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Alta è la notte, Vincenzo Monti: parafrasi, analisi, commento

Il testo della poesia Alta è la notte di Vincenzo Monti, con la parafrasi, l'analisi del testo, l'individuazione delle figure retoriche e il commento.
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Alta è la notte è una poesia di Vincenzo Monti scritta nel 1783 e appartenente alla raccolta Versi. Si tratta dell'ottavo di dieci componimenti, tra l'altro anche il più celebre, ispirati da una traduzione francese del romanzo "I dolori del giovane Werher" di Goethe del 1774, nel quale Werther scrive una lettera all'amata Lotte.





Alta è la notte: scheda informativa

Titolo Alta è la notte
Autore Vincenzo Monti
Genere Ode
Raccolta Versi
Data 1783
Corrente letteraria Neoclassicismo
Temi trattati Riflessioni sulla vita e il ricordo dei dolci incontri con la donna amata.
Frase celebre «Oh rimembranze! oh dolci istanti! io dunque, dunque io per sempre v’ho perduti, e vivo»




Testo

Alta è la notte, ed in profonda calma
dorme il mondo sepolto, e in un con esso
par la procella del mio cor sopita.
Io balzo fuori delle piume, e guardo;
e traverso alle nubi, che del vento
squarcia e sospinge l’iracondo soffio,
veggo del ciel per gl’interrotti campi
qua e là deserte scintillar le stelle.
Oh vaghe stelle! e voi cadrete adunque,
e verrà tempo che da voi l’Eterno
ritiri il guardo, e tanti Soli estingua?
E tu pur anche coll’infranto carro
rovesciato cadrai, tardo Boote,
tu degli artici lumi il più gentile?
Deh, perché mai la fronte or mi discopri,
e la beata notte mi rimembri,
che al casto fianco dell’amica assiso
a’ suoi begli occhi t’insegnai col dito!
Al chiaror di tue rote ella ridenti
volgea le luci; ed io per gioia intanto
a’ suoi ginocchi mi tenea prostrato
più vago oggetto a contemplar rivolto,
che d’un tenero cor meglio i sospiri,
meglio i trasporti meritar sapea.
Oh rimembranze! oh dolci istanti! io dunque,
dunque io per sempre v’ho perduti, e vivo?
e questa è calma di pensier? son questi
gli addormentati affetti? Ahi, mi deluse
della notte il silenzio, e della muta
mesta Natura il tenebroso aspetto!
Già di nuovo a suonar l’aura comincia
de’ miei sospiri, ed in più larga vena
già mi ritorna su le ciglia il pianto.




Parafrasi

È notte fonda, il mondo giace addormentato in una profonda calma, anche la tempesta del mio cuore sembra sospesa. Esco dal letto e guardo fuori attraverso le nuvole squarciate e spinte da un vento furioso, vedo strisce di cielo, e qua e là scintillano stelle solitarie.
Ah stelle deliziose, anche voi cadrete. Davvero, verrà un giorno in cui Dio si stancherà di guardarvi e vi spegnerà tutte insieme?
E tu Orsa Maggiore che sei la più gentile fra le costellazioni boreali, persino tu cadrai col tuo lento carro fatto a pezzi.
Perché ti fai vedere in questo modo mi fai tornare in mente la notte in cui seduto di fianco alla mia dolce amata ti indicavo col dito in alto nel cielo. Lei sorrideva con gli occhi, fissando le ruote luminose del tuo carro e invece io gettato ai sui piedi avevo qualcosa di ancora più bello da ammirare, qualcosa che giustamente aveva raccolto tutti i sospiri e le emozioni di un giovane cuore.
O ricordi! Che momenti felici! E così dunque non farete più ritorno, come farò a vivere in questo modo?
Cercavo tranquillità per i miei pensieri e pace per le mie pene sepolte in profondità.
Come mi ha ingannato il silenzio della notte, e anche (mi ha tratto in inganno) l'aspetto tenebroso e malinconico della natura. Ecco che nuovamente riprendono i miei sospiri (il mio affanno) e dagli occhi tornano a fuoriuscire lacrime con maggiore intensità.



Analisi del testo

Schema metrico: endecasillabi sciolti.

Questa poesia si suddivide in tre parti:
  • Nella prima parte, il poeta contempla il cielo stellato durante la tranquilla notte.
  • Nella seconda parte, riflette sulla bellezza delle stelle e pensa alla loro inevitabile fine, come un simbolo della transitorietà della vita.
  • Nella terza parte, ricorda dolci momenti trascorsi con la donna amata quando osserva l'Orsa Maggiore, provocando in lui sentimenti di nostalgia, sospiri e lacrime.



Figure retoriche

  • Metafora = "alta è la notte" (v. 1); "procella del mio cor" (v. 3); del ciel per gl'interrotti campi (v. 7).
  • Anastrofe = "alta è la notte" (v. 1); "la beata notte mi rimembri" (v. 16); "della notte il silenzio" (v. 29).
  • Personificazione = "dorme il mondo" (v. 2); "iracondo soffio" (v. 6).
  • Endiadi = "squarcia e sospinge" (v. 6).
  • Iperbato = "par … sopita" (v. 3); "veggo … le stelle" (vv. 6-7).
  • Metonimia = piume (v. 4).
  • Allitterazione di E - S - R - T = "deserte scintillar le stelle" (v. 8).
  • Anafora = "Oh" (v. 9 e v. 25).
  • Domanda retorica = "e verrà tempo che da voi l’Eterno ritiri il guardo, e tanti Soli estingua?" (vv. 10-11).
  • Esclamazione = "Oh rimembranze! oh dolci istanti!" (v. 25).
  • Sineddoche = "ciglia" (v. 33).
  • Enjambement = "con esso / par" (vv. 2-3); "che del vento / squarcia" (vv. 5-6); "l’Eterno / ritiri" (vv. 10-11); "carro / rovesciato" (vv. 12-13); "son questi / gli addormentati" (vv. 27-28); "muta mesta Natura" (vv. 29-30); "comincia de’ miei sospiri" (vv. 31-32)



Commento

In questa poesia parla di una notte silenziosa in cui il poeta contempla il cielo stellato. Anche se la sua mente è inquieta, trova conforto nell'immensità del cielo notturno. Tuttavia, riflette sulla caducità delle stelle e sull'inevitabilità della loro fine, confrontando questo destino con la propria nostalgia per un amore passato. Le stelle diventano simboli della bellezza fugace e della transitorietà della vita, mentre il poeta si interroga su come potrà affrontare la perdita senza la presenza confortante dei ricordi felici. Alla fine, il silenzio della notte e la malinconia della natura non portano pace, ma rinnovano il dolore e le lacrime del poeta.
Questa ode fa parte dei "Pensieri d'amore" scritti per Carlotta Stewart e pubblicati nel 1783 come parte della raccolta poetica dei Versi. L'ode è il momento VIII di una corona poetica composta da dieci parti, e racconta la storia d'amore del poeta ispirandosi al Werther di Goethe. Mentre la maggior parte dei pensieri si rifà al Werther, il VIII prende ispirazione dai Canti di Ossian. Questo pensiero riflette sulla caduta degli astri e sulla fine del mondo, un tema tipico della letteratura preromantica. Leopardi trarrà ispirazione da questa lirica per le sue opere, come le Ricordanze. Inoltre, la seconda parte dell'idillio leopardiano "A Silvia" ha un finale simile al pensiero di Monti.



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