di Honoré de Balzac
Riassunto:
Eugenie Grandet è il romanzo in cui Balzac ritrae la provincia francese all'epoca della Restaurazione; in esso, accanto a papà Grandet e a sua figlia Eugenia, protagonisti, vi è tutto un mondo di figure minori che caratterizzano l'ambiente e l'epoca con vivida esattezza e senso realistico.
La vicenda si svolge nella cittadina di Saumur dove vive papà Grandet, un ex-bottaio che, grazie ad un senso acuto degli affari e un'avarizia più che pronunciata, è riuscito a fare fortuna approfittando degli avvenimenti di quell'epoca instabile. Ruotano intorno a Grandet la fedele serva Nanon, la debole moglie e la figlia Eugénie contesa da due famiglie della città, i Cruchot e i Des Grassin, che desiderano combinare un matrimonio per legarsi alla ricca famiglia. Durante una festa organizzata in casa Grandet per il compleanno di Eugénie arriva all'improvviso Charles Grandet, figlio di un fratello del vecchio Grandet suicidatosi in seguito ad un fallimento di quattro milioni, che consegna allo zio una lettera del padre dalla quale egli apprende la sua morte e le sue volontà. Il fratello lo prega infatti di prendersi cura della liquidazione e di aiutare il figlio a trovar fortuna in India. Charles rimane intanto ospite presso lo zio per un certo periodo facendo nascere nel cuore della giovane e dolce Eugénie un grande amore che il giovane sembra ricambiare. La storia gira intorno alle manovre di padre Grandet per allontanare il nipote, perdere meno denaro possibile a causa del fallimento del fratello e far fruttare i propri interessi. Tutti i suoi sforzi alla fine risulteranno vani. È un affresco ricco di dettagli sulla vita rurale e le convenzioni sociali sotto il regno di Luigi Filippo. Allo stesso tempo è uno studio interessante dell'evoluzione dei diversi personaggi durante lo svolgersi della trama, dell'inflessibilità di Papà Grandet, della progressiva disillusione di sua figlia e della trasformazione di suo nipote: dapprima un dandy, in seguito un "gentleman" per finire come personaggio interessato e freddo. L'opera descrive in modo sublime i meccanismi che si instaurano tra le persone in cerca di affermazione sociale e denaro. Le dinamiche che sono descritte nel romanzo sono talmente universali che potrebbero adattarsi tranquillamente anche ai nostri giorni
Papà Grandet
L'avaro Grandet, arricchitosi con mille imbrogli durante la Rivoluzione, un personaggio in cui la passione per l'oro diventa tormento e quasi follia. Egli fa parte di quella categoria di gente senza scrupoli che ha saputo approfittare dei capovolgimenti politici per ricavarne ricchezza e onori. La narrazione non è quindi condotta con animo benevolo, l'ironia è pungente contro lo sfrenato arrivismo a cui secondo Balzac, La Restaurazione ha posto un freno, anche se chi era diventato ricco, ricco rimane anche dopo il 1815.
La figlia Eugenie Grandet
E' il suo esatto contrario; lo stereotipo della ragazza sognatrice, desiderosa d’amore, devota, , buona d’animo, fedele, umile, sensibile e tutte queste sue caratteristiche sommate al suo aspetto davano di lei un’immagine complessiva quasi da santa. E proprio per il suo aspetto fisico l’autore usa una lodevole descrizione: «Eugenie apparteneva, è vero, a quel tipo di ragazze ben piantate, come se ne trovano nella piccola borghesia, e le cui attrattive sembrano volgari; ma, se ella non rassomigliava alla Venere di Milo, le sue forme erano nobilitate da quel soave sentimento cristiano che purifica la donna e le dà una distinzione sconosciuta agli scultori antichi. Aveva la testa grande, la fronte mascolina, ma delicata,,… Eugenie, grande e forte, non aveva dunque quella bellezza che piace alle masse; ma era bella di quella bellezza così facile da riconoscere della quale si invaghiscono soltanto gli artisti.» Nel suo ruolo rappresenta secondo me anche una figura di vittima del padre
La morte di un avaro
In questo brano la figura di Papà Grandet si definisce ancora più esattamente: ha vissuto soltanto per i soldi, molla di ogni sua attività, e muore con l'assillo di quegli stessi soldi che non vorrebbe lasciare. Quanto più sente vicina la morte, tanto più diventa geloso della sua roba, avido di contemplare un po' dell'oro della sua cassaforte con l'ansiosa coluttà di chi sta per lasciare gli oggetti più cari. La descrizione di Balzac è stringata ed essenziale, ma con il gusto di certi particolari che stemperano, in tono quasi parodistico, l'ottuso egoismo di Grandet.
