Biografia
Primo Levi nacque a Torino nel 1919 da una famiglia ebraica di agiata borghesia, originaria delle valli cuneesi. Studiò al liceo D’Azeglio di Torino e nel 1941 si laureò in chimica. A causa della sua origine razziale fu costretto a impieghi semiclandestini, prima in una cava di amianto vicino alla sua città, poi alla Wander di Milano; intanto maturava le sue idee politiche affiancandosi alle formazioni partigiane della Valle D’Aosta. Il 13 Dicembre 1943 fu catturato e internato nel campo di Fossoli (Vicino a Modena); nel Febbraio 1944 fu deportato ad Auschwitz in Polonia e assegnato al sottocampo di Monovitz. Vi rimase fino alla liberazione del campo da parte delle truppe russe, gennaio 1945. Il ritorno a casa fu faticoso e Levi rientrò in Italia soltanto nell’ottobre di quello stesso anno, costretto a seguire itinerari assai complicati a causa della ritirata tedesca dai vari Paesi europei. Una volta a casa si impiegò in un’industria di vernici e pubblicò subito il racconto della sua esperienza nei lager Se questo è un uomo, ma senza molto successo. Il successo gli venne nel 1958 con la edizione presso l’Editore Einaudi. Da allora la sua attività letteraria fu abbastanza regolare, con la pubblicazione di opere di vario genere, sia in volume sia su i giornali e riviste. Morì suicida a Torino nel 1987.
Le idee e le tematiche
L’esperienza letteraria di Primo Levi (laureato in chimica!) nasce dal bisogno di raccontare le mie cose come egli stesso dice, quindi di partecipare ad altri, in forma quasi verbale, le sue esperienze. Tutte le sue opere hanno questo fondo di autobiografismo, più o meno evidente, ma nelle prime, più che nelle successive, l’intento autobiografico non è disgiunto da un intento morale, dal bisogno cioè di essere ascoltato perché chi lo ascolta si ponga delle domande e rifletta su certi problemi. Il mettere per scritto l’esperienza del lager è volere indurre tutti a conoscere, a giudicare, a non dimenticare, affinché quelle tristi vicissitudini siano un riscatto pagato per le generazioni future: che non debbano mai fare o subire altrettanto!
Opere
Le sue opere principali sono:
SE QUESTO E’ UN UOMO (1948): è il racconto dell’esperienza dolorosa del lager scritto, come l’autore confessa, per il bisogno di far sapere agli altri quello che succedeva in quei campi di concentramento nazisti; per la necessità di proporre a tutto il mondo la domanda se questo è un uomo, quando lo si costringe alla più assoluta abiezione, calpestandone ogni senso di dignità. Il libro racconta con misurata pacatezza e con un equilibrio poetico che lo rende una delle più umane testimonianze della disumana vita dei deportati.
LA TREGUA (1963): anche in quest’opera Levi ritorna alla sua esperienza del campo di concentramento. Racconta, infatti, della liberazione del lager e della lunga peregrinazione del ritorno, una sorta di pietosa odissea che è anche tregua, vacanza, periodo di sospensione fra il non vivere di Auschwitz e la paura di vivere del ritorno: dove avremmo attinto la forza per riprendere a vivere?... Ci sentivamo vecchi di secoli, oppressi da un anno di ricordi feroci, svuotati e inermi.
LA CHIAVE A STELLA (1978): romanzo in 14 racconti dei quali è protagonista Faussone, un operaio specializzato in montature metalliche. L’opera è interessante per il suo modo narrativo e per la lingua: Levi ricostruisce con sensibile realismo, la personalità del protagonista soprattutto attraverso il suo parlare ricco di espressioni dialettali e di vocaboli tecnici. Faussone non è una persona colta, ma ha molto viaggiato per lavoro ed è quindi ricco di esperienze da raccontare.
SE NON ORA, QUANDO? (1982): il romanzo più impegnativo di Levi. Vi si narra dell’impegno degli Ebrei dell’Europa orientale che durante la seconda guerra mondiale combatterono a fianco delle brigate partigiane per riscattare la loro dignità e identità. Se non ora, quando avrebbero potuto reagire da protagonisti? È la domanda dell’autore che segue l’epopea dolorosa di uno di questi gruppi di ebrei dalle foreste della Russia fino all’Italia, a Milano, una città finalmente disposta ad accoglierli.
