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Analisi: Il Natale, Manzoni

di Alessandro Manzoni
Analisi del Testo:

Composto nel 1813 il Natale è uno dei cinque Inni Sacri e certamente quello, dopo La Pentecoste,
più noto e forse più semplice.

L’Autore si è convertito alla religione cattolica (1810) non tanto per sciogliere il voto per la
ritrovata Enrichetta ( il miracolo di S.Rocco), quanto per avere a lungo meditato su ciò che veniva
dibattuto con l’Abate Tosi e con il Degola in merito al cattolicesimo.
Il temperamento meditativo e raccolto, l’ambiente familiare appartato e sereno, la situazione
economica di assoluto privilegio, il clima culturale di innegabile rilievo ma anche il rigore degli
insegnamenti ricevuti e l’impegno formale di trasmetterli inalterati ai tanti figli, la dipendenza
psicologica dalla madre e il tenero attaccamento alla giovane moglie, certamente determinarono
quella che comunemente definiamo la sua “ conversione”.
In quello stesso anno ( 1810) e quindi poco dopo il matrimonio, Enrichetta Blondel si era
convertita dal Calvinismo al Cattolicesimo, aderendovi in modo completo ed esageratamente
fanatico. Viene pertanto comunemente attribuito sia alla conversione della moglie che alle
discussioni di carattere moralistico/religioso con i frequentatori di casa Manzoni, quel repentino
entusiastico aderire del giovane Manzoni alla dottrina di Cristo. Tornavano peraltro in gioco
l’educazione ricevuta da ragazzo nei prestigiosi collegi dei Padri Somaschi e dei Barnabiti,ma
anche, come per contrasto, il periodo perigino ( 1805), presso la madre e l’influenza
dell’insegnamento moralistico di Carlo Imbonati ( “ sentire e meditar, di poco esser contento; de
la meta mai non torcer gli occhi, conservar la mano pura e la mente: de le umane cose tanto
sperimentar quanto ti basti per non curarle ; non ti far mai servo, non far tregua coi vili; il
santo vero mai non tradir, né proferir mai verbo che plauda al vizio , o la virtù derida “).
Accanto al ricordo delle preghiere forzatamente recitate da bambino risuonavano, quindi, gli accenti
libertari della grande stagione illuministica che avevano preparato la rivoluzione di Francia. Non
erano forse le idee illuminate di uguaglianza, fraternità e libertà così prossime al messaggio
evangelico da confondersi con questo? Non era l’aspirazione alla giustizia sociale il messaggio da
trasmettere per placare la memoria degli orrori e del sangue versato?
….” Perché baciando i pargoli la schiava ancor sospira? E il sen che nutre i liberi, invidiando
ammira? Non sa che al regno, i miseri, seco il Signor solleva ? che a tutti i figli d’Eva nel suo
dolor pensò? “ ( “ La Pentecoste”).
Ben ragiona quindi il De Sanctis quando sostiene che alla base degli Inni Sacri c’e un forte
sentimento democratico e di rivendicazione sociale che induce ad affermare che è diritto del
povero sollevare “ al Ciel ch’è suo le ciglia , pensando a cui somiglia…”
Ma, secondo il Russo, si tratta di un cattolicesimo arcaico, dominato dal dogma. Il dogma non si
discute, è un mistero calato sull’umanità ma presente in ogni momento ed in ogni azione. Come già
Dante in politica, Manzoni è arcaico in Religione. Non c’è alcuna attenzione al proprio tempo, ma
solo richiamo ai principi generali e lontani che governano il sentimento dell’umanità guardata alle
sue origini.2
Nel “ Natale” il protagonista è l’uomo, precipitato come un masso dal” vertice di lunga erta
montana….” e costretto a giacere “ immobile là dove cadde” fino a che “ una virtude amica in alto
nol trarrà…” .Ecco la Grazia, quella di S.Agostino e del Petrarca ( …” Padre del Ciel, dopo i
perduti giorni, dopo le notti vaneggiando spese con quel fero disio ch’al cor mi prese…….”), la
Grazia che è dono elargito ad alcuni…, la Grazia che diventa Redenzione dal peccato originale
(Dante, canto VII Paradiso).
Il richiamo giansenistico si fa evidente : l’uomo si salva per merito della Grazia.
Ma il giansenismo manzoniano resta di carattere psicologico e suscita quegli atteggiamenti
pessimistici, intransigenti e rigorosi che lo portarono a contrastare vivacemente il dogmatismo della
Chiesa di Roma .
La composizione può essere suddivisa in due parti quasi contrapposte per il succedersi di una prima
di tono celebrativo / teologico e di una seconda di tono popolare/umano.
L’APERTURA ( versi 1/ 27 ) costituita dalla lunga similitudine: “ Qual masso che dal vertice di
lunga erta montana…”……“ Tal si giaceva il misero figliol del fallo primo…” , necessaria
nella composizione per semplificare un concetto complesso e per illustrare, in modo comprensibile,
il mistero della Grazia “ la virtù amica” che redime dal peccato e strappa al Demonio la sua preda.
La Grazia , quindi, che è dono spontaneamente elargito da Dio ( “ Santo inaccessibile “) e nella
forma più inattesa , insperata e forse immeritata per l’umanità…” Dalle magioni eteree, sgorga
una fonte, e scende, e nel borron dei triboli vivida si distende….”
LA PARTE INNOLOGICA ( versi 29 /56 ) : “ Ecco ci è nato un Pargolo, ci fu largito un Figlio;
le avverse forze tremano al mover del suo ciglio ….” ( richiamo al Salmo di Isaia )
Ed ecco , con la Redenzione, la natura modificarsi : ritorna l’Eden “ Stillano mele i tronchi , dove
copriano i bronchi, ivi germoglia il fior “ ( richiamo a Virgilio )
Ed ecco ancora la domanda dell’umanità incredula “ …e tu degnasti assumere questa creata
argilla? Qual merto suo, qual grazia a tanto onor sortilla? “

