Polifemo e Ulisse |
Nell'Odissea si racconta di terre sconosciute e lontane, di popoli stranieri e diversi, di molteplici mondi spesso misteriosi e fantastici, alcuni dei quali hanno un significato mitico-simbolico. Questo dipende dalla caratteristica di Odisseo di essere un eroe "culturale": cioè una figura di matrice epica, con una forte individuazione di "modello" umano e di archetipo culturale, un personaggio complesso e maturo che nel suo modo di pensare e nel suo agire rivela curiosità e intraprendenza, riflessione e tenacia. Odisseo, raggiungendo via via nuove mete, dopo aver superato gli ostacoli che vi si frapponevano, incontra varie culture, modi di vita differenti, e quindi modi diversi di rappresentare la realtà. Alla fine dei suoi viaggi, il conseguimento di una meta definitiva ha il senso anche di una scelta di vita libera e cosciente, dopo tante prospettive diverse.
Nel nono libro già l’episodio dei Lotofagi prefigura in un certo senso quello di Polifemo:
i mangiatori di loto, il fiore dell’oblio, sono in preda a una eterna dimenticanza che, negando tanto il passato quanto il futuro, cancella la storia e rischia di vincolare in un presente senza tempo i compagni di Odisseo, cioè di strappare loro il giorno del ritorno.
Analogamente, Polifemo, che ignora la storia gloriosa degli Achei, rappresenta un mondo senza tempo, bloccato in una dimensione di primitività atemporale, senza prospettive di progresso.
Questo mondo è significativamente opposto a quello dei Feaci soprattutto sotto l’aspetto dell’ospitalità, che presso i Ciclopi è rifiutata e stravolta dalla violenza. Ma lo stadio culturale dei Ciclopi, anche per altri aspetti, è molto primitivo ed estraneo alla civiltà: Polifemo non coltiva la terra, non sacrifica agli dèi (dice di non temerli), non cuoce il cibo, ma consuma un pasto crudo, orrendo, perché cannibalesco e indiscriminato, senza suddivisione delle parti del corpo, come invece era stato sancito nel rituale del sacrificio, da tempo immemorabile.
Nel suo comportamento verso gli ospiti egli rivela il suo mondo e se stesso. Polifemo ha un atteggiamento anticulturale. È l'esatto opposto di Odisseo: ignora altri mondi che non siano il suo, è sordo a ogni richiamo di umanità, non ha senso del limite. Ancorato a uno stadio di civiltà arretrato, in quanto pastore, non conosce né la produzione né il consumo del pane, legato all'agricoltura, stadio evoluto della civiltà; pur avendo il fuoco, non lo impiega per cuocere i cibi, uso che fa parte della cultura del sacrificio, cioè di un rapporto maturo tra uomo e divinità.
L'astuzia di Odisseo trionfa sulla forza bruta del Ciclope: è la vittoria della civiltà sulla ferinità e sulla natura selvaggia, della riflessione prima di agire, che sa trasformare in strumenti di salvezza gli oggetti più semplici, è l'affermazione dell'uomo le cui decisioni dipendono dalle circostanze e sono il frutto delle esperienze proprie e del proprio mondo culturale.