Primo Levi nacque a Torino nel 1919 da una famiglia ebraica di agiata borghesia, originaria delle valli cuneesi. Studiò al liceo D’Azeglio di Torino e nel 1941 si laureò in chimica. A causa della sua origine razziale fu costretto a impieghi semiclandestini, prima in una cava di amianto vicino alla sua città, poi alla Wander di Milano; intanto maturava le sue idee politiche affiancandosi alle formazioni partigiane della Valle D’Aosta. Il 13 Dicembre 1943 fu catturato e internato nel campo di Fossoli (Vicino a Modena); nel Febbraio 1944 fu deportato ad Auschwitz in Polonia e assegnato al sottocampo di Monovitz. Vi rimase fino alla liberazione del campo da parte delle truppe russe, gennaio 1945. Il ritorno a casa fu faticoso e Levi rientrò in Italia soltanto nell’ottobre di quello stesso anno, costretto a seguire itinerari assai complicati a causa della ritirata tedesca dai vari Paesi europei. Una volta a casa si impiegò in un’industria di vernici e pubblicò subito il racconto della sua esperienza nei lager Se questo è un uomo, ma senza molto successo. Il successo gli venne nel 1958 con la edizione presso l’Editore Einaudi. Da allora la sua attività letteraria fu abbastanza regolare, con la pubblicazione di opere di vario genere, sia in volume sia su i giornali e riviste. Morì suicida a Torino nel 1987.
Le idee e le tematiche
L’esperienza letteraria di Primo Levi (laureato in chimica!) nasce dal bisogno di raccontare le mie cose come egli stesso dice, quindi di partecipare ad altri, in forma quasi verbale, le sue esperienze. Tutte le sue opere hanno questo fondo di autobiografismo, più o meno evidente, ma nelle prime, più che nelle successive, l’intento autobiografico non è disgiunto da un intento morale, dal bisogno cioè di essere ascoltato perché chi lo ascolta si ponga delle domande e rifletta su certi problemi. Il mettere per scritto l’esperienza del lager è volere indurre tutti a conoscere, a giudicare, a non dimenticare, affinché quelle tristi vicissitudini siano un riscatto pagato per le generazioni future: che non debbano mai fare o subire altrettanto!
Opere
Le sue opere principali sono:
SE QUESTO E’ UN UOMO (1948): è il racconto dell’esperienza dolorosa del lager scritto, come l’autore confessa, per il bisogno di far sapere agli altri quello che succedeva in quei campi di concentramento nazisti; per la necessità di proporre a tutto il mondo la domanda se questo è un uomo, quando lo si costringe alla più assoluta abiezione, calpestandone ogni senso di dignità. Il libro racconta con misurata pacatezza e con un equilibrio poetico che lo rende una delle più umane testimonianze della disumana vita dei deportati.
LA TREGUA (1963): anche in quest’opera Levi ritorna alla sua esperienza del campo di concentramento. Racconta, infatti, della liberazione del lager e della lunga peregrinazione del ritorno, una sorta di pietosa odissea che è anche tregua, vacanza, periodo di sospensione fra il non vivere di Auschwitz e la paura di vivere del ritorno: dove avremmo attinto la forza per riprendere a vivere?... Ci sentivamo vecchi di secoli, oppressi da un anno di ricordi feroci, svuotati e inermi.
LA CHIAVE A STELLA (1978): romanzo in 14 racconti dei quali è protagonista Faussone, un operaio specializzato in montature metalliche. L’opera è interessante per il suo modo narrativo e per la lingua: Levi ricostruisce con sensibile realismo, la personalità del protagonista soprattutto attraverso il suo parlare ricco di espressioni dialettali e di vocaboli tecnici. Faussone non è una persona colta, ma ha molto viaggiato per lavoro ed è quindi ricco di esperienze da raccontare.
SE NON ORA, QUANDO? (1982): il romanzo più impegnativo di Levi. Vi si narra dell’impegno degli Ebrei dell’Europa orientale che durante la seconda guerra mondiale combatterono a fianco delle brigate partigiane per riscattare la loro dignità e identità. Se non ora, quando avrebbero potuto reagire da protagonisti? È la domanda dell’autore che segue l’epopea dolorosa di uno di questi gruppi di ebrei dalle foreste della Russia fino all’Italia, a Milano, una città finalmente disposta ad accoglierli.