L'opera è ambientata tra i poveri pescatori di Aci Trezza, vicino a Catania; essa venne concepito come il primo di una serie di romanzi (il ciclo dei Vinti) in cui l'autore intendeva esplorare le varie forme sociali che assume la sconfitta nella lotta per la vita. Al livello più basso si pongono i poveri pescatori di Trezza: il narratore li ritrae nel momento in cui il progresso mostra le sue prime novità, spingendoli quindi a una ricerca del meglio che però si rivelerà completamente fallimentare.
L'idea di volgersi a un terreno letterariamente inesplorato, qual è la vita della povera gente della sua terra, venne a Verga, quasi per caso, nel 1874, allorché scriveva il bozzetto Nedda: la sua prima, pur se acerba, opera verista. Altre ne seguiranno, tali da promuovere una rivoluzione letteraria nell'ambito della tradizione italiana, sul piano sia dei contenuti sia del linguaggio, volutamente antiletterario: il narratore si nasconde dietro ai pensieri e alle stentate parole dei suoi personaggi, così da realizzare il massimo grado di oggettività e impersonalità narrativa.
Lista riassunti per capitolo
CAPITOLO 1Il romanzo si apre con la descrizione della famiglia protagonista, che vive ad Aci Trezza, un paesino di pescatori sulla costa orientale della Sicilia, pochi chilometri a nord di Catania. I Toscano, chiamati Malavoglia, pur essendo dei lavoratori, possiedono principalmente la casa del nespolo, dalla pianta che le cresceva accanto, e la barca della Provvidenza, che nel corso del romanzo si rivelerà la negazione della Provvidenza stessa. La famiglia è composta da Padron 'Ntoni, il dito grosso della mano, che ha un figlio, Bastianazzo, grande, grosso e obbediente; quest'ultimo è sposato con Maruzza, chiamata anche la Longa, una brava moglie e massaia, che gli ha dato cinque figli. Il primo di questi è 'Ntoni, un bighellone di vent'anni; seguono Luca, che è più giudizioso del fratello maggiore, Mena, soprannominata "Sant'Agata" dalla sua passione per il telaio, Alessi, un moccioso ancora incapace di soffiarsi il naso, ma con già il temperamento del nonno, e infine Lia, la più piccola. La vita familiare viene sconvolta quando viene chiamato alle armi il giovane 'Ntoni , che, dopo un inutile tentativo di corruzione delle autorità del paese da parte del nonno 'Ntoni, parte per Napoli dalla stazione di Aci Castello: prima però saluta la madre affranta e la giovane Sara di comare Tudda, alla quale invierà una sua foto. Padron 'Ntoni, per riparare al disagio per la perdita di due braccia da lavoro così forti come quelle del suo nipote maggiore, tenta un affare: compera ,a credito da "quell'usuraio di Zio Crocifisso", una grossa partita di lupini, che poi si riveleranno quasi avariati; li carica sulla "Provvidenza" ed affida al figlio Bastianazzo il compito di andarli a vendere a Riposto.
CAPITOLO 2
Nel capitolo viene descritta la figura di Mena, amica della coetanea Nunziata, che deve assistere una "nidiata di fratellini" lasciati a lei dal padre per educarli: le due amiche parlano dei ragazzi del paese rivelando un comune interesse per Compare Alfio Mosca, un giovane rimasto senza parenti e senza amici. Dopo la partenza di Bastianazzo e l'amico Menico sulla "Provvidenza", Padron 'Ntoni discute con alcuni paesani sul buon fine dell'operazione, legato a determinate condizioni atmosferiche: queste ultime, però, sembrano non essere favorevoli al viaggio.
CAPITOLO 3
I parenti di Bastianazzo e Menico, imbarcatisi in una tempestosa notte di settembre, si riuniscono in chiesa per pregare affinchè non si verifichi la disgrazia che è già nell’aria. Gli altri personaggi commentano l’ormai presentito fallimento dell’impresa nell’osteria della Santuzza, dove si beve, si impreca e si ride delle spiritosaggini dette per dare coraggio ai parenti dei disgraziati. Inutile il tentativo della disperata Mariuzza, che continua a invocare il nome della Vergine, di scorgere l’imbarcazione del marito dall’alto della “sciara”(=lava) che, dalle pendici dell’Etna arriva sino al mare.
