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Paradiso canto 15 - Riassunto

Appunto di letteratura italiana contenente il riassunto del quindicesimo canto (canto XV) del Paradiso dantesco.
Cacciaguida, illustrazione di Gustave Doré

Tempo: 13 aprile 1300, mercoledì dopo Pasqua

Luogo:
CIELO QUINTO: MARTE
Si presenta come un cielo che risplende di un rosso ardente e infuocato, attraversato da due raggi di luce intensissima posti a croce su cui lampeggia la figura di Cristo.

Intelligenze motrici: Virtù

Personaggi: Beatrice, Dante, Cacciaguida

Spiriti beati: Spiriti combattenti per la fede
Sono le anime di coloro che, come i martiri e i crociati, scesero fisicamente in campo per affermare e far trionfare la fede cristiana. Si presentano come dei lumi che, compatti, formano nel cielo l’immagine di una croce e si muovono lungo i due bracci di essa. Quando si incontrano sfavillano più ardentemente, e cantano in modo così dolce e sublime che le parole risultano incomprensibili all’udito umano.



Sintesi

Tra gli spiriti militanti per la fede
Dante riflette sullo spirito di carità dei beati del Cielo di Marte, i quali tacciono per lasciargli la possibilità di parlare. Ecco infatti che, dal braccio destro della croce greca, formata dall'insieme degli spiriti militanti per la fede che brillano di luce divina, si muove un lume che scende giù simile a una meteora.


Cacciaguida
È l'anima di Cacciaguida, antenato di Dante, morto nella seconda crociata al seguito di Corrado III, re di Germania. Lo spirito si rivolge a Dante in latino, quindi pronuncia parole di così elevato tenore teologico che il poeta non riesce a comprendere. Utilizzando infine un linguaggio più semplice, ringrazia Dio che gli ha permesso un incontro atteso da tanto tempo e invita il suo illustre discendente a esporre con chiarezza le domande per permettergli di rendere più manifesto il suo amore per lui. Dante si scusa per l'incapacità tipica dei mortali di far coincidere l'emozione provata con le parole che la esprimono, quindi chiede il nome dell'anima che gli sta parlando.


I tempi felici di Firenze
Cacciaguida si definisce la "radice" di Dante, cioè il suo trisavolo, gli spiega l'origine del suo cognome e gli parla dei suoi antenati. Poi inizia, contro Firenze, un'invettiva che trova la sua pienezza nel ricordo nostalgico della Firenze del buon tempo antico (fine dell'XI secolo), scenario di personalità semplici e forti esempi di virtù ormai perdute. Qui nacque e fu battezzato Cacciaguida, che si sposò con una donna della valle del Po, una certa Alighiera, da cui ebbe origine il cognome di Dante. Cacciaguida mori poi in Terrasanta combattendo contro gli infedeli nel 1148.


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