Ma a riportarci alla realtà drammatica di quella morte c'è la figura di Eugenia, devota e pur quasi ignorata vittima succuba e sola di tanta indifferenza.
Commento analisi e riflessioni generali
Dai brani che avete letto avete ricavato la descrizione dei componenti della famiglia Grandet e di tanti personaggi minori che gravitano nella casa, ognuno ritratto con vivida esattezza. Ma il vigore artistico non consiste tanto nella descrizione di un ambiente o dei personaggi che vi si muovono, ma nella capacità di fare scaturire da questa descrizione la realtà più profonda, cioè i rapporti interpersonali: la soggezione che madre e figlia hanno con papà Grandet, la devozione di Nanon, il calcolato ossequio di Cruchot e di de' Grassins, l'avidità stessa di Grandet nei confronti degli altri... I singoli caratteri si definiscono e si maturano senza che l'autore faccia nessun commento: egli, quasi impasibile, muove e dispone con accortezza i fatti, le scene, le parole stesse; gli eventi si snodano in tono dimesso ma chiarificatore, densi di mille sfaccettature e di sottintese verità ben più amare e più dolorose di quanto si possa vedere a occhio nudo. L'esempio più lampante è l'ultima scena accanto a quel letto di morte dove l'avidità del vecchio si esalta in un ultimo sussulto e la drammatica condizione di Eugenia si aggrava di una spaventosa minaccia.
Riassunto:
Eugenie Grandet è il romanzo in cui Balzac ritrae la provincia francese all'epoca della Restaurazione; in esso, accanto a papà Grandet e a sua figlia Eugenia, protagonisti, vi è tutto un mondo di figure minori che caratterizzano l'ambiente e l'epoca con vivida esattezza e senso realistico.
La vicenda si svolge nella cittadina di Saumur dove vive papà Grandet, un ex-bottaio che, grazie ad un senso acuto degli affari e un'avarizia più che pronunciata, è riuscito a fare fortuna approfittando degli avvenimenti di quell'epoca instabile. Ruotano intorno a Grandet la fedele serva Nanon, la debole moglie e la figlia Eugénie contesa da due famiglie della città, i Cruchot e i Des Grassin, che desiderano combinare un matrimonio per legarsi alla ricca famiglia. Durante una festa organizzata in casa Grandet per il compleanno di Eugénie arriva all'improvviso Charles Grandet, figlio di un fratello del vecchio Grandet suicidatosi in seguito ad un fallimento di quattro milioni, che consegna allo zio una lettera del padre dalla quale egli apprende la sua morte e le sue volontà. Il fratello lo prega infatti di prendersi cura della liquidazione e di aiutare il figlio a trovar fortuna in India. Charles rimane intanto ospite presso lo zio per un certo periodo facendo nascere nel cuore della giovane e dolce Eugénie un grande amore che il giovane sembra ricambiare. La storia gira intorno alle manovre di padre Grandet per allontanare il nipote, perdere meno denaro possibile a causa del fallimento del fratello e far fruttare i propri interessi. Tutti i suoi sforzi alla fine risulteranno vani. È un affresco ricco di dettagli sulla vita rurale e le convenzioni sociali sotto il regno di Luigi Filippo. Allo stesso tempo è uno studio interessante dell'evoluzione dei diversi personaggi durante lo svolgersi della trama, dell'inflessibilità di Papà Grandet, della progressiva disillusione di sua figlia e della trasformazione di suo nipote: dapprima un dandy, in seguito un "gentleman" per finire come personaggio interessato e freddo. L'opera descrive in modo sublime i meccanismi che si instaurano tra le persone in cerca di affermazione sociale e denaro. Le dinamiche che sono descritte nel romanzo sono talmente universali che potrebbero adattarsi tranquillamente anche ai nostri giorni
Papà Grandet
L'avaro Grandet, arricchitosi con mille imbrogli durante la Rivoluzione, un personaggio in cui la passione per l'oro diventa tormento e quasi follia. Egli fa parte di quella categoria di gente senza scrupoli che ha saputo approfittare dei capovolgimenti politici per ricavarne ricchezza e onori. La narrazione non è quindi condotta con animo benevolo, l'ironia è pungente contro lo sfrenato arrivismo a cui secondo Balzac, La Restaurazione ha posto un freno, anche se chi era diventato ricco, ricco rimane anche dopo il 1815.
