Analisi e commento dell'introduzione de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.
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- c'è innanzitutto un presupposto, un'affermazione implicita, ma fondamentale: il tempo è una forza travolgente, alla quale nulla può sfuggire;
- di conseguenza, la storia è una lotta aperta contro il tempo, cui tenta di strappare alcuni fatti, alcuni avvenimenti;
- lo storico è colui che cerca di far rinascere il passato, prendendo però in considerazione soltanto le azioni illustri e gloriose dei grandi uomini;
- l'ingegno dell'anonimo è, a sentir lui, troppo debole per permettergli di dedicarsi a una storiografia di alto livello: pertanto, egli ripiegherà su una storia di gente umile. Lo sfondo di tali vicende è quello di una grandiosa lotta tra le potenze angeliche e quelle demoniache;
- questi avvenimenti, dovuti all'intervento delle forze del male, sono accaduti in un paese (la Lombardia) amministrato da un governo forte e capace (quello spagnolo);
- la narrazione ometterà i nomi dei personaggi e altrettanto avverrà per i luoghi, indicati solo in generale.
Egli afferma una certa ambizione: poiché, nonostante lo stile inaccettabile (dozzinale, sguaiato, scorretto) dell'anonimo, la storia è bella e il contenuto è valido, l'autore decide di intervenire su di essa, principalmente in due modi.
Innanzitutto, è necessario riscriverla in uno stile più adeguato, adatto al genere dell'opera; in secondo luogo, bisogna avviare un'approfondita ricostruzione storica del periodo che fa da sfondo alla narrazione, perché questo è il modo di procedere di uno storico serio e rigoroso. Infine, pur trovandosi nella necessità di spiegare in quale lingua abbia operato il rifacimento, l'autore preferisce non accingersi all'impresa, essendo questa veramente difficile.
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Il manoscritto ritrovato
Un manoscritto secentesco anonimo che racconta una "bella storia": è questa, secondo Manzoni, la fonte del suo romanzo, lo scartafaccio che egli finge di aver ritrovato. L'espediente del manoscritto non è certo originale. Esso serve a fondare il patto narrativo fra autore e lettore poggiandolo su una simulazione di autenticità: il lettore sa che quella storia non è vera, ma la accetta come se fosse vera.La voce dell'anonimo
Schematizziamo il contenuto del testo dell'anonimo:- c'è innanzitutto un presupposto, un'affermazione implicita, ma fondamentale: il tempo è una forza travolgente, alla quale nulla può sfuggire;
- di conseguenza, la storia è una lotta aperta contro il tempo, cui tenta di strappare alcuni fatti, alcuni avvenimenti;
- lo storico è colui che cerca di far rinascere il passato, prendendo però in considerazione soltanto le azioni illustri e gloriose dei grandi uomini;
- l'ingegno dell'anonimo è, a sentir lui, troppo debole per permettergli di dedicarsi a una storiografia di alto livello: pertanto, egli ripiegherà su una storia di gente umile. Lo sfondo di tali vicende è quello di una grandiosa lotta tra le potenze angeliche e quelle demoniache;
- questi avvenimenti, dovuti all'intervento delle forze del male, sono accaduti in un paese (la Lombardia) amministrato da un governo forte e capace (quello spagnolo);
- la narrazione ometterà i nomi dei personaggi e altrettanto avverrà per i luoghi, indicati solo in generale.
La voce dell'autore
Al testo secentesco fa seguito un intervento dell'autore, che parla in prima persona.Egli afferma una certa ambizione: poiché, nonostante lo stile inaccettabile (dozzinale, sguaiato, scorretto) dell'anonimo, la storia è bella e il contenuto è valido, l'autore decide di intervenire su di essa, principalmente in due modi.
Innanzitutto, è necessario riscriverla in uno stile più adeguato, adatto al genere dell'opera; in secondo luogo, bisogna avviare un'approfondita ricostruzione storica del periodo che fa da sfondo alla narrazione, perché questo è il modo di procedere di uno storico serio e rigoroso. Infine, pur trovandosi nella necessità di spiegare in quale lingua abbia operato il rifacimento, l'autore preferisce non accingersi all'impresa, essendo questa veramente difficile.