Metrica deriva dal latino metrum, "misura" o anche, tecnicamente, "metro", combinazione di due o più sillabe. In poesia la metrica è l'arte che studia la struttura e il raggruppamento dei versi; è quindi l'insieme delle norme che determinano le regole del ritmo, elemento fondamentale del linguaggio poetico.
Il verso è l'unità ritmica, costante o variabile, sulla quale è costruita una poesia ed è formato da una quantità determinata di sillabe. Nella scrittura di una poesia alla fine di ogni verso si va a capo.
Il verso è scandito da un accento ritmico o ictus. L'accento ritmico, aumentando l'intensità di alcune sillabe, determina il ritmo del verso.
I principali versi italiani si dividono in imparisillabi (quelli composti di un numero dispari di sillabe di sillabe) e parisillabi (quelli formati da un numero pari di sillabe).
Il verso è l'unità ritmica, costante o variabile, sulla quale è costruita una poesia ed è formato da una quantità determinata di sillabe. Nella scrittura di una poesia alla fine di ogni verso si va a capo.
Il verso è scandito da un accento ritmico o ictus. L'accento ritmico, aumentando l'intensità di alcune sillabe, determina il ritmo del verso.
I principali versi italiani si dividono in imparisillabi (quelli composti di un numero dispari di sillabe di sillabe) e parisillabi (quelli formati da un numero pari di sillabe).
Versi imparisillabi
Il trisillabo o ternario = composto di tre sillabe con accento sulla 2° sillaba:
non s'ode
romore
di sòrta
(Palazzeschi)
Il quinario = composto di cinque sillabe con accenti sulla 1° o 2° sillaba e sulla 4°:
il mòrbo infuria,
il pàn ci mànca
(Fusinato)
Il settenario = formato di sette sillabe con accento sulla 6° sillaba e un altro su una delle prime quattro:
Tu fior de la mia piànta
percòssa e inaridìta
(Carducci)
Il novenario = di nove sillabe con accenti comunemente sulle sillabe 2°, 5° e 8°:
sentìvo il cullare del màre
sentìvo un fru frù fra le fràtte
(Pascoli)
L'endecasillabo = di undici sillabe con accenti su 6° e 10° o su 4°, 8° e 10° o su 4°, 7° e 10°:
Nel mezzo del cammìn di nostra vìta
mi ritrovai per una sélva oscùra
(Dante)
L'endecasillabo è il verso più classico della tradizione poetica italiana (Dante, petrarca, Ariosto, Tasso, Parini, Leopardi ecc.), spesso usato in combinazione con il settenario.
Versi parisillabi
Il bisillabo o binario = di due sillabe con accento sulla 1°:
Lùna
Bèlla
nélla
brùna
sérra
(Botta)
Il quaternario = di quattro sillabe con accenti sulla 1° e 3° sillaba:
Nélle lùci tùe divine (Metastasio)
Il senario = di sei sillabe con accenti sulla 2° e 5° sillaba:
Se rèsto sul lìdo
se sciòlgo le véle
(Metastasio)
L'ottonario = di otto sillabe con accenti sulla 3° e 7° sillaba o sulla 4° e 7°:
Viene viène la Befàna
vien dai mo'nti a notte fo'nda
(Pascoli)
Il decasillabo = di dieci sillabe con accenti sulla 3°, 6° 3 9° sillaba:
S'ode a dèstra uno squìllo di tromba,
a sinìstra rispo'nde uno squillo.
(Manzoni)
Versi composti
Due versi uguali ripetuti nella stessa riga si dicono versi composti o doppi o accoppiati. Essi sono:
Il doppio quinario = formato da due quinari:
l'onda del nitido - Mincio correa
(Carducci)
Il doppio senario o dodecasillabo = formato da due senari:
qual raggio di sole - da nuvoli folti
(Manzoni)
Il doppio settenario o martelliano = (dal nome del poeta Pier Iacopo Martelli che lo diffuse all'inizio del Settecento) formato da due settenari:
avanti, avanti, o sauro - destrier de la canzone
(Carducci)
Il doppio ottonario = formato da due ottonari:
guizzan come frecce stanche tra i pennoni e i cimiteri
(Carducci)
Versi piani, tronchi, sdruccioli
Oltre alla classificazione che abbiamo già visto, i versi possono essere riconosciuti anche in base all'accento dell'ultima parola che li compone. Essi possono essere:
Versi piani = quando l'ultima parola del verso è piena, cioè accentata sulla penultima sillaba:
Dolce e chiara è la notte e senza vènto.
Versi tronchi = quando l'ultima parola del verso è tronca, cioè accentata sull'ultima sillaba:
volaron sul ponte che cupo sonò.
Versi sdruccioli = quando l'ultima parola del verso è sdrucciola, cioè accentata sulla terzultima sillaba:
Girella emèrito.
di molto mèrito.
La posizione dell'accento nell'ultima parola del verso comporta differenze di ritmo ma soprattutto ha conseguenza nel computo delle sillabe del verso stesso.
Un verso tronco è considerato composto da una sillaba in più rispetto all'effettivo numero di sillabe:
Vo-la-ron-sul-pon-te-che-cu-po-so-nò (undici sillabe)
è pertanto un dodecasillabo;
Un verso sdrucciolo si conta con una sillaba in meno:
di-mol-to-me-ri-to (sei sillabe)
è pertanto un quinario.