La struttura
Dopo il ritrovamento di Lucia e lo scioglimento del voto, la vicenda si avvia alla conclusione. Gli ultimi due capitoli del romanzo sono dedicati a riannodare tutti i fili ancora in sospeso dell’intreccio.Dal punto di vista strutturale, la narrazione si compone di varie scene legate da un unico motivo conduttore: il tema del viaggio, tradotto nei numerosi spostamenti di Renzo da un paese all’altro, Solo nella parte finale, il narratore, dopo essersi sbrigativamente congedato da donna Prassede, trasferisce la sua attenzione al personaggio di don Ferrante, per informarci sia delle sue idee sulla peste sia della sua morte.
Alcuni dei fatti raccontati si riallacciano ad altri che il lettore già conosce, secondo quel gusto delle simmetrie che è presente in tutto il romanzo.
I personaggi e i nuclei tematici
Renzo, personaggio centrale
Sin dall’inizio, il capitolo presenta un ritmo vivace, sottolineato dalla musicalità dei vocaboli usati nelle frasi d’apertura. Il rapporto tra l’uomo e la natura si è ristabilito nella sua armonia: lo scioglimento della cappa soffocante del cielo corrisponde allo scioglimento dell’angoscia, della sofferenza interiore. La pioggia è il simbolo di una situazione che si va normalizzando e risolvendo felicemente: proprio sotto l’acqua, noncurante del disagio e della fatica, cammina Renzo, immagine dell’uomo che ha recuperato, dopo tante sventure, la gioia di vivere.
Il viaggio del giovane si svolge prevalentemente di notte e richiama l’immagine di un’altra notte, raccontata nel capitolo XVII. Le differenze sono evidenti:
- allora, Renzo era semplicemente un fuggiasco, un povero pellegrino, timoroso di essere inseguito e raggiunto; adesso è un viandante che cammina allegramente, desideroso di arrivare a casa al più presto;
- allora, era tormentato da pensieri affannosi e dalla grande rabbia di essere stato scambiato per un pericoloso criminale; adesso, se i suoi pensieri ritornano al passato, è per assaporare in modo più intenso la gioia presente.
La memoria di Renzo ripercorre, anche per il lettore, i momenti più significativi dell’esperienza vissuta: l’ansia per Lucia; il timore di saperla morta; l’equivoco di essere scambiato per un untore; la ricerca della giovane al lazzeretto. Il suo sollievo per l’esito positivo di tutte le disavventure vissute è anche di natura spirituale e rivela la maturazione del personaggio: insieme ai dubbi e alle incertezze, è scomparso anche l’odio per don Rodrigo.
Il ricordo del passato e la felicità del presente si legano ai progetti per il futuro che solo adesso, eliminato ogni ostacolo, acquistano un significato concreto .
Gli altri personaggi
Questo fervore di progetti coinvolge inevitabilmente altri personaggi: innanzitutto l’amico d’infanzia, che Renzo designa come testimone di nozze e che è il primo ad accogliere il giovane, offrendogli per la seconda volta il conforto di un’amicizia affettuosa e ricca di premure; poi Agnese, ritrovata in buona salute a Pasturo: rientrata al villaggio, la donna si dedica alle faccende domestiche, con il piacere di occuparsi nuovamente della propria casa, nella quale prepara un alloggio per accogliere la mercantessa, amica e benefattrice di Lucia.
L’unico che non sembra disposto a lasciarsi travolgere da tanto dinamismo è, come sempre, don Abbondio, eternamente preoccupato della propria incolumità e timoroso di veder ricomparire don Rodrigo da un momento all’altro. Come vedremo nel capitolo successivo, ci vorranno le ripetute assicurazioni del sacrestano Ambrogio per convincerlo che, ormai, non c’è più nulla da temere da parte del signorotto.
Don Ferrante
La galleria delle figure del romanzo è completata dalla rievocazione di don Ferrante e della sua morte grottesca.
Il racconto si apre e si chiude sotto il segno dell’ironia. Il narratore, attraverso questo personaggio, polemizza con un’idea di cultura staccata dalla vita quotidiana e da ogni impegno concreto. Don Ferrante non è tanto una caricatura di dotto, quanto piuttosto il rappresentante di una dottrina astratta, vuota di contenuto e inutile, tant’è vero che ciò che lo distingue dal popolo è solo un uso più sottile degli strumenti logici, ma l’ignoranza e la superstizione sono le stesse.
Fino agli ultimi istanti della sua vita, è prigioniero di una erudizione libresca: e muore, infatti, come un eroe dei suoi amati libri.
Il tema del viaggio
Ora che le vicissitudini di Renzo sono concluse, ricapitoliamo e approfondiamo le osservazioni fatte in precedenza (capitolo XVII) a proposito del primo viaggio del giovane a Milano e del suo significato che possiamo integrare con riferimenti al secondo, decisivo, viaggio in città.Si era parlato, a proposito delle avventure di Renzo, di Bildungsroman o romanzo di formazione: ora, con il ritrovamento di Lucia, il processo di maturazione del protagonista può ritenersi compiuto, secondo uno schema che si ritrova spesso nei romanzi cavallereschi:
- perdita di un oggetto o di una persona amata;
- viaggio e prove per recuperare ciò che si era perduto;
- superamento delle prove e conclusione.
È ovvio però che Renzo non incarna un modello eroico, ma quello dell’uomo comune alle prese, senza particolari aiuti, con una realtà drammatica. Anche gli sbagli commessi hanno un valore formativo: da essi infatti impara nuove norme di comportamento o acquisisce una migliore conoscenza del cuore umano.
La città si rivela una realtà negativa che mette a dura prova le risorse fisiche e intellettuali del giovane. E il luogo dell’errare, dell’andare vagabondo, che si prefigge una meta, ma che non sa come raggiungerla (è significativo che Renzo debba sempre chiedere a qualcuno l’indicazione della strada). In entrambi i viaggi, l’uscita dal labirinto comporta un’accresciuta maturazione e l’acquisto di un più ricco bagaglio di esperienze. Non è casuale neppure il fatto che i momenti principali dei due viaggi si corrispondano, sebbene non tutti in ordine rigorosamente cronologico: mentre, durante il primo viaggio, Renzo esce sconfitto da tutte le situazioni vissute, nel secondo, più esperto e consapevole di sé, supera felicemente lo stesso genere di prove.