Comunemente il suono è collegato a qualcosa di gradevole, mentre il rumore è collegato a qualcosa di sgradevole. Siete d’accordo con questa osservazione?
Quindi il cigolio di un cancello, secondo voi, è un suono o un rumore?
E il colpo di un tamburo?
Il fruscio delle foglie?
Il rombare di un motore?
Ciò che noi chiamiamo effetto sonoro è il risultato del movimento o, per meglio dire, della vibrazione di un corpo (una corda, un elastico, un pezzo di legno ecc.). Una volta terminato il movimento, e il conseguente propagarsi delle vibrazioni, il corpo non emette più suoni-rumori.
Se le vibrazioni sono regolari, uguali l’una all’altra abbiamo un suono; se sono irregolari, disuguali tra loro, abbiamo un rumore.
In campo musicale, comunque, la distinzione tra suono e rumore fissata dall’acustica è per certi aspetti ormai superata. Un rumore, infatti, può diventare suono se ben organizzato, cioè se inserito in un progetto che lo renda significativo: è quel che accade molto spesso nelle composizioni dei musicisti contemporanei.
L’acustica, cioè la scienza che studia come gli effetti sonori si propagano producono, come si propagano e come arrivano al nostro orecchio, stabilisce una differenza precisa tra suono e rumore, basata sull’analisi delle vibrazioni.
RIEPILOGANDO
Per l’acustica, la distinzione tra suono e rumore è legata alla qualità delle vibrazioni: se esse sono regolari abbiamo un suono, se sono irregolari un rumore.
Un rumore può diventare suono se inserito in una composizione ben organizzata. Il rumore è infatti una dimensione sonora del nostro tempo e non c’è da meravigliarsi se molti musicisti contemporanei lo impiegano nelle loro composizioni.