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Tema sul fascismo



Tema svolto:
Il movimento fascista, fondato da Benito Mussolini trova spazio in Italia subito dopo la guerra mondiale. Riesce a crescere perché, sfruttando il risentimento dei soldati rimasti senza lavoro, dei nazionalisti che vedono tarpata la vittoria dell’Italia e delle classi più ricche che sono impaurite dalla possibilità che si verifichi una rivoluzione come era appena successo in Russia. Vi aderiscono tutti quelli che erano alla ricerca di un governo forte e autoritario, capace di mettere a posto le cose, mentre gli ultimi governi non erano capaci di affrontare la situazione. Il partito fascista si contraddistingue subito per la violenza delle sue squadracce che imponevano con la forza l’ordine sconvolto dai russi. Anche se in Italia non ci sarebbe mai stata una rivoluzione come in Russia, i movimenti operai e contadini erano forti, perciò i fascisti facevano spesso spedizioni punitive e aggressioni contro queste associazioni. Queste spedizioni erano contro la legge e spesso causavano anche morti, erano però aiutate dallo stato che sembrava non accorgersi di tutto questo, anzi, molti liberali e cattolici cominciarono a vedere con simpatia la crescita del fascismo. Per questo fecero un’alleanza con i fascisti per le elezioni del ’21, così i fascisti arrivarono in parlamento. A quel tempo il governo era debolissimo e Mussolini ne approfittò per organizzare una marcia su Roma e l’ancor più debole Vittorio Emanuele III diede l’incarico a Mussolini di formare il nuovo governo. Approfittando del clima di paura e violenza delle sue squadracce, Mussolini ottenne la maggioranza assoluta, e l’unico che cercò di opporsi fu Giacomo Matteotti che, proprio per questo, fu barbaramente assassinato dai fascisti. Purtroppo il Re continuò a sostenere Mussolini che trasformò l’Italia in una dittatura: sciolse i partiti, si prese il potere legislativo, abolì lo sciopero e la libertà di stampa e fece una polizia e un tribunale specializzati nell’identificare e condannare gli oppositori al governo fascista. Tutti gli oppositori al governo furono uccisi, incarcerati o esiliati: adesso, in Italia vigeva il totalitarismo, con il Fascismo che occupava tutti gli aspetti della vita.
Lo stato fascista imponeva di accettare senza discussione e di obbedire ciecamente al governo e puniva chi non si adeguava; questo fece nascere in larga parte della popolazione una sorta di rassegnata indifferenza: era stato tolto il gusto per la libertà e per la democrazia.
Nel 1938 Mussolini, per allinearsi alla Germania, promulgò le leggi razziali contro gli ebrei che vennero esclusi dalle scuole pubbliche, dal servizio militare e dagli impieghi statali. Furono anche proibiti i matrimoni misti. Tutto questo fu condannato dalla chiesa cattolica e urtò la coscienza di molti italiani che si allontanarono dalle idee del regime.

La politica estera del fascismo era aggressiva, mirava al prestigio che facesse sembrare l’Italia una grande potenza. Per questo, all’inizio, Mussolini non aveva buoni rapporti con Hitler, aveva paura della sua grande potenza, poi si alleò con lui e lo fece sempre più strettamente fino a mettersi al suo servizio. La politica di conquista di Mussolini cominciò dall’Etiopia: un’avventura coloniale senza senso fatta solo per ragioni di propaganda: conquistarono un paese povero con una guerra crudele. Questo mise in urto Mussolini con la Società delle Nazioni che emise delle sanzioni contro l’Italia. Mussolini allora proclamò l’autarchia: non si consumavano prodotti stranieri e si riciclavano i rottami metallici. Questo sistema però rese l’Italia ancora più dipendente dalla Germania e impoverì la nostra economia soprattutto nelle esportazioni. Perché Mussolini si assoggettò a Hitler non si sa, forse vedeva in quella Germania il suo ideale di potenza e voleva portare l’Italia agli stessi livelli.

