Testo:
Di giugno dovvi una montagnettacoverta di bellissimi arbuscelli,
che sieno intorno ad una cittadetta,
ch'abbia nel mezzo una fontanetta;
e faccia mille rami e fiumicelli,
ferendo per giardini e praticelli
e rinfrescando la minuta erbetta.
Aranci e cedri, dattili e lumìe
e tutte l'altre frutte savorose
impergolate sien su per le vie;
e le genti vi sien tutte amorose,
e faccianvisi tante cortesie,
ch'a tutto 'l mondo sieno grazïose.
Parafrasi
In giugno voglio darvi una collinettaricoperta da bellissimi alberelli,
con trenta ville e dodici castelli
che facciano corona a una cittadina,
che in mezzo abbia una piccola sorgente,
che si disperda in mille rigagnoli e fiumicelli
che irrompono scorrendo fra giardini e praticelli
rinfrescando la sottile erbetta.
Aranci, cedri, datteri e limoni
e tutti gli altri frutti saporiti
pendano da pergolati per le vie;
e tutti siano propensi all'amore,
e facendosi tante gentilezze,
che a tutto il mondo siano gradite.
Analisi del testo
Struttura: sonetto, suddiviso in due quartine a rima incrociata (ABBA) e due terzine a rima alternata (CDC,DCD).
Dovvi = il destinatario è una brigata cavalleresca.
Dattili e lumìe = datteri e limoni siciliani
Commento
Il dono di giugno è una collina coperta di bellissimi alberi, con ville e castelli, una piccola città con acqua fresca, aranci e cedri, datteri e lumìe: un paesaggio immaginario, ma dipinto col sapore delle cose e il desiderio di gustarle sino in fondo. Folgore non è un epicureo, né un contemplatore estetizzante: gli mancano la «atarassia», il distacco e la malinconia epicurea; il suo non è un disegno astratto, arabesco, è semmai vicino al clima fantastico della pittura senese che aveva in Ambrogio Lorenzetti il suo maestro.