CAPITOLO 4
Ormai Mariuzza è venuta a conoscenza della disgrazia per la quale la barca è naufragata, i lupini sono stati ingoiati dal mare e soprattutto Bastianazzo è annegato. Padron ‘Ntoni deve provvedere a saldare il debito dei lupini; intorno alla sua disgrazia si concentra l’attenzione degli abitanti del villaggio: chi per curiosita’, chi per compassione, chi per egoismo (come lo zio Crocifisso, che vuole I soldi dei lupini). Durante la commemorazione del defunto Bastianazzo alcuni paesani cercano di trovare una soluzione al nuovo problema economico che la famiglia smembrata deve affrontare; le amiche dell’affranta Mariuzza, che non riesce più a dire e a fare nulla (nemmeno a dare da mangiare ai suoi figli), cercano invece di confortarla, come la cugina Anna, che bada ai piccini.
CAPITOLO 5
Filomena viene a sapere da Compare Alfio Mosca che dovrà sposare il ricco Brasi di Padron Cipolla, per risollevare le sorti della famiglia. E mentre Alfio, che possiede solo un asino, le spiega i suoi progetti futuri di carrettiere, lei arrossisce e lascia intendere che sarebba disposta a intraprendere una vita nomade insieme a lui. Mentre si avvicina sempre più il 2 novembre, scadenza ultima per pagare i lupini presi in credenza, la “Provvidenza” viene gettata inservibile sulla spiaggia dalle onde: mentre qualcuno scaglia con disprezzo un calcio sulla barca, imprecando contro il suo nome, altri si propongono di rimetterla in sesto. Il ritorno del giovane ‘Ntoni da Napoli riempie ancora una volta di gente la “casa del nespolo”: il fratello Luca esprime il desiderio di partire per la leva al posto di ‘Ntoni, che, dal canto suo, non intende rimanere una settimana nella casa del padre defunto.
CAPITOLO 6
‘Ntoni rimane deluso quando viene a conoscenza del matrimonio tra Sara di Comare Tudda, la ragazza che amava di più, con un altro paesano, ma si reca lo stesso a pescare coi fratelli e il nonno: tutti si danno da fare per guadagnare i soldi necessari a pagare Tino Piedipapera, un clandicante del paese, cui Zio Crocifisso finge cedere il credito per i lupini. Mariuzza e Mena tessono su commissione, Padron ‘Ntoni e il giovane ‘Ntoni pescano di notte e rivendono di giorno, Luca lavora sul ponte della ferrovia, mentre Alessi va in cerca di esche da rivendere ai pescatori. Dopo l’inutile tentativo di padron ‘Ntoni di persuadere il creditore affinchè si soddisfi sulla “Provvidenza”, quasi rifatta a nuovo, e sulla “casa del nespolo”, egli si reca insieme al nipote ‘Ntoni da un avvocato, il quale consiglia loro di non estinguere il debito per il momento, non essendo quest’ultimo provato da alcun documento. Però, l’intera famiglia, non essendo sicura della via consigliata, si reca dall’esperto in legge del paese, Don Silvestro, che suggerisce a Mariuzza di rinunciare alla dote per poter rendere cedibile la casa.
CAPITOLO 7
Poco dopo il Natale, Luca è chiamato alle armi e parte come il fratello, assicurando la madre che prima di tornare la avviserà, cosicchè potrà venire a prenderlo dalla stazione. Nel frattempo la “Provvidenza” restaurata è nuovamente varata con grande festa per il paese: il giovane ‘Ntoni conosce Barbara Zuppidda, mentre l’ingenua Mariuzza informa l’accorata Mena sul suo futuro matrimonio col ricco Brasi Cipolla. Segue la descrizione della ribellione degli abitanti del paese verso le autorità del paese stesso, rappresentate dal segretario comunale Don Silvestro, a seguito della sua decisione di introdurre un dazio sulla pece, necessaria per riparare eventualmente la “Provvidenza”: infatti quest’ultimo era innamorato di Barbara Zuppidda e geloso del giovane ‘Ntoni. Nell’insurrezione si scontrano i pareri della Zuppidda e di Piedipapera: quando ‘Ntoni ne viene a conoscenza decide di battersi con Piedipapera, per assicurarsi la ragazza. Ma la ferma negazione che Padron ‘Ntoni dà al giovane quando questi gli chiede di potersi sposare costringe ‘Ntoni a rinunciare.
