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Il gelsomino notturno di Giovanni Pascoli

“Il gelsomino notturno” è una poesia di Giovanni Pascoli tratta dai “Canti di Castelvecchio”; è stata composta per le nozze di un amico, Raffaele Briganti. Il testo ha per protagonista un fiore, il gelsomino notturno, un fiore che apre la sua corolla durante la notte e che, nell'immaginario di Pascoli, si carica di segreti misteri.

Parafrasi:
E si aprono i fiori di notte, nell'ora in cui penso ai miei morti. Sono apparse in mezzo ai viburni le farfalle notturne. Da un po' tacciono le grida, c’è solo una casa ancora illuminata. Gli uccelli dentro ai nidi dormono sotto le loro ali, come gli occhi dormono sotto le ciglia chiuse. Dai calici aperti del fiore esala un profumo simile alle fragole rosse. Nella sala della casa risplende un lume, sopra le fosse nasce l'erba. Un'ape arriva in ritardo all'alveare, trovando le celle già chiuse. La costellazione delle Pleiadi, chiamata Gallinelle, illumina il cielo con le sue stelle che sembrano dei pulcini. Per tutta la notte si esala il profumo che passa con il vento. Passa la luce sopra la scala, brilla al primo piano, poi si è spenta. È l'alba, i petali del fiore un po' sgualciti si chiudono; dentro la corolla molle e segreta del fiore si cova un non so che di nuova felicità.

Analisi metrica:
Il testo è composto da sei quartine di versi novenari a rime alternate, secondo lo schema: abab

Analisi delle figure retoriche:
Nel verso cinque <<si tacquero i gridi>> è una metafora.
Nel verso sei <<una casa bisbiglia>> è una personificazione.
Nel verso sette e nel verso otto <<sotto l’ali dormono i nidi come gli occhi sotto le ciglia>> è una similitudine.
Nei versi 9/10 <<dai calici aperti si esala l'odore di fragole rosse>> costituisce un'analogia, infatti il profumo del fiore è accostato al forte odore delle fragole rosse.
Nei versi di 15/16 abbiamo un'altra analogia <<la Chioccetta>> è la costellazione delle Pleiadi, il cielo viene paragonato ad una gia azzurra, le stelle della costellazione sono paragonate a dei pulcini e, quindi, pigolano.
Nei versi 18/19/20 abbiamo la ripetizione del termine <<passa>> e una allitterazione in <<p>>
nell'ultima strofa abbiamo l'analogia del fiore, un poco sgualcito, con il grembo materno.

Analisi del testo:
La poesia contiene sicuramente immagini fortemente simboliche, secondo le tematiche tipiche dei “Canti di Castelvecchio”. Le principali immagini simboliche risultano quattro:
La casa. La casa è importante perché nella poetica di Giovanni Pascoli rappresenta il nucleo familiare, cioè l'ambiente nel quale il poeta si chiude, assieme ai suoi familiari, per proteggersi dal mondo esterno e da tutto ciò che gli mette ansia, paura, terrore.
Il fiore. Il fiore del gelsomino notturno, detto anche bella di notte, si carica di forti immagini simboliche. Esso simboleggia il complesso rapporto del poeta con la sfera affettiva sessuale e con tutto il mondo femminile, verso il quale Pascoli nutre un rapporto di attrazione e repulsione, allo stesso momento. Si nota, soprattutto nell'ultima strofa,un’ analogia tra il fiore e l'organo femminile; infatti la fecondazione del fiore è messa in rapporto con la fecondazione umana. Del resto la poesia è stata scritta per le nozze di un amico del poeta. Tuttavia, rispetto all'epitalamio classico, che inneggiava alla vita e alle gioie dell'amore, questo epitalamio è un epitalamio moderno, cioè un canto che riporta tutta la problematicità che sta attorno alla sfera erotica e sessuale, che viene vista, come si evince dagli ultimi versi, come un qualcosa di turbato.
I morti. I morti, nel Pascoli, sono considerati delle presenze continue, come una sorta di ombre, che dialogano costantemente con il poeta. Infatti il testo comincia proprio con un riferimento <<ai miei cari>> (verso due) e, più avanti, parla dell'erba che <<nasce sopra le fosse>>, evocando il tema della nascita accanto a quello della morte, ad esso strettamente collegato.
Il nido. Come già detto, il nido, in Pascoli, rappresenta la sicurezza ed il rifugio nei confronti del mondo esterno. Il nido è, tuttavia,un elemento di rifugio che si presenta estremamente chiuso e staccato dalla realtà. Nei versi 13/14, infatti, abbiamo l'immagine dell'ape che, tornando a casa, ritrova le celle dell'alveare ormai chiuse e quindi non più disponibili ad accoglierla; è una sorta di allusione al poeta che teme di essere respinto dal suo stesso nido familiare.

La critica:
Il testo “Il gelsomino notturno” è stato interpretato in vari modi. La critica tradizionale ravvisa in questa poesia il forte senso di mistero e una forte componente simbolista, che va a destrutturare la trama e la forma del testo poetico tradizionale. Infatti l'esordio, con la congiunzione <<e>> è da considerarsi atipico e sembra la continuazione di un precedente discorso. La critica di tipo psicoanalitico, come quella di Gioanola e di Tropea, ha visto in questo testo dei forti richiami alla sessualità; una sessualità che, secondo questi critici, si carica di immagini erotiche molto pregnanti e caratterizzate da una componente un po' violenta, come si può notare negli ultimi versi del testo.



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