Riassunto:
Primo Levi nasce nel 1919 da famiglia ebrea a Torino dove compie gli studi fino alla laurea in chimica.
Nel 1938, in seguito alle leggi razziali, perde l’impiego di chimico e dopo l’8 settembre 1943 si aggrega alle formazioni partigiane in Val d’Aosta.
Arrestato il 13 dicembre di quell’anno è inviato, per la sua condizione di ebreo, al campo di raccolta di Fossoli (Modena) e da qui, nel febbraio del 1944, viene deportato con altri 650 ebrei nel lager di Auschwitz, in Polonia. Salvato dalla camera a gas perché i tedeschi avevano bisogno di chimici, viene liberato nel gennaio del 1945 quando le truppe russe costringono al ritiro quelle tedesche.
Tornato in Italia alla fine del 1945, narra la sua drammatica esperienza nei libri autobiografici Se questo è un uomo (1947) e La tregua (1963).
Continua a lavorae nell’industria fino al 1975 e alterna il suo lavoro di chimico con quello di narratore pubblicando romanzi e raccolte tra cui Le storie naturali (pubblicate con lo pseudonimo di Damiano Malabaila), Il sistema periodico, La chiave a stella, I sommersi e i salvati. Muore suicida l’11 aprile 1987.
Se questo è un uomo
La trama
Se questo è un uomo è una testimonianza autobiografica lucidissima e drammatica del degrado dell’uomo nei lager nazisti.
L’opera racconta, seguendo l’ordine cronologico, le tappe cruciali dell’anno internamento di Primo Levi ad Auschwitz, lasciando che sia la realtà dei fatti a parlare, a mostrare con quale cieca freddezza avvenisse il progressivo annientamento fisico e morale di un uomo da parte del regime nazista.
Dopo un brevissimo internamento nel campo di smistamento di Fossoli e un viaggio infernale su un carro merci, Primo Levi giunge nel campo di lavoro di Auschwitz dove entra in contatto con la realtà inimmaginabile del lager.
I prigionieri, privati in modo disumano dei propri affetti e delle proprie cose, demoliti nella loro identità personale, affrontano condizioni di vita insostenibili e la morte dovuta alla fame, al freddo, alle malattie, alle fatiche e alle selezioni per le camere a gas.
La lotta per la sopravvivenza annienta ogni vincolo di solidarietà e abbrutisce i prigionieri. Non mancano, però episodi di comprensione e di amicizia. Emblematico è l’incontro con Lorenzo Perrone, un operaio civile italiano, che porta a Primo Levi un pezzo di pane e gli avanzi del suo rancio ogni giorno per sei mesi, senza chiedere e accettare alcun compenso, e grazie al quale lo scrittore non dimentica di essere lui stesso un uomo.
Quando nel gennaio del 1945 giungono nel campo di Auschwitz le truppe sovietiche, lo spettacolo che si presenta agli occhi dei liberatori è atroce e indescrivibile.
Perché leggere Se questo è un uomo?
Se questo è un uomo è nato, come afferma l’autore, da un impulso immediato e violento di raccontare agli altri le atrocità che si consumavano all’interno dei lager nazisti e a scopo di liberazione interiore.
Primo Levi, che all’esperienza tragica di deportato ha sovrapposto quella di scrittore testimone, afferma: Vivendo e poi scrivendo e meditando quegli avvenimenti, ho imparato molte cose sugli uomini e sul mondo, e di queste ci rende partecipi.
Con la sua testimonianza ci chiede, soprattutto, di riflettere sul pericolo sempre incombente di un ritorno della barbarie del razzismo con i suoi spietati meccanismi dello sterminio di massa.
Primo Levi nasce nel 1919 da famiglia ebrea a Torino dove compie gli studi fino alla laurea in chimica.
Nel 1938, in seguito alle leggi razziali, perde l’impiego di chimico e dopo l’8 settembre 1943 si aggrega alle formazioni partigiane in Val d’Aosta.
Arrestato il 13 dicembre di quell’anno è inviato, per la sua condizione di ebreo, al campo di raccolta di Fossoli (Modena) e da qui, nel febbraio del 1944, viene deportato con altri 650 ebrei nel lager di Auschwitz, in Polonia. Salvato dalla camera a gas perché i tedeschi avevano bisogno di chimici, viene liberato nel gennaio del 1945 quando le truppe russe costringono al ritiro quelle tedesche.
Tornato in Italia alla fine del 1945, narra la sua drammatica esperienza nei libri autobiografici Se questo è un uomo (1947) e La tregua (1963).
Continua a lavorae nell’industria fino al 1975 e alterna il suo lavoro di chimico con quello di narratore pubblicando romanzi e raccolte tra cui Le storie naturali (pubblicate con lo pseudonimo di Damiano Malabaila), Il sistema periodico, La chiave a stella, I sommersi e i salvati. Muore suicida l’11 aprile 1987.
Se questo è un uomo
La trama
Se questo è un uomo è una testimonianza autobiografica lucidissima e drammatica del degrado dell’uomo nei lager nazisti.
L’opera racconta, seguendo l’ordine cronologico, le tappe cruciali dell’anno internamento di Primo Levi ad Auschwitz, lasciando che sia la realtà dei fatti a parlare, a mostrare con quale cieca freddezza avvenisse il progressivo annientamento fisico e morale di un uomo da parte del regime nazista.
Dopo un brevissimo internamento nel campo di smistamento di Fossoli e un viaggio infernale su un carro merci, Primo Levi giunge nel campo di lavoro di Auschwitz dove entra in contatto con la realtà inimmaginabile del lager.
I prigionieri, privati in modo disumano dei propri affetti e delle proprie cose, demoliti nella loro identità personale, affrontano condizioni di vita insostenibili e la morte dovuta alla fame, al freddo, alle malattie, alle fatiche e alle selezioni per le camere a gas.
La lotta per la sopravvivenza annienta ogni vincolo di solidarietà e abbrutisce i prigionieri. Non mancano, però episodi di comprensione e di amicizia. Emblematico è l’incontro con Lorenzo Perrone, un operaio civile italiano, che porta a Primo Levi un pezzo di pane e gli avanzi del suo rancio ogni giorno per sei mesi, senza chiedere e accettare alcun compenso, e grazie al quale lo scrittore non dimentica di essere lui stesso un uomo.
Quando nel gennaio del 1945 giungono nel campo di Auschwitz le truppe sovietiche, lo spettacolo che si presenta agli occhi dei liberatori è atroce e indescrivibile.
Perché leggere Se questo è un uomo?
Se questo è un uomo è nato, come afferma l’autore, da un impulso immediato e violento di raccontare agli altri le atrocità che si consumavano all’interno dei lager nazisti e a scopo di liberazione interiore.
Primo Levi, che all’esperienza tragica di deportato ha sovrapposto quella di scrittore testimone, afferma: Vivendo e poi scrivendo e meditando quegli avvenimenti, ho imparato molte cose sugli uomini e sul mondo, e di queste ci rende partecipi.
Con la sua testimonianza ci chiede, soprattutto, di riflettere sul pericolo sempre incombente di un ritorno della barbarie del razzismo con i suoi spietati meccanismi dello sterminio di massa.