CAPITOLO 8
‘Ntoni è risoluto a levarsi davanti tutti gli uomini che sposerebbero Barbara Zuppidda, cioè Vanni Pizzuto e soprattutto il brigadiere Don Michele. Quest’ultimo, però, per levarsi di mezzo ‘Ntoni, chiede aiuto a Piedipapera, che coglie al volo l’occasione per “ridurre come si deve ‘Ntoni e la sua parentela”. Padron ‘Ntoni e Padron Cipolla fanno incontrare i nipoti Mena e Brasi nella casa dei Malavoglia, ma, mentreil ragazzo dimostra interesse per la ragazza, Mena rimane con gli occhi abbassati e non gli offre nulla. La ragazza tiene però un diverso comportamento quando incontra Alfio Mosca, in procinto di partire per il paese di Bicocca: prima di montare sull’asino, il ragazzo dichiara il proprio amore a Mena, che, con le lacrime agli occhi, si conforta pensando che è Dio che li vuole separati.
CAPITOLO 9
Padron ‘Ntoni supplica Compare Tino (=Piedipapera) affinchè gli conceda la dilazione del debito fino a settembre, ma quest’ultimo sostiene di non aver più pane da mangiare e gli consiglia di vendere la “casa del nespolo”. Segue il convito organizzato dai Malavoglia in occasione della spartizione dei capelli della futura sposa Mena, come vuole la tradizione siciliana. Ma la notizia della battaglia di Lissa, dove la nave “Re d’Italia” è affondata con tutto l’equipaggio, guasta l’atmosfera gioiosa della “casa del nespolo”. Allora Padron ‘Ntoni e la nuora Maruzza si recano dalla capitaneria del porto di Catania per informarsi sulla salute del giovane Luca, il cui nome è però scritto nella lista dei caduti in mare: Maruzza “sdrucciola pian piano a terra mezza morta”. La famiglia si trasferisce ora nella casa di un beccaio, che Padron ‘Ntoni ha affittato dopo la vendita della “casa del nespolo”. Senza quest’ultima i Malavoglia non hanno più “nè casa nè regno” e quindi rimandano al futuro i progetti di matrimonio per Mena e ‘Ntoni. Ormai i Malavoglia sono convinti che “bisogna vivere come e dove si è nati”.
CAPITOLO 10
I Malavoglia cercano di risollevare le sorti economiche della famiglia con la barca, visto che la “Provvidenza” è l’ultima cosa a loro rimasta. Ma in una sera di brutto tempo Alessi, ‘Ntoni e il nonno devono fronteggiare il mare in tempesta, rischiando di morire annegati in seguito a uno schianto della barca: nello scontro Padron ‘Ntoni sembra aver perso la vita. Ma l’abile ‘Ntoni porta la barca al sicuro e alcuni personaggi dagli scogli riescono a salvare i tre disgraziati con una fune. Padron ‘Ntoni viene dunque curato e confortato dai membri della famiglia e anche degli abitanti del paese: pian piano si rimette in sesto per poter ritornare a pescare coi nipoti e per poter riacquistare la “casa del nespolo”, nella quale desidera morire.
CAPITOLO 11
Il giovane ‘Ntoni non pensa ad altro che “a quella vita senza pensieri e senza fatica” che vorrebbe condurre dopo essersi arricchito in città. Inutili saranno i proverbi del nonno finalizzati a convincere il giovane che è meglio che rimanga “al suo paesello”; inutili saranno anche le lacrime della Longa, che, resa vecchia e stanca dalle disgrazie, non vedrà la partenza del figlio. Infatti ella si ammala di colera che da Catania raggiunge presto Aci Trezza; quest’ultimo è isolato e come blindato, a causa degli sbarramenti agli usci di ogni abitazione. I figli della Longa rimangono “sbalorditi” dalla velocità con cui il morbo porta via la donna, anche se ‘Ntoni decide ugualmente di partire alla ricerca della fortuna tanto bramata. Abbandona quindi i fratelli, in preda a due stati d’animo contrastanti: il pentimento, ossia il rimorso per aver tradito la religione della casa, e la testardaggine, che ha però la meglio.
