di Giovanni Pascoli
Parafrasi:
Due donne, ex collegiali, educate in un convento di suore, si ritrovano a rievocare le memorie di gioventù. Una di loro confessa un episodio collegato al mito della digitale purpurea, il fiore che emana un profumo intenso, creduto mortifero. Il componimento fu ispirato a Pascoli da un ricordo di collegio di Maria, sorella minore del poeta: la madre aveva allontanato le allieve da un fiore (la digitale purpurea), perchè si credeva che il profumo da esso emanato fosse velenoso.
Le due ex compagne non si limitano però a rammentare il passato con tranquilla nostalgia. Il loro colloquio s'incentra sempre più su quel fiore a cui si attribuiscono poteri magici e che diviene il simbolo del desiderio frustato: forse si tratta del desiderio sessuale, o forse, più genericamente, dell'attrazione esercitata dall'ignoto. A ogni modo il tema profondo di Digitale purpurea è il pulsare in ognuno di noi di una vita inconscia, che si fa presente solo per allusioni, tra brividi, silenzi, paure.
L'atmosfera del testo, con i suoi nascosti sensi di amore e morte, e con la morbosità che la impegna, è vicina ai climi tipici del Decandentismo e, in particolare, dell'estetismo dannunziano. Diversamente da D'Annunzio, però, pascoli non è attratto dalle esperienze, uniche ed eccezionali, del vivere inimitabile. Gli interessa invece suggerire gli aspetti inquietanti che si nascondono nelle cose normali, in questo caso nella quotidianità dell'esistenza in collegio.
Parafrasi:
Due donne, ex collegiali, educate in un convento di suore, si ritrovano a rievocare le memorie di gioventù. Una di loro confessa un episodio collegato al mito della digitale purpurea, il fiore che emana un profumo intenso, creduto mortifero. Il componimento fu ispirato a Pascoli da un ricordo di collegio di Maria, sorella minore del poeta: la madre aveva allontanato le allieve da un fiore (la digitale purpurea), perchè si credeva che il profumo da esso emanato fosse velenoso.
Le due ex compagne non si limitano però a rammentare il passato con tranquilla nostalgia. Il loro colloquio s'incentra sempre più su quel fiore a cui si attribuiscono poteri magici e che diviene il simbolo del desiderio frustato: forse si tratta del desiderio sessuale, o forse, più genericamente, dell'attrazione esercitata dall'ignoto. A ogni modo il tema profondo di Digitale purpurea è il pulsare in ognuno di noi di una vita inconscia, che si fa presente solo per allusioni, tra brividi, silenzi, paure.
L'atmosfera del testo, con i suoi nascosti sensi di amore e morte, e con la morbosità che la impegna, è vicina ai climi tipici del Decandentismo e, in particolare, dell'estetismo dannunziano. Diversamente da D'Annunzio, però, pascoli non è attratto dalle esperienze, uniche ed eccezionali, del vivere inimitabile. Gli interessa invece suggerire gli aspetti inquietanti che si nascondono nelle cose normali, in questo caso nella quotidianità dell'esistenza in collegio.