Biografia:
Duca di Palma e principe di Lampedusa, nacque a Palermo nel 1896. Appena ventenne interruppe gli studi per partecipare alla prima guerra mondiale. Fatto prigioniero evase due volte dal campo di concentramento di Poznam, la seconda volta con successo, e tornò in Italia dopo una lunghissima marcia per mezza Europa. Terminata la guerra riprese gli studi e si laureò a Torino in giurisprudenza. Durante il periodo fascista, poco consenziente al regime, visse appartato dalla vita politica viaggiando molto all’estero. Nel 1940 fu di nuovo chiamato in guerra come capitano di artiglieria. Alla fine del conflitto, non potendo tornare nella sua casa distrutta dalla guerra, acquistò un vecchio palazzo che era stato dei suoi antenati, e lì trascorse il resto della sua vita. Il suo impegno più importante divenne la letteratura e l’insegnamento della lingua inglese a un gruppo di amici e al figlio adottivo Gioacchino Lanza che sarà il curatore delle sue opere. Schivo di ogni incarico pubblico, o comunque ufficiale, Tomasi di Lampedusa accettò soltanto per brevissimo tempo, la carica di presidente della Croce Rossa di Sicilia. Nei due ultimi anni della sua vita scrisse accanitamente, ma non pubblicò niente; quando si decise a mandare il manoscritto del suo romanzo all’editore Mondadori, ebbe un rifiuto alla pubblicazione. Morì a Roma nel 1957.
Le idee e la poetica
Tomasi di Lampedusa ebbe un atteggiamento assai critico nei confronti delle sue opere e per questo, forse non pubblicò mai niente, Indirizzato verso un modo narrativo asciutto e preciso, rifugge da ogni atteggiamento di maniera e, pur rifacendosi al realismo, non indugia mai nella pedanteria documentaria e tanto meno nella trama e nell’intreccio romanzato di stampo ottocentesco. Anche la storia, nel romanzo, non è la linea narrativa essenziale, ma costituisce soltanto lo scenario che serve a inquadrare e giustificare i fatti. Del realismo, comunque, manca a Tomasi di Lampedusa l’obiettività perché le vicende che narra sono sempre personalmente sentite e partecipate e si possono riscontrare continue rispondenze autobiografiche sia nel romanzo sia nei racconti.
Le opere di Tomasi di Lampedusa sono pochissime e tutte pubblicate postume:
Il Gattopardo (1958): romanzo storico, anche se non in senso tradizionale, ambientato in Sicilia all’epoca del tramonto borbonico. Ne è protagonista una famiglia di antica nobiltà feudale (sul cui stemma campeggia un gattopardo danzante), e soprattutto don Fabrizio classe sociale e della propria famiglia dietro l’ondata dei fatti nuovi che non approva, ma che non può scongiurare. Si rende conto che per essere dalla parte dei nuovi dominatori è necessario essere ricchi, non nobili e perciò favorisce le nozze tra il nipote Tancredi e la bella Angelica, figlia di un furbo arricchito. Dovrà cambiare tutto in Sicilia, perché tutto rimanga come prima: con questa convinzione don Fabrizio non vuole onori né cariche dal nuovo regno d’Italia, ma preferisce osservare il corso degli eventi stando in disparte, serenamente aspettando la morte.
Lezioni su Stendhal (1959): una serie di saggi di letteratura francese.
Racconti (1961): quattro racconti in cui predominano i motivi autobiografici.
Duca di Palma e principe di Lampedusa, nacque a Palermo nel 1896. Appena ventenne interruppe gli studi per partecipare alla prima guerra mondiale. Fatto prigioniero evase due volte dal campo di concentramento di Poznam, la seconda volta con successo, e tornò in Italia dopo una lunghissima marcia per mezza Europa. Terminata la guerra riprese gli studi e si laureò a Torino in giurisprudenza. Durante il periodo fascista, poco consenziente al regime, visse appartato dalla vita politica viaggiando molto all’estero. Nel 1940 fu di nuovo chiamato in guerra come capitano di artiglieria. Alla fine del conflitto, non potendo tornare nella sua casa distrutta dalla guerra, acquistò un vecchio palazzo che era stato dei suoi antenati, e lì trascorse il resto della sua vita. Il suo impegno più importante divenne la letteratura e l’insegnamento della lingua inglese a un gruppo di amici e al figlio adottivo Gioacchino Lanza che sarà il curatore delle sue opere. Schivo di ogni incarico pubblico, o comunque ufficiale, Tomasi di Lampedusa accettò soltanto per brevissimo tempo, la carica di presidente della Croce Rossa di Sicilia. Nei due ultimi anni della sua vita scrisse accanitamente, ma non pubblicò niente; quando si decise a mandare il manoscritto del suo romanzo all’editore Mondadori, ebbe un rifiuto alla pubblicazione. Morì a Roma nel 1957.
Le idee e la poetica
Tomasi di Lampedusa ebbe un atteggiamento assai critico nei confronti delle sue opere e per questo, forse non pubblicò mai niente, Indirizzato verso un modo narrativo asciutto e preciso, rifugge da ogni atteggiamento di maniera e, pur rifacendosi al realismo, non indugia mai nella pedanteria documentaria e tanto meno nella trama e nell’intreccio romanzato di stampo ottocentesco. Anche la storia, nel romanzo, non è la linea narrativa essenziale, ma costituisce soltanto lo scenario che serve a inquadrare e giustificare i fatti. Del realismo, comunque, manca a Tomasi di Lampedusa l’obiettività perché le vicende che narra sono sempre personalmente sentite e partecipate e si possono riscontrare continue rispondenze autobiografiche sia nel romanzo sia nei racconti.
Le opere di Tomasi di Lampedusa sono pochissime e tutte pubblicate postume:
Il Gattopardo (1958): romanzo storico, anche se non in senso tradizionale, ambientato in Sicilia all’epoca del tramonto borbonico. Ne è protagonista una famiglia di antica nobiltà feudale (sul cui stemma campeggia un gattopardo danzante), e soprattutto don Fabrizio classe sociale e della propria famiglia dietro l’ondata dei fatti nuovi che non approva, ma che non può scongiurare. Si rende conto che per essere dalla parte dei nuovi dominatori è necessario essere ricchi, non nobili e perciò favorisce le nozze tra il nipote Tancredi e la bella Angelica, figlia di un furbo arricchito. Dovrà cambiare tutto in Sicilia, perché tutto rimanga come prima: con questa convinzione don Fabrizio non vuole onori né cariche dal nuovo regno d’Italia, ma preferisce osservare il corso degli eventi stando in disparte, serenamente aspettando la morte.
Lezioni su Stendhal (1959): una serie di saggi di letteratura francese.
Racconti (1961): quattro racconti in cui predominano i motivi autobiografici.