Testo:
Ed ogni venerdí gran caccia e forte:veltri, bracchetti, mastini e stivori,
e bosco basso miglia di staiori,
là ove si troven molte bestie accorte,
che possano veder, cacciando, scorte:
e rampognare insieme i cacciatori,
cornando a caccia presa i cornatori:
ed allor vemgan molte bestie morte.
E poi recogliere i cani e la gente,
e dicer: "L’amor meo manda a cotale".
"Alle guagnele, serà bel presente!"
"Ei par che i nostri cani avesser ale!"
"Te’, te’, Belluccia, Picciuolo e Serpente,
ché oggi è ’l dí della caccia reale!"
Parafrasi
E ogni venerdì vi sia gran caccia: veltri, bracchetti, mastini e segugi da traccia, e un bosco basso in piano, esteso migliaia di staioni [misura di superficie], là dove si trovano radunate molte bestie, sì che le vedette possano scorgerle bene cacciando; e si riuniscano insieme i cacciatori, quando i suonatori di corno soffiano forte, a caccia terminata; e allora siano uccise molte bestie. E poi, radunati i cani e la gente, si dica:«Il mio amore manda [un dono] a colei»
«Per i santi Vangeli, sarà un bel regalo!»
«Sembrava che i nostri cani avessero le ali!»
«Te', te', Belluccia, Picciuolo e Serpente, che questo è giorno di gran caccia!»
Commento
Al venerdì una caccia degna di re, coi veltri e i mastini; finita la battuta il cacciatore manda, in omaggio all'amata, la bestia uccisa. Il ritmo del sonetto rende efficacemente l'immagine animata della caccia, le voci, l'allegria del ritorno.