORALE CATTOLICA: opere in cui il Manzoni, con una logica stringenti e acuta, fa l'elogio della morale cattolica, dimostrando che essa non è causa di superstizione e di corruttela, come aveva affermato lo storico Sismondi nella sua Storia delle Repubbliche italiane del Medio Evo, ma è completamento e conforto della religione e mezzo, per l'uomo, per conseguire la sua piena dignità.



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