di Primo Levi
Riassunto:
"E' Null Achtzhen. Non si chiama altrimenti che così, Zero Diciotto, le ultime tre cifre del suo numero di matricola: come se ognuno si fosse reso conto che solo un uomo è degno di avere un nome, e che Null Achtzhen non è più un uomo."
Un altro episodio significativo vede Mischa e il Galiziano, due ebrei compagni di Levi ad Auschwitz, come protagonisti: i due godono di una posizione privilegiata all'interno del lavoro nel campo, in quanto il loro lavoro è il meno faticoso essi infatti incitano ed esortano i compagni al lavoro. Alla fine della giornata lavorativa la scena si sposta al Ka-Be, abbreviazione di Krankenbau, l'infermeria. La presentazione di questo luogo avviene attraverso gli occhi di Primo Levi che, per la prima volta si reca in questo nuovo mondo; a dir la verità la sua "visita" si trasforma in un'ennesima umiliazione per i detenuti che, spogliati e costretti in piedi per oltre dieci ore, vengono contati, classificati e mandati in un determinato "Block". Nel Block 23 sono tenuti i malati meno gravi e qui Levi incontra un detenuto non ebreo, molto più grasso e in buone condizioni di lui: è un polacco. Purtroppo però il trattamento riservato a Levi come a tutti gli ebrei è il peggiore.
La frase è:- Du Jude kaputt. Du schnell Krematorium fertig- (tu ebreo spacciato, tu presto crematorio, finito). Vengono narrati episodi cruenti e violenti dove, in uno stato di indifferente passività, i detenuti del Block23 venivano controllati e selezionati per le camere a gas. Ciò che rende ancora più cruenta l'esperienza del Block è l'ultima parte del capitolo, dove l'autore trae le considerazioni finali: la relativa tranquillità che vige all'interno del Block è occasione per recuperare una minima parte della coscienza persa in precedenza, un luogo dove per i detenuti è possibile meditare obbiettivamente su ciò che stavano realmente subendo.
Riassunto:
"E' Null Achtzhen. Non si chiama altrimenti che così, Zero Diciotto, le ultime tre cifre del suo numero di matricola: come se ognuno si fosse reso conto che solo un uomo è degno di avere un nome, e che Null Achtzhen non è più un uomo."
Un altro episodio significativo vede Mischa e il Galiziano, due ebrei compagni di Levi ad Auschwitz, come protagonisti: i due godono di una posizione privilegiata all'interno del lavoro nel campo, in quanto il loro lavoro è il meno faticoso essi infatti incitano ed esortano i compagni al lavoro. Alla fine della giornata lavorativa la scena si sposta al Ka-Be, abbreviazione di Krankenbau, l'infermeria. La presentazione di questo luogo avviene attraverso gli occhi di Primo Levi che, per la prima volta si reca in questo nuovo mondo; a dir la verità la sua "visita" si trasforma in un'ennesima umiliazione per i detenuti che, spogliati e costretti in piedi per oltre dieci ore, vengono contati, classificati e mandati in un determinato "Block". Nel Block 23 sono tenuti i malati meno gravi e qui Levi incontra un detenuto non ebreo, molto più grasso e in buone condizioni di lui: è un polacco. Purtroppo però il trattamento riservato a Levi come a tutti gli ebrei è il peggiore.
La frase è:- Du Jude kaputt. Du schnell Krematorium fertig- (tu ebreo spacciato, tu presto crematorio, finito). Vengono narrati episodi cruenti e violenti dove, in uno stato di indifferente passività, i detenuti del Block23 venivano controllati e selezionati per le camere a gas. Ciò che rende ancora più cruenta l'esperienza del Block è l'ultima parte del capitolo, dove l'autore trae le considerazioni finali: la relativa tranquillità che vige all'interno del Block è occasione per recuperare una minima parte della coscienza persa in precedenza, un luogo dove per i detenuti è possibile meditare obbiettivamente su ciò che stavano realmente subendo.