La figlia Eugenie Grandet
E' il suo esatto contrario; lo stereotipo della ragazza sognatrice, desiderosa d’amore, devota, , buona d’animo, fedele, umile, sensibile e tutte queste sue caratteristiche sommate al suo aspetto davano di lei un’immagine complessiva quasi da santa. E proprio per il suo aspetto fisico l’autore usa una lodevole descrizione: «Eugenie apparteneva, è vero, a quel tipo di ragazze ben piantate, come se ne trovano nella piccola borghesia, e le cui attrattive sembrano volgari; ma, se ella non rassomigliava alla Venere di Milo, le sue forme erano nobilitate da quel soave sentimento cristiano che purifica la donna e le dà una distinzione sconosciuta agli scultori antichi. Aveva la testa grande, la fronte mascolina, ma delicata,,… Eugenie, grande e forte, non aveva dunque quella bellezza che piace alle masse; ma era bella di quella bellezza così facile da riconoscere della quale si invaghiscono soltanto gli artisti.» Nel suo ruolo rappresenta secondo me anche una figura di vittima del padre
La morte di un avaro
In questo brano la figura di Papà Grandet si definisce ancora più esattamente: ha vissuto soltanto per i soldi, molla di ogni sua attività, e muore con l'assillo di quegli stessi soldi che non vorrebbe lasciare. Quanto più sente vicina la morte, tanto più diventa geloso della sua roba, avido di contemplare un po' dell'oro della sua cassaforte con l'ansiosa coluttà di chi sta per lasciare gli oggetti più cari. La descrizione di Balzac è stringata ed essenziale, ma con il gusto di certi particolari che stemperano, in tono quasi parodistico, l'ottuso egoismo di Grandet.
Ma a riportarci alla realtà drammatica di quella morte c'è la figura di Eugenia, devota e pur quasi ignorata vittima succuba e sola di tanta indifferenza.
Commento analisi e riflessioni generali
Dai brani che avete letto avete ricavato la descrizione dei componenti della famiglia Grandet e di tanti personaggi minori che gravitano nella casa, ognuno ritratto con vivida esattezza. Ma il vigore artistico non consiste tanto nella descrizione di un ambiente o dei personaggi che vi si muovono, ma nella capacità di fare scaturire da questa descrizione la realtà più profonda, cioè i rapporti interpersonali: la soggezione che madre e figlia hanno con papà Grandet, la devozione di Nanon, il calcolato ossequio di Cruchot e di de' Grassins, l'avidità stessa di Grandet nei confronti degli altri... I singoli caratteri si definiscono e si maturano senza che l'autore faccia nessun commento: egli, quasi impasibile, muove e dispone con accortezza i fatti, le scene, le parole stesse; gli eventi si snodano in tono dimesso ma chiarificatore, densi di mille sfaccettature e di sottintese verità ben più amare e più dolorose di quanto si possa vedere a occhio nudo. L'esempio più lampante è l'ultima scena accanto a quel letto di morte dove l'avidità del vecchio si esalta in un ultimo sussulto e la drammatica condizione di Eugenia si aggrava di una spaventosa minaccia.