LA PARTE NARRATIVA ( versi 57 / 63 ) Inizia il racconto dell’evento : “ Oggi egli è nato “ ( e
ci torna in mente rapido ed incisivo l’incipit del 5 maggio “ Ei fu..”)
Essenziale il Manzoni nel raccontare la Storia ! Non servono troppe parole perché la Storia è nel
suo farsi ; ai posteri quindi….solo l’avvertimento all’ osservazione logicamente controllata e alla
meditazione individuale rispettosa .
“ Oggi Egli è nato: ad Efrata, vaticinato ostello, ascese un’alma Vergine, la gloria di
Israello….”

LA SACRA RAPPRESENTAZIONE ( versi 64 / 98 ) come in un teatro popolare, davanti a
spettatori devoti e semplic i: “ La mira Madre in poveri panni il Figliol compose e nell’umil
presepio soavemente il pose e l’adorò, beata, innanzi al Dio prostrata che il puro sen le
apri’…” ( Vangelo di Luca)3
Il coro degli Angeli infiamma la scena :… “ L’Angel del cielo, agli uomini nunzio di tanta sorte,
non dei potenti volgesi alle vegliate porte. Ma tra i pastor devoti, al duro mondo ignoti, subito in
luce appar….”, e…” I fortunati videro, siccome a lor fu detto, videro in panni avvolto, in un
presepe accolto, vagire il re del Ciel .”

LA NINNA NANNA POPOLARE . Ecco allora levarsi, con tono sommesso e lieve un canto di
una ninna nanna ( versi 99 / 105): “ Dormi, o Fanciul; non piangere, dormi o Fanciul celeste :
sovra il tuo capo stridere non osin le tempeste …..” , al quale segue, nella strofa finale, l’alzarsi
del tono che si fa monito severo e annuncio solenne a tutta l’umanità :
“ Dormi, o Celeste : i popoli chi nato sia non sanno; ma il dì verrà che nobile retaggio tuo
saranno; che in quell’umil riposo, che nella polve ascoso, conosceranno il Re .”


NATALE 1833
Quando il Manzoni compone “ Il Natale” ha appena 28 anni e sono ancora lontane le numerose
disgrazie familiari che lo accompagneranno nella lunga vita. Nel 1827 si aggrava il malessere
psicologico già presente, ma in forma più tenue in età giovanile , nel 1833 il giorno di Natale, alle
otto di sera, muore Enrichetta e il Poeta entra in quello stato di nevrosi che non lo abbandonerà più.
Di lei si racconta che chiedesse alle domestiche quando fosse la notte di Natale e proprio la vigilia
chiedesse il confessore. “ Il giorno di Natale fu di agonia , l’assistevano i figli maschi e la diletta
Giulietta, l’anziana Giulia Beccaria e il marchese D’Azeglio, i domestici e il parroco. Alessandro
era nella disperazione, prosternato, in fondo alla stanza della moglie, col capo in terra, senza veder
niente, senza sentir niente, solo pregava..” ( N.Ginzburg)
E quel dolore generava i pochi versi di un altro “ Natale “, quello del 1833 , ove il tono di
doloroso stupore diviene urlo e rimprovero al Dio Terribile che di quel dolore ha colpa….
“ Sì che Tu sei terribile !....Vedi le nostre lagrime, intendi i nostri gridi, il voler nostro
interroghi, e a tuo voler decidi: mentre a stornare il fulmine trepido il prego ascende,sordo il
tuo fulmin scende dove Tu vuoi ferir…”
Saranno questi stessi anni che vedranno accrescersi il successo per la stesura de “ I promessi
Sposi”e che vedranno il poeta spostarsi con tutta la numerosa famiglia da Milano a Genova, a
Livorno, a Firenze e nella villa di Brusuglio e risposarsi con la Teresa Borri Stampa ; anni di
successo quindi , ma di altri gravi lutti . La morte della Madre nel 1841, quella di alcuni tra figli e
nipoti, e quella, nel 1861 della seconda moglie coincidente con il riconoscimento pubblico della
nomina a Senatore del Regno di Italia.
Morirà a Milano il 22 di maggio del 1873, alle sei di sera chiedendo a chi gli stava accanto “ Ma il
perdonatore mi avrà perdonato ogni cosa? “ ( N. Ginzburg)
Milano gli tributò funerali solenni , e ci piace immaginare che abbia provveduto ( così come fece
più tardi per la morte di Giuseppe Verdi) a far ricoprire con la paglia le strade prossime al palazzo
Manzoni, affinchè le carrozze non disturbassero il sonno del Poeta…..4


