Biografia:
Nacque a Roma nel 1918 e già dal 1935 manifestò la sua vocazione al giornalismo e alla letteratura. Le prima esperienze giornalistiche (1935-36) furono seguite, infatti, da una costante attività letteraria con la pubblicazione di poesie e fiabe. La prima opera che riscosse un discreto successo fu La bellissima avventura di Caterina dalla trecciolina del 1941, seguito dal volume di racconti Il gioco segreto (1941). Seguì poi, nel 1948, il romanzo Menzogna e sortilegio e nel 1957 L'isola di Arturo, con il quale vinse il premio Strega. La produzione letteraria della Morante fu sempre intervallata da lunghe pause di meditativo silenzio da cui scaturivano vere novità; è il caso degli anni fra il 1958 e il 1974 durante i quali la scrittrice compose soltanto opere in poesia e racconti brevi, per tornare al romanzo nel 1974 con il fortunatissimo La Storia. Nel 1968 vinse il premio Etna-Zafferana con Il mondo salvato dai ragazzini una composizione in poesia, anarchica e popolaresca, manifestazione autentica del suo bisogno di inserirsi fra le avanguardie sperimentali. La Morante amò sempre una vita appartata da ogni mondanità, solitaria. Morì a Roma nel 1985.
Le idee e la poetica
Tutti i suoi libri mostrano di nascere da un grande impegno, nell'elaborazione, nella struttura, perfino nella mole. Inoltre recano il riflesso di un'esperienza tutta solitaria, originalissima. La Morante definisce il suo realismo in termini assai diversi da quelli correnti, senza il peso di una realtà immediata e materiale; essa tende anzi a una sorta di trascrizione favolosa dei ricordi e una loro sublimazione mistica e simbolica, con esiti di singolare fascino (N. Sapegno).
Nel 1968, con Il mondo salvato dai ragazzini, la Morante tentò la via delle neoavanguardie, sperimentando un genere di romanzo in versi suddiviso in quadri, e usando un linguaggio senza regole che voleva significare una sorta di rivolta contro la letteratura tradizionale e contro la società borghese. Tuttavia non fu una prova del tutto convincete, mentre il suo equilibrio narrativo si manifestò sempre soprattutto nella prosa di ispirazione realistica, come dimostrano anche gli ultimi romanzi.
Ricordiamo alcune delle sue opere di maggiore successo:
Menzogna e sortilegio (1948): storia della decadenza di una aristocratica famiglia del meridione d'Italia, in cui si intrecciavano vicende romantiche d'amore, di pregiudizi, di sfrenato orgoglio.
L'isola di Arturo (1957): nell'isola di Procida il giovanissimo Arturo vive la sua spensierata adolescenza; siamo negli anni Trenta. E' orfano di madre fin dalla nascita e adora suo padre, un italo-austriaco sempre lontano per misteriosi viaggi. Il padre rappresenta per il ragazzo dalla fervida immaginazione, un eroe mitico finché non si risposa con una fanciulla poco più che sedicenne; allora all'affetto subentra in Arturo un sentimento di morbosa gelosia verso il padre, ancora più violenta quando nasce il fratellastro. La gelosia diventa addirittura rancore quando il ragazzo capisce che suo padre, che aveva sempre venerato, è persona assai meno nobile di come lo aveva visto con gli occhi di bambino. Il romanzo è tutto incentrato sulla finezza psicologica con cui la Morante sa cogliere il momento delicato del trapasso dall'adolescenza alla maturità nella mente e nell'animo di un ragazzo sensibile e solitario che, perdendo il candore dell'infanzia, perde anche il profondo amore per la sua isola. In chiave simbolica il romanzo propone la contrapposizione tra fantasia e realtà, tra le illusioni e la concretezza della vita.
Il mondo salvato dai ragazzini (1968): un tentativo di letteratura nuova, in versi, per sperimentare un modo più diretto, popolare, di narrazione quasi da teatro di strada di cui sono protagonisti i ragazzi, portatori di una sorta di rigenerazione dell'umanità. L'intento sperimentale, anche se non del tutto felice e convincente, ci offre un linguaggio fresco e spontaneo che ben s'intona con il gusto delle neoavanguardie.
La Storia (1974): clicca qui per leggere il riassunto; romanzo di ampia diffusione e gradito a un vastissimo pubblico; romanzo che potremmo definire popolare perché incentrato su personaggi umili che vivono un'epopea di dolore e di miseria nella Roma della guerra e dell'immediato dopoguerra (1941-1947). Fra tutti i drammi presentati o appena accennati, prevale quello della maestrina Ida Ramundo, vedova Mancuso, una creatura insicura di carattere e spaventata dal fatto di essere ebrea per parte di madre. Capitata a Roma dalla Calabria con il figlio Nino, dopo aver subito violenza da un soldato tedesco, dà alla luce un secondo figlio, Giuseppe. Quel bambinello fragile e tenero diventa la molla del suo coraggio e la sua stessa ragione di vita, tanto che quando morirà, preda di un attacco epilettico, Ida Ramundo precipiterà in una cupa follia senza scampo, come se fosse morta con lui.
Le vicende di questi personaggi sono scandite sullo sfondo della Storia, quella che si interessa di fatti clamorosi e di personaggi celebri, ignorando i poveretti che sono i reali protagonisti e le vittime di quella stessa Storia.
Aracoeli (1982): è l'ultimo romanzo della Morante, anch'esso triste e drammatico. E' la storia di Emanuele, non più giovanissimo, che dopo molti anni dalla morte della madre, Araocoeli una contadina andalusa, sente il desiderio di andare a visitare il paese di lei, dell'infanzia, e di una pace che non sa trovare altrove.
