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Capitolo 25 I Promessi Sposi - Riassunto

Riassunto del venticinquesimo capitolo (cap. XXV) del romanzo I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.

Dove: nel paese dei promessi sposi, nel paese del sarto.

Quando: dicembre 1628, pochi giorni compresi fra la conversione dell'innominato e la visita del cardinale al paese dei promessi sposi.

Chi: i compaesani di Lucia, don Rodrigo, don Abbondio, il cardinale, Lucia, Agnese, il sarto, donna Prassede, don Ferrante.



Sintesi


I commenti nel paese di Lucia alle notizie su di lei e sull'innominato; la fuga di don Rodrigo
La notizia della conversione dell'innominato e della vicenda di Lucia, con essa intrecciata, giunge il giorno dopo nel paese dei due promessi. La gente commenta e mormora, indicando in don Rodrigo il responsabile delle sofferenze di Lucia. Il signorotto, dopo essere stato per due giorni chiuso nel suo palazzo, parte per Milano, soprattutto perché si è sparsa la voce che il cardinale verrà a visitare quel paese e don Rodrigo vuole sottrarsi alla necessità di incontrarlo e di rendergli omaggio, come certamente il conte zio si aspetta da lui.


La visita del cardinale al paese di Lucia
Il cardinale giunge in visita al paese di Lucia, accolto dalla folla in festa. Don Abbondio, invece, non apprezza quella babilonia e aspetta da solo in chiesa l'arrivo di Federigo. Dopo la funzione, questi interroga il curato su Renzo: don Abbondio lo dipinge come un carattere un pò testardo e collerico, ma ne ammette l'onestà. Si rallegra poi tra sé al pensiero che Agnese non abbia fatto parola al cardinale del matrimonio, ma in realtà non è così. È imminente l'arrivo al paese di Agnese e Lucia, e il cardinale già pensa a come trovare una sistemazione sicura per la ragazza; nel frattempo, però, il problema è stato risolto.


Donna Prassede e don Ferrante offrono ospitalità a Lucia
Il racconto torna indietro di alcuni giorni, per descrivere la vita di Lucia e Agnese nella casa del sarto. Le due donne sono consapevoli che dovranno separarsi, perché sarebbe imprudente per Lucia tornare al paese, esposta all'ira di don Rodrigo; mentre però Agnese non cessa di fare progetti per il futuro, immaginando il ricongiungimento con Renzo, Lucia tace: non confida alla madre il proprio segreto, e il pianto viene spesso a interrompere i suoi discorsi. Nei pressi del paese è in villeggiatura una coppia di nobile condizione: don Ferrante e donna Prassede. Donna Prassede manifesta il desiderio di conoscere Lucia e, poiché un rifiuto sarebbe interpretato come un affronto, la ragazza vince la sua ritrosia e, con Agnese, va a visitare la coppia. Donna Prassede si offre di dare ospitalità a Lucia e di informarne il cardinale: madre e figlia accettano, consolate dal fatto che la casa di villeggiatura di don Ferrante e donna Prassede è vicina al loro paese.


L'arrivo di Agnese e Lucia al loro paese
Trasportate sulla lettiga che il cardinale ha disposto per loro, le donne arrivano al paese e sono fatte scendere alla canonica, dove Federigo sta intrattenendosi con don Abbondio. Letta la lettera di don Ferrante, il cardinale dà il suo assenso all'ospitalità offerta a Lucia e rivolge alle due donne parole di conforto e di incoraggiamento.


Il colloquio fra il cardinale e don Abbondio
Dopo la funzione religiosa e prima di pranzo, il cardinale affronta con don Abbondio il discorso che il curato sperava di evitare. Gli domanda infatti se è vero che egli abbia rifiutato di celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia. Don Abbondio tenta di sottrarsi alla risposta, adducendo il vincolo del segreto, ma, di fronte alle insistenze del cardinale, è costretto a raccontare i fatti, omettendo soltanto il nome di don Rodrigo. Messo alle strette dai rimproveri del cardinale, il curato tenta di discolparsi rivelando le minacce di morte ricevute dai bravi, ma neanche tale giustificazione appare sufficiente a Federigo: don Abbondio avrebbe dovuto ispirare il proprio comportamento a quello dei martiri ed essere pronto a sacrificare la vita in nome della fede. Sono discorsi inusuali per il curato che non sa ribattere, se non con l'ammissione della propria mancanza di coraggio. Ma il cardinale lo incalza chiedendogli quali provvedimenti abbia preso per tutelare i due giovani. Il capitolo si chiude sull'attesa della risposta di don Abbondio.


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