Biografia
Carlo Emilio Gadda nacque a Milano nel 1893 dove compì gli studi elementari e liceali per iscriversi, poi, alla facoltà di ingegneria che interruppe nel 1915 per partecipare alla prima guerra mondiale nei reparti alpini e in quelli di fanteria. Si laureò dopo la guerra, nel 1920.
Dell’esperienza bellica e della perdita del fratello Enrico narrò nel Giornale di guerra e di prigionia. Esercitò la professione in Sardegna, in Lombardia, in Argentina. Nel 1924-25 insegnò matematica al liceo Parini di Milano e si iscrisse contemporaneamente ai corsi di filosofia teoretica all’università, ma non arrivò alla seconda laurea. Nel 1931 abbandonò l’ingegneria (che riprese saltuariamente in seguito per necessità economiche) e si dedicò alla letteratura pubblicando articoli su giornali e riviste e i primi romanzi.
Nel 1940 si trasferì a Firenze dove collaborò assiduamente alla rivista Solaria e a Letteratura e nel 1945, con Alessandro Bonsanti, Arturo Loria e Eugenio Montale fondò la rivista Il Mondo. Nel 1950 si trasferì definitivamente a Roma e fu assiduo collaboratore della relazione del Terzo Programma della Radio Italiana fino al 1955. Morì a Roma nel 1989.
Le idee e le tematiche
Fin dalle prime opere, Gadda si mostrò scrittore rivolto alla ricerca della verità, tramite una totale adesione alla vita che egli sentì come una energia repressa dai convenzionalismi e dalle abitudini della società. La satira, spesso umoristica, ebbe in lui un intento dichiaratamente polemico e denotò la sua insofferenza verso le forme non autentiche del costume contemporaneo. Egli, infatti, si adoprò a liberare queste forze cristallizzate, soprattutto tramite la sperimentazione di mezzi espressivi nuovi (i dialetti, i gerghi, le espressioni auliche…) intesi come ritorno a una spontaneità naturale e assolutamente libera da convenzioni. Il realismo di Gadda, quindi, è ricerca di verità umana e il suo originalissimo impasto linguistico è il mezzo più efficace per esprimere tipi umani autentici, il più vistoso rifiuto, in termini letterari, della abitudini e delle tradizioni. Per questo Gadda rappresenta una delle voci più significative della letteratura del Novecento.
Opere
Le più importanti opere di Gadda si possono considerare:
LA COGNIZIONE DEL DOLORE (1938-1941): un romanzo che vide la pubblicazione a puntate su Letteratura.
Protagonista della vicenda è l’ingegnere Gonzalo Pirobutirro d’Eltino, assalito da una nevrosi alternante momenti di annichilimento o di rassegnazione con moti di rabbia scatenata. Egli vive in una villa di Maradagàl, in un immaginario paese dell’America del Sud, assieme alla vecchia madre e amministra soprattutto le sue molteplici e spesso immaginarie malattie, vanamente assistito da un umano e pietoso medico. In accessi di turpitudine pazza Gonzalo aggredisce la madre con rabbia furiosa, ma poi diventa amorevole con lei. Il romanzo, che si presta a una interpretazione allegorica del periodo fascista, non fu mai concluso.
L’ADALGISA (1944): una raccolta di racconti (uno dei quali dà il titolo al volume) incentrati su esperienze milanesi, che devono essere letti come un tutto unitario, quasi un romanzo. Lo scrittore presenta vari ambienti: quello delle distinte famiglie, delle ragionative signore, quello degli affari, quello popolare di camerieri, garzoni, bottegai… Evidente in tutta l’opera l’influenza manzoniana.
QUER PASTICCIACCIO BRUTTO DE VIA MERULANA (1957): romanzo poliziesco. Negli anni del fascismo, a Roma, il commissario Ingravallo indaga su due fatti di cronaca nera, accaduti nel giro di pochi giorni nello stesso palazzo, in via Merulana. Sono una rapina e un assassinio, apparentemente non collegati fra loro. La morta è Liliana Balducci, donna avvenente che il commissario conosceva e stimava. Le indagini si svolgono senza colpi di scena, nell’ambiente piccolo borghese della vittima. I sospetti si addensano ora sul marito, ora su un cugino della morta, ora su una domestica: il clima è quello pesante di una società e di un’epoca ambigue. Ambigua anche la conclusione del racconto che si interrompe senza che si conoscano l’identità dell’assassinio né le cause che lo hanno determinato.