CAPITOLO 12
Durante l’assenza del giovane ‘Ntoni, il nonno e i nipoti si organizzano per poter ritornare nella “casa del nespolo”. Il serio Alessi progetta di sposare la Nunziata, giovane e onesta contadina nonchè allevatrice dei suoi numerosi fratellini: con il loro lavoro i due sperano di poter riacquistare la “casa del nespolo”. ‘Ntoni parte in cerca di fortuna ma ritorna umiliato e più povero di prima: allora fugge dalla propria famiglia, che avrebbe bisogno di lui, e sogna una vita basata su ricchezza, divertimento e ozio.
CAPITOLO 13
Solo per una settimana ‘Ntoni riprende a lavorare col nonno e gli altri nipoti. Ma a nulla servono le prediche del nonno, in quanto il vizio della vita notturna e del brigantaggio spingono il giovane a frequentare sempre l’osteria della Santuzza. Il brigadiere Don Michele, anch’egli frequentante quell’osteria, corteggia Lia, presentandosi regolarmente a casa sua, col pretesto di informare la ragazza che ‘Ntoni è diventato contrabbandiere. Nel frattempo Zio Crocifisso, per ottenere una chiusa, si sposa con la nipote Vespa, che non fa altro che spendere il suo denaro; il figlio di Padron Cipolla, Brasi, scappa con la Mangiacarrube, un’altra giovane di Aci Trezza.
CAPITOLO 14
Una sera ‘Ntoni, che è venuto a sapere delle intenzioni di Don Michele con Lia, viene sorpreso dalle guardie doganali insieme ad altri coetanei ubriachi, ferisce Don Michele e viene portato in questura proprio da quest’ultimo. Padron ‘Ntoni, con i risparmi, paga un avvocato per il processo; l’avvocato Scipioni afferma che il ferimento di don Michele non è avvenuto a causa del contrabbando ma a causa di donne. Padron ‘Ntoni allora pensa che si riferisca alla rivalità per la Santuzza, ma quando capisce che l’avvocato intende Lia sviene e viene portato via dai carabinieri. ‘Ntoni ottiene cinque anni di lavori forzati, pur negando ciò che l’avvocato dice al processo. Compare Piedipapera torna in paese per riferire a Lia ciò che è stato detto di lei al processo: ma, mentre Mena accetta lo sgomento della nuova tragedia, la sorella Lia non sostiene l’apparenza del disonore. Decide quindi di allontanarsi da casa, andando lei stessa incontro al disonore.
CAPITOLO 15
Dei Malavoglia ormai sono rimasti solo Padron ‘Ntoni, Mena e Alessi, senza contare la Nunziata, che ormai vive con loro ed è diventata una ragazza “alta e sottile come un manico di scopa”. Il nonno invece non riesce più ad alzarsi dal letto e deve essere ricoverato. Alfio Mosca, tornato con il nuovo mulo a carcare Mena, accompagna sul suo carro il vecchio all’ospedale, dal quale quest’ultimo non uscirà vivo. Compare Mosca chiede dunque la mano di Mena, ormai ventiseienne, la quale rifiuta in quanto sostiene di non poter più maritarsi dopo le disgrazie della famiglia. Mena infatti si rifugerà in soffitta “come le casseruole vecchie” e si preoccuperà solamente di allevare i figli di Nunziata e Alessi. Lia ha seguito la brutta strada del fratello ‘Ntoni, in quanto è stata avvistata da Alfio sull’uscio di un postribolo. Alessi e Nunziata riescono ad acquistare la “casa del nespolo” e comunicano tale notizia al nonno morente, il quale concede loro un ultimo sorriso. Una sera, infine, il vagabondo ‘Ntoni ritorna dopo tanti anni alla “casa del nespolo” per avere informazioni della famiglia che ha abbandonata. I fratelli, nonostante lo considerino ormai un estraneo, lo invitano a restare, ma il giovane spiega che deve andarsene perché non può più stare in quella casa piena di brutti ricordi. Così, dopo aver dato un’ultima malinconica occhiata al paese natale, ‘Ntoni ritorna alla sua vita sregolata.