Nacque a Roma nel 1918 e già dal 1935 manifestò la sua vocazione al giornalismo e alla letteratura. Le prima esperienze giornalistiche (1935-36) furono seguite, infatti, da una costante attività letteraria con la pubblicazione di poesie e fiabe. La prima opera che riscosse un discreto successo fu La bellissima avventura di Caterina dalla trecciolina del 1941, seguito dal volume di racconti Il gioco segreto (1941). Seguì poi, nel 1948, il romanzo Menzogna e sortilegio e nel 1957 L'isola di Arturo, con il quale vinse il premio Strega. La produzione letteraria della Morante fu sempre intervallata da lunghe pause di meditativo silenzio da cui scaturivano vere novità; è il caso degli anni fra il 1958 e il 1974 durante i quali la scrittrice compose soltanto opere in poesia e racconti brevi, per tornare al romanzo nel 1974 con il fortunatissimo La Storia. Nel 1968 vinse il premio Etna-Zafferana con Il mondo salvato dai ragazzini una composizione in poesia, anarchica e popolaresca, manifestazione autentica del suo bisogno di inserirsi fra le avanguardie sperimentali. La Morante amò sempre una vita appartata da ogni mondanità, solitaria. Morì a Roma nel 1985.
Le idee e la poetica
Tutti i suoi libri mostrano di nascere da un grande impegno, nell'elaborazione, nella struttura, perfino nella mole. Inoltre recano il riflesso di un'esperienza tutta solitaria, originalissima. La Morante definisce il suo realismo in termini assai diversi da quelli correnti, senza il peso di una realtà immediata e materiale; essa tende anzi a una sorta di trascrizione favolosa dei ricordi e una loro sublimazione mistica e simbolica, con esiti di singolare fascino (N. Sapegno).
Nel 1968, con Il mondo salvato dai ragazzini, la Morante tentò la via delle neoavanguardie, sperimentando un genere di romanzo in versi suddiviso in quadri, e usando un linguaggio senza regole che voleva significare una sorta di rivolta contro la letteratura tradizionale e contro la società borghese. Tuttavia non fu una prova del tutto convincete, mentre il suo equilibrio narrativo si manifestò sempre soprattutto nella prosa di ispirazione realistica, come dimostrano anche gli ultimi romanzi.
Ricordiamo alcune delle sue opere di maggiore successo:
Menzogna e sortilegio (1948): storia della decadenza di una aristocratica famiglia del meridione d'Italia, in cui si intrecciavano vicende romantiche d'amore, di pregiudizi, di sfrenato orgoglio.
L'isola di Arturo (1957): nell'isola di Procida il giovanissimo Arturo vive la sua spensierata adolescenza; siamo negli anni Trenta. E' orfano di madre fin dalla nascita e adora suo padre, un italo-austriaco sempre lontano per misteriosi viaggi. Il padre rappresenta per il ragazzo dalla fervida immaginazione, un eroe mitico finché non si risposa con una fanciulla poco più che sedicenne; allora all'affetto subentra in Arturo un sentimento di morbosa gelosia verso il padre, ancora più violenta quando nasce il fratellastro. La gelosia diventa addirittura rancore quando il ragazzo capisce che suo padre, che aveva sempre venerato, è persona assai meno nobile di come lo aveva visto con gli occhi di bambino. Il romanzo è tutto incentrato sulla finezza psicologica con cui la Morante sa cogliere il momento delicato del trapasso dall'adolescenza alla maturità nella mente e nell'animo di un ragazzo sensibile e solitario che, perdendo il candore dell'infanzia, perde anche il profondo amore per la sua isola. In chiave simbolica il romanzo propone la contrapposizione tra fantasia e realtà, tra le illusioni e la concretezza della vita.
Il mondo salvato dai ragazzini (1968): un tentativo di letteratura nuova, in versi, per sperimentare un modo più diretto, popolare, di narrazione quasi da teatro di strada di cui sono protagonisti i ragazzi, portatori di una sorta di rigenerazione dell'umanità. L'intento sperimentale, anche se non del tutto felice e convincente, ci offre un linguaggio fresco e spontaneo che ben s'intona con il gusto delle neoavanguardie.
La Storia (1974): clicca qui per leggere il riassunto; romanzo di ampia diffusione e gradito a un vastissimo pubblico; romanzo che potremmo definire popolare perché incentrato su personaggi umili che vivono un'epopea di dolore e di miseria nella Roma della guerra e dell'immediato dopoguerra (1941-1947). Fra tutti i drammi presentati o appena accennati, prevale quello della maestrina Ida Ramundo, vedova Mancuso, una creatura insicura di carattere e spaventata dal fatto di essere ebrea per parte di madre. Capitata a Roma dalla Calabria con il figlio Nino, dopo aver subito violenza da un soldato tedesco, dà alla luce un secondo figlio, Giuseppe. Quel bambinello fragile e tenero diventa la molla del suo coraggio e la sua stessa ragione di vita, tanto che quando morirà, preda di un attacco epilettico, Ida Ramundo precipiterà in una cupa follia senza scampo, come se fosse morta con lui.
Le vicende di questi personaggi sono scandite sullo sfondo della Storia, quella che si interessa di fatti clamorosi e di personaggi celebri, ignorando i poveretti che sono i reali protagonisti e le vittime di quella stessa Storia.
Aracoeli (1982): è l'ultimo romanzo della Morante, anch'esso triste e drammatico. E' la storia di Emanuele, non più giovanissimo, che dopo molti anni dalla morte della madre, Araocoeli una contadina andalusa, sente il desiderio di andare a visitare il paese di lei, dell'infanzia, e di una pace che non sa trovare altrove.