Carlo Emilio Gadda nacque a Milano nel 1893 dove compì gli studi elementari e liceali per iscriversi, poi, alla facoltà di ingegneria che interruppe nel 1915 per partecipare alla prima guerra mondiale nei reparti alpini e in quelli di fanteria. Si laureò dopo la guerra, nel 1920.
Dell’esperienza bellica e della perdita del fratello Enrico narrò nel Giornale di guerra e di prigionia. Esercitò la professione in Sardegna, in Lombardia, in Argentina. Nel 1924-25 insegnò matematica al liceo Parini di Milano e si iscrisse contemporaneamente ai corsi di filosofia teoretica all’università, ma non arrivò alla seconda laurea. Nel 1931 abbandonò l’ingegneria (che riprese saltuariamente in seguito per necessità economiche) e si dedicò alla letteratura pubblicando articoli su giornali e riviste e i primi romanzi.
Nel 1940 si trasferì a Firenze dove collaborò assiduamente alla rivista Solaria e a Letteratura e nel 1945, con Alessandro Bonsanti, Arturo Loria e Eugenio Montale fondò la rivista Il Mondo. Nel 1950 si trasferì definitivamente a Roma e fu assiduo collaboratore della relazione del Terzo Programma della Radio Italiana fino al 1955. Morì a Roma nel 1989.
Le idee e le tematiche
Fin dalle prime opere, Gadda si mostrò scrittore rivolto alla ricerca della verità, tramite una totale adesione alla vita che egli sentì come una energia repressa dai convenzionalismi e dalle abitudini della società. La satira, spesso umoristica, ebbe in lui un intento dichiaratamente polemico e denotò la sua insofferenza verso le forme non autentiche del costume contemporaneo. Egli, infatti, si adoprò a liberare queste forze cristallizzate, soprattutto tramite la sperimentazione di mezzi espressivi nuovi (i dialetti, i gerghi, le espressioni auliche…) intesi come ritorno a una spontaneità naturale e assolutamente libera da convenzioni. Il realismo di Gadda, quindi, è ricerca di verità umana e il suo originalissimo impasto linguistico è il mezzo più efficace per esprimere tipi umani autentici, il più vistoso rifiuto, in termini letterari, della abitudini e delle tradizioni. Per questo Gadda rappresenta una delle voci più significative della letteratura del Novecento.
Opere
Le più importanti opere di Gadda si possono considerare:
LA COGNIZIONE DEL DOLORE (1938-1941): un romanzo che vide la pubblicazione a puntate su Letteratura.
Protagonista della vicenda è l’ingegnere Gonzalo Pirobutirro d’Eltino, assalito da una nevrosi alternante momenti di annichilimento o di rassegnazione con moti di rabbia scatenata. Egli vive in una villa di Maradagàl, in un immaginario paese dell’America del Sud, assieme alla vecchia madre e amministra soprattutto le sue molteplici e spesso immaginarie malattie, vanamente assistito da un umano e pietoso medico. In accessi di turpitudine pazza Gonzalo aggredisce la madre con rabbia furiosa, ma poi diventa amorevole con lei. Il romanzo, che si presta a una interpretazione allegorica del periodo fascista, non fu mai concluso.
L’ADALGISA (1944): una raccolta di racconti (uno dei quali dà il titolo al volume) incentrati su esperienze milanesi, che devono essere letti come un tutto unitario, quasi un romanzo. Lo scrittore presenta vari ambienti: quello delle distinte famiglie, delle ragionative signore, quello degli affari, quello popolare di camerieri, garzoni, bottegai… Evidente in tutta l’opera l’influenza manzoniana.
QUER PASTICCIACCIO BRUTTO DE VIA MERULANA (1957): romanzo poliziesco. Negli anni del fascismo, a Roma, il commissario Ingravallo indaga su due fatti di cronaca nera, accaduti nel giro di pochi giorni nello stesso palazzo, in via Merulana. Sono una rapina e un assassinio, apparentemente non collegati fra loro. La morta è Liliana Balducci, donna avvenente che il commissario conosceva e stimava. Le indagini si svolgono senza colpi di scena, nell’ambiente piccolo borghese della vittima. I sospetti si addensano ora sul marito, ora su un cugino della morta, ora su una domestica: il clima è quello pesante di una società e di un’epoca ambigue. Ambigua anche la conclusione del racconto che si interrompe senza che si conoscano l’identità dell’assassinio né le cause che lo hanno determinato.