Dopo aver invocato nella protasi la Musa perché gli ispiri la narrazione delle vicende di Odisseo, il poeta introduce una scena in cui sono protagonisti gli dèi. In assenza di Posidone, irato con Odisseo perché ha accecato suo figlio Polifemo, gli dei decidono che è giunto il momento di preparare il ritorno dell’eroe a casa. Odisseo si trova nell’isola di Ogigia, dove la ninfa Calipso lo trattiene ormai da lungo tempo. Mentre Hermes si reca da quest’ultima per convincerla a lasciarlo partire, Atena va a Itaca, dove, sotto le spoglie di Mente, figlio di un antico ospite di Laerte, predice a Telemaco che il ritorno del padre è ormai prossimo. Poiché il giovane si lamenta della triste situazione della sua casa, sempre invasa dai Proci, i pretendenti della madre Penelope, Atena gli consiglia di convocare un'assemblea per ordinar loro di andarsene; poi, egli partirà alla volta di Pilo e di Sparta, per interrogare Nestore e Menelao sul destino del padre. Nel momento in cui la dea scompare «rapida come un uccello», Telemaco riconosce che il messaggio gli è venuto da una divinità; dunque espone la sua intenzione di convocare l’assemblea e, fra la derisione dei pretendenti si mostra saldo nei suoi propositi. Scesa la sera, si corica pensando al progetto del viaggio ispiratogli da Atena.
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