Con la crisi economica del ’29 venne istituito l’istituto per la ricostruzione industriale che doveva aiutare le banche e le industrie in difficoltà per poi restituirle ai privati. In realtà la crisi economica fu molto lunga e lo stato rimase padrone di banche e industrie che si ripresero solo alla vigilia della 2° guerra mondiale grazie all’enorme richiesta di armi. Per quello che riguarda l’agricoltura, Mussolini fece importanti interventi di bonifica in zone paludose, ma furono azioni soprattutto di propaganda: l’agricoltura italiana rimase arretrata, la forza motrice era al 70% assicurata dagli animali. Anche l’autarchia che ridusse le nostre esportazioni fece soffrire l’agricoltura: ne risentì soprattutto il meridione dove il 60% dei lavoratori era impegnato nel settore primario. Questo portò a una grande migrazione interna: dal sud si spostavano verso Roma o al nord; allora Mussolini emanò una legge per cui i lavoratori agricoli non potevano cambiare residenza: si era tornati ai servi della gleba.
Anche i rapporti fra lavoratori e datori di lavoro dovevano essere regolati dai sindacati fascisti. Furono istituite delle corporazioni, ognuna delle quali riuniva un settore dell’economia: secondo il fascismo serviva per ridurre le tensioni sociali, in realtà serviva a tener bassi gli stipendi. Fu istituita la tessera del partito fascista obbligatoria per chi lavorava negli edifici pubblici. Un’attività positiva dei sindacati fascisti fu quella di creare circoli del dopo lavoro, creare un’assicurazione obbligatoria per i lavoratori, la previdenza contro le malattie e la tutela della maternità.
Mussolini era stato giornalista, sapeva quindi l’importanza della propaganda. All’inizio esisteva solo la stampa, ma proprio il suo governo cominciarono a diffondersi radio e cinema, così venivano mandate “veline” ai quotidiani e alla radio con le istruzioni su quello che doveva essere detto. All’istituto LUCE fu affidata la produzione di documentari di propaganda.

Il fascismo si insinuò anche nella scuola e nel tempo libero, sia di adulti che di bambini. I bambini fino a 8 anni erano chiamati figli della lupa, poi diventavano Balilla, nome che indicò anche prodotti commerciali economici, dai 14 ai 18 anni erano avanguardisti. Le bambine erano prima piccole poi giovani italiane. Era tutto un sistema obbligatorio per indottrinare ragazzi e ragazze sul fascismo. Anche lo sport fu usato come sistema di propaganda, per esempio i mondiali di calcio.

Durante il periodo del fascismo i salari medi erano di 500 lire mensili. La luce elettrica, l’acqua corrente e il riscaldamento erano molto più diffusi. Anche impiegati e piccoli borghesi potevano avere il bagno in casa. C’erano moltissime biciclette, moto e ciclomotori, ancora poche erano le auto come la FIAT Balilla e la Topolino. Diffusissime erano le radio, sia nei luoghi pubblici che nelle case private. Per le famiglie operaie c’erano gli spacci aziendali o cooperativi con prezzi più bassi, comunque metà dello stipendio serviva per sfamarsi. Nelle case dei contadini nel mezzogiorno in Sicilia ancora mancava l’acqua corrente e l’elettricità. La paga giornaliera del bracciante comprendeva anche una razione di pane e una di vino. La vita media superava di poco i 55 anni.

Mentre nel ’39 l’Italia firmò con la Germania il Patto d’Acciaio con il cui si avviò alla tragica avventura della seconda guerra mondiale. Mussolini si isolò dalla società italiana e straniera. Era circondato da persone che lo assecondarono per cui perse il contatto con la realtà. Fra le altre cose credeva che l’Italia fosse potentemente armata, non sapeva, e nessuno glielo disse, che mentre l’america costruiva 50.000 aerei all’anno, l’Italia ne poteva costruire solo 1500. non si rese conto neanche che l’Italia non voleva la guerra e non voleva neanche l’alleanza con la Germania anche perché non condivideva la sua politica contro gli ebrei. Di fronte a questi fatti, molti, anche militari persero fiducia nel regime e andranno poi a ingrossare le file della resistenza italiana contro il fascismo.



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