Nel Settecento
La fortuna del romanzo e la varietà delle forme che esso ha assunto oggi cominciano a delinearsi nell'Inghilterra del Settecento, quando sta per avviarsi la rivoluzione industriale e in Europa acquista forza e importanza sociale la borghesia, con la sua mentalità dinamica, senza pregiudizi, aperta al nuovo.
Nel 1719 viene pubblicato a Londra il Robinson Crusoe di Daniel Defoe. Il protagonista è un giovane che approda come naufrago su un isola deserta: vincendo la paura, affronta le difficoltà e con l'intelligenza, il coraggio e il lavoro riesce a sopravvivere. In questo modello di uomo la borghesia settecentesca si identificava e lo contrapponeva all'aristocrazia che invece viveva di rendita, nell'ozio e nel lusso. In questo secolo, altri autori raccontano aspetti diversi, positivi e negativi, della nuova civiltà che la rivoluzione industriale sta creando in Europa, il più noto è Jonathan Swift, che scrive i Viaggi di Gulliver.
L'individuo al centro dell'interesse
L'interesse per l'individuo, per la sua maturazione e la sua crescita in rapporto con la collettività è u altro dei motivi ricorrenti fra Settecento e Ottocento e dà origine a un tipo di romanzo destinato ad avere sviluppi molto significativi. Si tratta del romanzo di formazione dove si raccontano storie di ragazzi che diventano grandi, seguendo il percorso della loro educazione e la formazione della loro personalità.
E' un genere praticato da autori come Rosseau con l'Emilio e da Goethe con i romanzi del ciclo di Wilhelm Meister. Nascono anche altri nuovi generi, come il genere gotico, ambientato nei tetri e inquietanti castelli inglesi, e il genere nero, di cui l'esempio più significativo è il romanzo di Mary Shelley, Frankenstein, pubblicato nel 1817.
L'ottocento: il romanzo storico e realista
Nel primo Ottocento si diffonde il Romanticismo, movimento letterario di portata europea; le opere degli scrittori romantici raccontano grandi passioni e profondi sentimenti, e sono animate da nostalgia per il passato, interesse per le tradizioni e il folklore, per la storia del proprio paese e da un forte amor di patria. Il secolo è denso di cambiamenti storici in Europa. Gli intellettuali e gli artisti vi partecipano spesso attivamente, e anche per questo pongono al centro dei loro interessi la realtà, sia quella storica che, più tardi, quella sociale. Insieme alla poesia il romanzo domina la produzione letteraria ponendo al centro la realtà: nel romanzo storico, di cui sono rappresentanti, fra gli altri, Manzoni e Tolstoj, la realtà è quella del passato, perché la storia vissuta con grande immedesimazione e interesse; in quello realista, gli scrittori rappresentano le travagliate vicende personali e sociali del momento.
L'artista e il suo pubblico
Gli autori romantici, inoltre, prestano grande attenzione al pubblico, perché desiderano che le loro opere abbiano la più ampia diffusione possibile, incontrino i gusti e risveglino l'interesse dei lettori. L'intellettuale vuole sentirsi parte del suo popolo, non essere più una figura isolata.
In Italia Alessandro Manzoni è particolarmente attento alla leggibilità del suo romanzo, per il quale si preoccupa di studiare un linguaggio che, pur nella sua complessità, sia accessibile a un pubblico di diverse regioni italiane, e, per catturare il lettore del suo capolavoro, I promessi sposi, punta l'attenzione sui sentimenti dei personaggi e sul loro rapporto con la storia dell'epoca in cui li fa vivere; egli si schiera dalla parte degli umili, delle vittime dei più forti nella ingiusta società del Seicento, in cui il romanzo storico è ambientato.
Mentre il romanzo europeo privilegia l’interesse per la storia, la realtà sociale, o la formazione dei personaggi, la narrativa americana sviluppa soprattutto l’avventura, un esempio L’ultimo dei Mohicani di Cooper, o l’elemento fantastico, come in E.A. Poe, o la dimensione allegorico-morale come in Moby Dick di Melville, dove il viaggio in mare e la balena bianca diventano simboli profondi e complessi.
Il romanzo naturalista e verista
Dopo la metà del secolo in Europa, e prima di tutto in Francia, si afferma la tendenza a considerare il romanzo un genere quasi scientifico, per la sua capacità di rappresentare fedelmente la realtà, e gli scrittori si considerano quasi scienziati che osservano al microscopio la società e la descrivono con precisione fin nei dettagli per essere il più possibile oggettivi, veri: per questo si parla di romanzo naturalista (in Francia) e verista (in Italia).
