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Purgatorio Canto 3 - Riassunto

Appunto di letteratura italiana contenente il riassunto del terzo canto (canto III) del Purgatorio dantesco.
I poeti vedono una moltitudine di anime, illustrazione di Gustave Doré

Tempo: domenica di Pasqua 10 aprile 1300, con il sole all’orizzonte, che fiammeggia alle spalle dei poeti.

Antipurgatorio: È la parte bassa della montagna del Purgatorio, che comprende la spiaggia e la prima fascia, i primi tre balzi della costa. Qui i penitenti cominciano a espiare dovendo attendere un determinato periodo di tempo prima di poter salire alle vere cornici del Purgatorio dove purgare con pene fisiche i propri peccati.

Spiaggia: È la spiaggia che circonda l’isola sulla quale si erge la montagna del Purgatorio, solitaria (lito diserto) nell’immenso oceano ed esattamente opposta a Gerusalemme.

Personaggi: Dante, Virgilio, Manfredi

Penitenti e pena: Spiriti negligenti

Prima schiera: gli scomunicati. Avanzano lentamente e devono attendere trenta volte il tempo che vissero in stato di scomunica prima di iniziare la purgazione.



Sintesi

Rimorso e turbamento di Virgilio
Le anime corrono disordinatamente verso la montagna del Purgatorio e Dante si stringe a Virgilio che sembra provare rimorso per il rimprovero di Catone. Il poeta fiorentino, guardando in alto, si accorge che il sole proietta davanti a sé soltanto la sua ombra. Inquieto per il timore di essere rimasto solo, viene rassicurato da Virgilio, che gli ricorda che all'uomo non è possibile penetrare la volontà divina e si turba al pensiero che egli stesso e i più grandi filosofi del passato non abbiano potuto attingere al mistero della vera conoscenza.


Il timido gregge degli scomunicati
I due poeti giungono intanto ai piedi del monte e vedono che i costoni sono troppo ripidi, perché si possa iniziare l'ascesa. Dante vede sopraggiungere dalla sua sinistra una turba di anime che avanza molto lentamente e va loro incontro per chiedere informazioni sulla giusta via. Alla vista dei due poeti le anime si fermano timorose per la presenza di un vivo e rispondono soltanto dopo essere state rassicurate da Virgilio. Con il dorso della mano, fanno segno ai due poeti di voltarsi e di precederli.


Manfredi, figlio di Federico II
A questo punto, un'anima si rivolge a Dante e rivela la propria identità: si tratta di Manfredi, figlio di Federico II e nipote dell'imperatrice Costanza d'Altavilla. Egli morì scomunicato e le sue ossa vennero rimosse dal cumulo di sassi presso il ponte di Benevento e sparse fuori dal territorio del regno dal vescovo di Cosenza, in quanto scomunicato. Manfredi, tuttavia, si trova tratto in salvo per l'eternità per essersi pentito dei suoi peccati in punto di morte.


La pena che gli scomunicati devono scontare
Non può comunque entrare nel Purgatorio, se non dopo esserne rimasto fuori trenta volte il tempo di scomunica. Questo periodo: peraltro, può essere accordato dalla volontà divina e può diminuire attraverso le preghiere dei vivi in suffragio dei morti. Dante perciò è invitato a riferire la sorte di Manfredi alla figlia Costanza.


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