Le particelle pronominali ci, vi, ne erano in origine particelle avverbiali (lì, là, di la). Come particelle pronominali hanno acquistato significati vari e precisamente:
ci = noi, a noi
vi = voi, a voi
ne = di lui, di lei, di esso, di essa, di loro, di ciò
ci = noi, a noi
vi = voi, a voi
ne = di lui, di lei, di esso, di essa, di loro, di ciò
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Me ne parlò.
Lavarsene le mani.
Glielo disse apertamente.
Gliene regalò quattro.
Le forme atone mi, ti, ci, vi, si davanti a lo, la, li, le e ne diventano me, te, ce, ve, se: me lo disse, te lo porto, se ne ride ecc.
Gli diventa glie e si combina con il secolo pronome dando origine alle forme glielo, gliela, glieli, gliele, gliene che servono tanto per il maschile quanto per il femminile:
glielo dico (= lo dico a lui/a lei)
gliene parlarono (= parlarono a lui/a lei di ciò)
diglielo tu (= di' ciò a lui/a lei).
gliene parlarono (= parlarono a lui/a lei di ciò)
diglielo tu (= di' ciò a lui/a lei).
Voglio parlarti.
Non ditemelo.
Dimmi la verità.
Le forme atone mi, ti, si, ci, vi, lo, la, li, gli, le e ne (anche combinate: glielo, gliene ecc.) precedono generalmente il verbo:
ti ho visto ieri; glielo dico subito; vi dirò tutto.
Seguono invece il verbo, in cui si incorporano come enclittiche, quando completano un imperativo, un infinito o un gerundio:
datemi il libro; diteglielo; sono venuto per vederti;
senza offenderti; vedendolo; andandosene.
senza offenderti; vedendolo; andandosene.
Con gli imperativi tronchi fa', di', sta' ecc. le particelle pronominali enclitiche (tranne gli) raddoppiano la loro consonante:
dimmi la verità; fallo per noi; datti da fare.