CENNI ALLA CRITICA
Il De Sanctis dedicò un intero anno delle sue lezioni all’università di Napoli al Manzoni, giungendo
a riconoscere che “ l’epicità del poeta sta nel vedere le cose umane al disopra, con l’occhio
dell’altro mondo “ pertanto negli Inni Sacri vi è la rappresentazione di un mondo soprannaturale e
religioso, penetrato dell’umano. “ Il cristianesimo è umanizzato, il mondo come è presentato
negli Inni Sacri è il mondo della libertà e dell’uguaglianza, tolto ai filosofi e rivendicato alla
Bibbia ed alla Rivelazione Cristiana” .
Ma la dialettica tra reale e ideale già intravista dal De Sanctis non è la dialettica tra Bene e Male.,
tra Divino e Umano, tra Trascendente e Terreno , il percorso del pensiero manzoniano è un percorso
faticoso e sovente contraddittorio, è sviluppo di un’ispirazione inizialmente immatura che trova
lentamente il suo cammino e giunge alla sua purificazione. ( W.Binni)
Gli anni immediatamente successivi alla morte del Manzoni sono gli anni delle accese polemiche
antimanzoniane, che trovarono in Carducci una delle più celebri espressioni. Il Poeta versiliano
sentiva nel Manzoni “ puzza di conformismo”ed imputava allo stesso di avere generato quel
fastidioso “ manzonismo” del quale tanta letteratura si faceva vanto.
La critica contemporanea lascia da parte gli eccessi carducciani ed anche la scarsa simpatia di
quella gramsciana e storicistica, e si sofferma piuttosto sulla formazione giovanile del Manzoni,
sugli attenti studi ai classici che lo avevano indotto a seguire la lirica di Vincenzo Monti ed un certo
purismo linguistico, ma anche sulla vicinanza con la filosofia di Voltaire e dei grandi illuministi
francesi, Così la formazione complessiva del giovane Manzoni, sembrava ordinarsi verso un
pensiero filosofico giuridico laico che avrebbe naturalmente abbracciato anche i primi entusiasmi
risorgimentali nel disegno di una patria libera dagli stranieri.
A questo punto interviene, quasi improvviso e dirompente, il bisogno di una ricerca religiosa, di
una fede alla quale assegnare le risposte affannose che ne tormentavano da tempo la coscienza. Su
questa certezza quindi, che la ricerca della fede e la conversione siano il motivo centrale e la
sostanza vera di tutta la poetica manzoniana, si concentra la critica del D’Ovidio, del Graf, del
Pellizzari ed ancora più recenteme quella del Ruffini.
Vale la pena di ricordare come quest’ultimo, il Ruffini appunto, nel 1931 ( “ La vita religiosa di
Alessandro Manzoni”) sostenga la tesi che il Manzoni sia stato” un cattolico fortemente
indipendente, contrario al cattolicesimo post/tridentino, legato ai grandi maestri del
Giansenismo come il Pascal e il Bousset, ma mai decisamente giansenista .”
Ed in questa posizione religiosa così autonoma ed esclusivamente manzoniana dobbiamo secondo il
Russo collocare come momento altissimo gli Inni Sacri, quasi a suggello di una ricerca religiosa
che muoveva dalla pena di vivere e dalla pietà per tutti gli uomini e che riconosceva solo alla
volontà individuale ( suscitata dalla Grazia ! ) la capacità di dominare le passioni e di giungere,
attraverso la contrizione e l’espiazione, all’ascesi mistica.
“ Discendi Amor, negli animi l’ire superbe attuta, dona i pensier che il memore ultimo dì non
muta….Nei languidi pensier dell’infelice scendi piacevol alito, aura consolatrice; scendi
bufera ai tumidi pensieri del violento, vi spira uno sgpmento che insegno la pietà….Tempra
dei baldi giovani il confidente ingegno, reggi il viril proposito ad infallibil segno; adorna la
canizie di liete voglie sante; brilla nel guardo errante di chi sperando muor.”

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