I precursori del grande romanzo novecentesco furono due russi, Dostoevskij e Tolstoj: i loro personaggi, Raskoln’ikov protagonista di Delitto e Castigo e Anna Karenina nel romanzo omonimo, incarnano la complessa vita interiore di individui deboli e tormentati. All’inizio del Novecento il nuovo romanzo europeo trova i suoi due maestri nell’irlandese Joyce e nel francese Proust: le loro due ampie narazioni, rispettivamente Ulisse e Alla ricerca del tempo perduto, si pongono come sintesi della realtà considerata dal punto di vista dell’io. Un gruppo a sé è quello dei narratori della Mitteleuropa, l’Europa di mezzo, dominata fino al 1918 dall’impero austroungarico: il disfacimento politico dell’impero si fa, nelle pagine di Mann, Kafka e Musil, immagine di una crisi più generale del mondo.
La sfiducia verso una conoscenza oggettiva della realtà sposta l’interesse da fuori a dentro l’io: perciò il romanzo, da realistico, tende a divenire per lo più psicologico nei contenuti e sperimentale nelle forme. Cade il tipico autore onnisciente, che sapeva indirizzare con sicurezza la vicenda nei suoi dettagli; cade l’architettura ben squadrata della narrazione, dove tutto si tiene. Ora il romanzo sembra farsi come vien viene, come un’opera aperta (Umberto Eco). Per portare alla luce la ricchezza interiore dei personaggi, e le loro contraddizioni, adotta il monologo interiore, talora nella sua espressione più radicale, il flusso di coscienza.
La fortuna del romanzo e la varietà delle forme che esso ha assunto oggi cominciano a delinearsi nell'Inghilterra del Settecento, quando sta per avviarsi la rivoluzione industriale e in Europa acquista forza e importanza sociale la borghesia, con la sua mentalità dinamica, senza pregiudizi, aperta al nuovo.
Nel 1719 viene pubblicato a Londra il Robinson Crusoe di Daniel Defoe. Il protagonista è un giovane che approda come naufrago su un isola deserta: vincendo la paura, affronta le difficoltà e con l'intelligenza, il coraggio e il lavoro riesce a sopravvivere. In questo modello di uomo la borghesia settecentesca si identificava e lo contrapponeva all'aristocrazia che invece viveva di rendita, nell'ozio e nel lusso. In questo secolo, altri autori raccontano aspetti diversi, positivi e negativi, della nuova civiltà che la rivoluzione industriale sta creando in Europa, il più noto è Jonathan Swift, che scrive i Viaggi di Gulliver.
L'individuo al centro dell'interesse
L'interesse per l'individuo, per la sua maturazione e la sua crescita in rapporto con la collettività è u altro dei motivi ricorrenti fra Settecento e Ottocento e dà origine a un tipo di romanzo destinato ad avere sviluppi molto significativi. Si tratta del romanzo di formazione dove si raccontano storie di ragazzi che diventano grandi, seguendo il percorso della loro educazione e la formazione della loro personalità.
E' un genere praticato da autori come Rosseau con l'Emilio e da Goethe con i romanzi del ciclo di Wilhelm Meister. Nascono anche altri nuovi generi, come il genere gotico, ambientato nei tetri e inquietanti castelli inglesi, e il genere nero, di cui l'esempio più significativo è il romanzo di Mary Shelley, Frankenstein, pubblicato nel 1817.
L'ottocento: il romanzo storico e realista
Nel primo Ottocento si diffonde il Romanticismo, movimento letterario di portata europea; le opere degli scrittori romantici raccontano grandi passioni e profondi sentimenti, e sono animate da nostalgia per il passato, interesse per le tradizioni e il folklore, per la storia del proprio paese e da un forte amor di patria. Il secolo è denso di cambiamenti storici in Europa. Gli intellettuali e gli artisti vi partecipano spesso attivamente, e anche per questo pongono al centro dei loro interessi la realtà, sia quella storica che, più tardi, quella sociale. Insieme alla poesia il romanzo domina la produzione letteraria ponendo al centro la realtà: nel romanzo storico, di cui sono rappresentanti, fra gli altri, Manzoni e Tolstoj, la realtà è quella del passato, perché la storia vissuta con grande immedesimazione e interesse; in quello realista, gli scrittori rappresentano le travagliate vicende personali e sociali del momento.
