Leggendo la lettera a Pietro Giordani si può comprendere, il conforto che fu quell'amicizia nel momento della disperata angoscia giovanile del poeta. Manifesta la testimonianza del poeta ancora ventenne della propria condizione fisica, delle proprie sventure e del proprio destino esistenziale. In essa sono contenuti due motivi importanti per gli svolgimenti della poesia leopardiana quali l'affermazione della propria dignità, che si manifesta nell'andare incontro senza viltà al proprio destino e il risorgere continuo delle illusioni.
Infatti nella lettera Leopardiana si vede che la riflessione e la poesia dei primi anni prende come soggetto l'infelicità personale.
Egli aveva creduto che sarebbe morto presto ma trascorso per per periodo si rende conto che la sua condizione non è tale da dover morire presto ormai la sua salute è rovinata per sempre a causa di quei sette anni di studio matto e disperatissimo proprio nel periodo in cui stava crescendo. Tutto ciò gli ha rovinato per tutta la vita il fisico rendendolo deforme e la sua persona si viene a confrontare con un esterno che non guarda dentro l'anima ma solo l'aspetto esteriore (Qui si fa riferimento all'Ultimo canto di Soffoco appena successivo alla lettera) e la sua infelicità e sfortuna è tale in compenso la natura gli ha dato una forte sensibilità, egli non ha paura di andare fino in fondo, non ha paura di ciò che gli potrà succedere e egli è consapevole di dover soffrire ancor di più. Intuendo la propria infelicità futura e le intuizioni che avrebbe dovuto patire e anche se la sua vita sarà carica di disprezzo e delusioni egli non si inchinerà ma sarà fiero e spezzante e si offenderà solo se lo colpiranno al cuore offendendo la sua sensibilità l'unica cosa che lo può consolare è quello di avere un amico (Il Giordani).