Alle fronde dei salici è una poesia di Salvatore Quasimodo scritta nel 1946 e contenuta nella raccolta "Giorno dopo giorno".
Scheda poesia
Titolo | Alle fronde dei salici |
Autore | Salvatore Quasimodo |
Genere | Poesia |
Raccolta | Giorno dopo giorno |
Data | 1946 |
Corrente letteraria | Ermetismo / Neorealismo |
Temi trattati | L'atrocità della guerra e l'invasione straniera |
Testo poesia
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo telegrafo?
alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Parafrasi
In che modo noi poeti potevamo continuare a comporre poesie con l'invasione straniera nel suolo italico, con i morti abbandonati nelle piazze, sparsi sull'erba ghiacciata, col pianto innocente dei bambini, con l'urlo disperato della madre in cerca del figlio morto appeso al palo del telegrafo? Anche le nostre cetre, erano appese leggere ai rami dei salici, per un voto di silenzio, oscillando mosse dal vento angoscioso.Analisi del testo e commento
Schema metrico: endecasillabi scioltiLa lirica è tra le più famose di Quasimodo, se non addirittura la più famosa, e si distacca leggermente allo stile dell'ermetismo per lasciarsi trasportare da quello nel neorealismo, dato che affronta il tema della narrativa di guerra e della resistenza.
Durante la seconda guerra mondiale, ci fu un periodo, compreso fra l'8 settembre 1943, inizio dell'occupazione tedesca in Italia (i tedeschi erano ex alleati dell'Italia), e il 25 aprile 1945, fine della guerra, in cui i poeti si sentivano soffocati dagli orrori della guerra che straziavano il paese e non riuscivano trovare ispirazione per scrivere poesie.
Dunque, la poesia inizia con la congiunzione "E", come se il poeta stesse riprendendo un discorso precedentemente sospeso, e si rivolge ai lettori. Inoltre, utilizza il plurale, perché vuole dare voce a tutta la categoria di poeti. Egli spiega che per i poeti era difficile continuare a comporre poesie dopo aver visto le conseguenze dell'oppressione straniera, anche se il poeta non fa alcun riferimento diretto al nazismo. Ma a cosa avevano assistito i poeti? Beh, la storia del nazismo, la conosciamo tutti: soldati tedeschi che torturavano e deportavano, senza fare alcuna distinzione fra donne e bambini (paragonati agli agnelli, simbolo di innocenza), di conseguenza il pianto delle loro madri con il cuore a pezzi, e nel testo viene riportato un episodio di una madre che vedendo il proprio figlio appeso a un palo del telegrafo (rievocando la crocifissione di Gesù) emette un urlo nero (cioè carico di dolore, essendo questo il colore del lutto) e poi i morti abbandonati nelle piazze e sull'erba che descrive come con l'aggettivo "dura di ghiaccio", cioè indurita dal gelo, dato che il 1944 ebbe un inverno molto rigido, ma anche perché sono immagini agghiaccianti.
Vi sono anche riferimenti biblici, in particolare al Salmo 136, nel quale viene narrato che gli antichi ebrei erano stati deportati come schiavi in esilio a Babilonia (586 a.C) e appesero ai rami dei salici le loro cetre con cui in patria erano soliti accompagnare i canti e le preghiere. Le appendevano come un gesto di speranza, nell'attesa che la guerra finisse e questa è una scena di silenzio che si contrappone alle urla e ai pianti di sofferenza e di dolore.
Figure retoriche
- Allitterazione della R = "cantare, straniero, sopra, cuore, fra, morti" (vv. 1-3).
- Metonimia = "piede straniero" (v.2); sopra il cuore (v.2). Rispettivamente l'oppressione dei soldati tedeschi e l'amore per la propria terra. Dunque, il concreto per l'astratto.
- Analogia = "lamento d’agnello dei fanciulli" (vv. 4-5), animale simbolo dell'innocenza; "sull’erba dura di ghiaccio" (v.4), riferimento allo scenario che fa rabbrividire.
- Personificazione = "triste vento" (v. 10).
- Sinestesia = "urlo nero" (v.5), è il colore della morte.
- Enjambement = "cantare con il piede straniero" (vv. 1-2); "lamento / d’agnello" (vv. 4-5); "urlo nero / della madre" (vv. 5-6); "al figlio / crocifisso" (vv. 6-7).