L'artista e il suo pubblico
Gli autori romantici, inoltre, prestano grande attenzione al pubblico, perché desiderano che le loro opere abbiano la più ampia diffusione possibile, incontrino i gusti e risveglino l'interesse dei lettori. L'intellettuale vuole sentirsi parte del suo popolo, non essere più una figura isolata.
In Italia Alessandro Manzoni è particolarmente attento alla leggibilità del suo romanzo, per il quale si preoccupa di studiare un linguaggio che, pur nella sua complessità, sia accessibile a un pubblico di diverse regioni italiane, e, per catturare il lettore del suo capolavoro, I promessi sposi, punta l'attenzione sui sentimenti dei personaggi e sul loro rapporto con la storia dell'epoca in cui li fa vivere; egli si schiera dalla parte degli umili, delle vittime dei più forti nella ingiusta società del Seicento, in cui il romanzo storico è ambientato.
Mentre il romanzo europeo privilegia l’interesse per la storia, la realtà sociale, o la formazione dei personaggi, la narrativa americana sviluppa soprattutto l’avventura, un esempio L’ultimo dei Mohicani di Cooper, o l’elemento fantastico, come in E.A. Poe, o la dimensione allegorico-morale come in Moby Dick di Melville, dove il viaggio in mare e la balena bianca diventano simboli profondi e complessi.
Il romanzo naturalista e verista
Dopo la metà del secolo in Europa, e prima di tutto in Francia, si afferma la tendenza a considerare il romanzo un genere quasi scientifico, per la sua capacità di rappresentare fedelmente la realtà, e gli scrittori si considerano quasi scienziati che osservano al microscopio la società e la descrivono con precisione fin nei dettagli per essere il più possibile oggettivi, veri: per questo si parla di romanzo naturalista (in Francia) e verista (in Italia).
Riassunto Romanzo Moderno
Il romanzo moderno nasce al tempo dell’Illuminismo, per ritrarre la vita dal punto di vista del ceto borghese. Lungo l’Ottocento si era affermato per lo più come romanzo realistico, attento a ritrarre la realtà com’è. Sul finire del XIX secolo, ispirato dalla poetica decadente, si diffonde un romanzo psicologico, attento all’anima individuale dei personaggi e alle motivazioni spesso contraddittorie del loro agire. All’inizio del Novecento matura un grande romanzo, psicologico nei contenuti e sperimentale nella forma. Al centro vi è spesso un io debole, destinato alla sconfitta; un antieroe, spesso estraneo al mondo dei normali. Non viene meno però il desiderio del romanzo di proporsi come lettura critica della realtà, come interpretazione generale del mondo, proprio in un momento di crisi delle filosofie.I precursori del grande romanzo novecentesco furono due russi, Dostoevskij e Tolstoj: i loro personaggi, Raskoln’ikov protagonista di Delitto e Castigo e Anna Karenina nel romanzo omonimo, incarnano la complessa vita interiore di individui deboli e tormentati. All’inizio del Novecento il nuovo romanzo europeo trova i suoi due maestri nell’irlandese Joyce e nel francese Proust: le loro due ampie narazioni, rispettivamente Ulisse e Alla ricerca del tempo perduto, si pongono come sintesi della realtà considerata dal punto di vista dell’io. Un gruppo a sé è quello dei narratori della Mitteleuropa, l’Europa di mezzo, dominata fino al 1918 dall’impero austroungarico: il disfacimento politico dell’impero si fa, nelle pagine di Mann, Kafka e Musil, immagine di una crisi più generale del mondo.
La sfiducia verso una conoscenza oggettiva della realtà sposta l’interesse da fuori a dentro l’io: perciò il romanzo, da realistico, tende a divenire per lo più psicologico nei contenuti e sperimentale nelle forme. Cade il tipico autore onnisciente, che sapeva indirizzare con sicurezza la vicenda nei suoi dettagli; cade l’architettura ben squadrata della narrazione, dove tutto si tiene. Ora il romanzo sembra farsi come vien viene, come un’opera aperta (Umberto Eco). Per portare alla luce la ricchezza interiore dei personaggi, e le loro contraddizioni, adotta il monologo interiore, talora nella sua espressione più radicale, il flusso di coscienza.