Jacob Jordaens, Ulisse e Polifemo, 1635, Mosca, Pushkin Museum |
I temi
Il tema centrale dell’episodio è quello dell’ospitalità stravolta, che rivela un mondo estraneo alle norme della società aristocratica — una sorta di anti-mondo rispetto a quello dei Feaci, ove Odisseo è ancora ospite — e una prefigurazione, sia pure esagerata della situazione di Itaca, dove i pretendenti trasgrediscono le tradizionali norme della convivenza.In questo libro, per la prima volta Odisseo stesso viene coinvolto in un’avventura a causa della sua curiosità e per la prima volta si trova ad affrontare il nemico con un’arma inconsueta: mentre infatti la lotta contro i Cìconi è ancora tradizionale, contro Polifemo trionfa l’astuzia, la metis, che Odisseo piega alle sue necessità trasformando in arma vincente un semplice palo.
Nel combattimento straordinario tra il Ciclope e Odisseo il primo passo è la negazione della propria identità: contrariamente agli eroi dell’Iliade, che si presentano prima del duello e rivelano la loro stirpe d’origine, Odisseo nasconde la sua identità a Polifemo. Inoltre, mentre il duello eroico era l’unico mezzo grazie al quale l’eroe conquistava la gloria e quindi l’immortalità, questo duello singolare mira solo alla salvezza: per salvarsi l’eroe ricorre all’inganno, non allo scontro frontale, con cui gli eroi tradizionali affrontavano la morte.
Il narratore
Nel nono libro la narrazione è affidata a Odisseo che racconta, ricordando, le sue avventure: il meccanismo per cui il protagonista diventa a sua volta narratore delle sue vicende (narratore interno di secondo grado) in una prospettiva pienamente autobiografica, segna una svolta fondamentale, che rivela la maturità del poeta.Nell’Odissea, che ospita numerosissimi racconti all’interno del racconto “portante”, l’espediente di far assumere al protagonista la narrazione delle sue avventure comporta una forte drammatizzazione, perché egli filtra il racconto attraverso i propri sentimenti, quelli che provò nel momento in cui si trovava a vivere ogni avventura e quelli che ora, nell’atto di ricordare, nuovamente prova: così, nella narrazione della vicenda, alla paura, allo sgomento, all’attesa inquietante si alternano la consapevolezza di essere scampato, il rimpianto per i compagni perduti, il compiacimento della propria astuzia. Inoltre il racconto risulta molto unitario, perché legato alla stessa personalità del protagonista-narratore, che traccia nel contempo un profilo intenso di sé.
Lo spazio
Dopo la tempesta di Capo Malea, Odisseo entra in un mondo straordinario, popolato di personaggi fiabeschi e terribili: i Lotofagi, mangiatori del loto che dà l’oblio, i Ciclopi, la maga Circe che trasforma i suoi uomini in porci ecc.: da questo mondo egli uscirà solo attraverso il passaggio da Scheria, che lo riporta ai luoghi umani. Nei libri che narrano il ritorno di Odisseo emerge la caratteristica fondamentale dell’Odissea riguardo allo spazio: il policentrismo. cioè, la compresenza di molti luoghi d’azione, in netta contrapposizione con gli spazi fissi e limitati dell’Iliade: ciò è naturalmente dovuto al fatto che quest’opera è innanzitutto la storia di un viaggio, con parecchi elementi e scenari fantastici. In particolare il paese dei Ciclopi riveste un significato simbolico, perché allude a uno stadio di civiltà particolarmente arretrato.Il tempo
Il racconto di Odisseo è sintetico e orchestrato in modo da alludere ad alcuni episodi (la lotta con i Ciconi, l’episodio dei Lotofagi) per dare maggior risalto ad altri; da questa impostazione emerge l’abilità di concentrare il nucleo delle avventure all’interno di una cornice temporale abbastanza ristretta (40 giorni, per l’esattezza), dal concilio degli dèi nel primo libro alla vendetta contro i pretendenti nel ventiduesimo: obiettivo che si poteva raggiungere solo tramite un racconto interno.L’ordine della narrazione
Dal libro nono al tredicesimo il racconto di Odisseo è un’analessi completa, che si salda perfettamente alla narrazione precedente: Odisseo fornisce tutti i precedenti narrativi fino al suo approdo all’isola dei Feaci; d’altra parte, proprio l’approdo presso i Feaci dispone il lettore (o il pubblico di Odisseo) a uno stato d’animo positivo: se colui che racconta le avventure è il protagonista, significa che la vicenda è a lieto fine e questo comporta un’accettazione più serena delle sventure.
I personaggi
Nel nono libro Odisseo racconta in prima persona le sue avventure e risulta quasi sdoppiato fra il suo ruolo di narratore al palazzo di Alcinoo e di protagonista delle vicende narrate: in quanto narratore egli diventa poeta di se stesso, rivelando la capacità costante nel corso dell’opera, di parlare di sé ottenendo ascolto e sollecitando interesse, compassione e complicità. In quanto protagonista delle vicende narrate si presenta come un uomo che ha sofferto e soffre senza mai perdere la capacità di reagire la lucidità che lo guida nelle scelte, lo trattiene dagli impulsi e, all’estremo della disperazione, gli consente di trovare la via d’uscita. I compagni diventano, nel corso delle peregrinazioni, sempre meno utili al loro capo, e anche a se stessi: nell’episodio dei Cìconi la loro disobbedienza è rovinosa, presso i Lotofagi non sanno trattenersi dal mangiare il loto, in seguito (libro dodicesimo) sgozzeranno le vacche di Helios scatenando l’ira del dio.Nell’episodio di Polifemo, invece, essi sono vittime della curiosità di Odisseo che per la prima volta perde alcuni suoi compagni; altri ne salverà, ad esempio presso la maga Circe (libro decimo). Potremmo dire che i compagni di Odisseo si trasformano da adiutori in oppositori .
Gli dei
Atena resta estranea agli eventi narrati in questo libro: abbandonato nella grotta del Ciclope, Odisseo deve far ricorso alle sue capacità, alla sua metis; d’altra parte, a ben guardare, se non si verificasse in questo episodio l’accecamento di Polifemo che scatena l’ira di Posidone, le peregrinazioni di Odisseo sarebbero immotivate e tutta la trama dell’opera verrebbe seriamente ridimensionata. Al contrario, Posidone, invocato da Polifemo, diventa il motore delle vicende di Odisseo.