La lotta infuria intorno al muro costruito dagli Achei, destinato a essere distrutto da Apollo e Posidone non appena gli Achei stessi partiranno. Ettore guida l’assalto, ma Polidamante gli sconsiglia di far avanzare l’esercito con i carri fin dentro il fossato, per timore che gli animali restino intrappolati: Ettore accetta la proposta prudente e decide di attaccare a piedi.
La lotta divampa atroce, grazie alla resistenza dei Greci all’interno del muro e intorno a esso. Un prodigio inviato da Zeus (un’aquila che vola alta a sinistra tenendo un serpente fra gli artigli e che, morsa da questo, lo scaglia fra gli armati) viene interpretato da Polidamante come un avvertimento negativo verso i Troiani.
Ettore, affermando di non credere agli oracoli (ma alle parole di Zeus che lo dava per vincente fino al tramonto), si getta con accanimento ancor maggiore nella mischia. Una tempesta inviata da Zeus mette in difficoltà gli Achei, che solo grazie all'intervento dei due Aiaci trovano la forza per resistere. Agli Aiaci si contrappone Sarpedonte, figlio di Zeus, che, assistito da Glauco, dà vita a una lotta accanita, spronato dalla consapevolezza dell’impossibilità di sfuggire il destino. Nel frattempo i due Aiaci trattengono Sarpedonte ma non riescono a respingerlo, mentre Ettore, favorito da Zeus, riesce a oltrepassare il muro; i Danai, ormai in fuga, si dirigono verso le navi.
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