Quando si vede una persona commettere sempre lo stesso errore in ripetizione, viene spontaneo chiedersi se lo stia facendo di proposito o se è proprio "scema" così. Una delle tante parole che potrebbe sostituire "di proposito" è "farlo apposta" e non è raro trovarla scritta suddivisa in due parole "farlo a posta". In questo articolo andremo a vedere quale delle due forme è corretta e quale quella sbagliata, per togliersi finalmente dalla testa questo dubbio grammaticale.
Apposta
Si utilizza quasi sempre la forma univerbata APPOSTA, anche se l'avverbio deriva dalla locuzione "a posta". La forma univerbata è nata a seguito del fenomeno del raddoppiamento fonosintattico, ovvero la pronuncia di "a posta", fa sembrare che le due parole siano unite e con il raddoppiamento della consonante p (apposta).
È vero che "apposta" è omografo del participio passato di apporre, ma è altrettanto vero che è facile distinguere immediatamente se si tratta dell'apposta avverbio, cioè quello di cui abbiamo parlato sino ad ora o dell'apposta participio (posta = porre).
A posta
Il dizionario riporta come in disuso la grafia A POSTA. Quindi se un tempo la grafia separata veniva comunemente utilizzata, anche (ma non solo) per via della forma univerbata utilizzata da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi («credete che non s'è fatto apposta») non è più considerata di uso comune, anzi, è vista come una parola antiquata.
L'uso originario della grafia "a posta" sopravvive ancora in certe espressioni come "a bella posta", "a mia posta" o "a posta di", quindi in questi casi va benissimo!
L'uso originario della grafia "a posta" sopravvive ancora in certe espressioni come "a bella posta", "a mia posta" o "a posta di", quindi in questi casi va benissimo!