Riassunto della trama:
Il romanzo intende ricostruire un documento umano vero: la storia cioè delle aberrazioni di uno strano carattere femminile, quasi legittimate dalla passione e dalle non ordinarie circostanze, come affermò egli stesso nella prefazione alla terza edizione del romanzo (1889). Protagonista è una giovane nobildonna, realmente vissuta, pare al tempo di Capuana. E' segnata da un profondo trauma, ovvero la violenza sessuale inflittale da un servo in età infantile. Ora è vittima di una forte nevrosi e di un angoscioso senso di colpa, alimentato dalle convinzioni morali dominanti nel suo ambiente. Impossibile per lei vivere un normale rapporto d'amore: si rifiuta di sposare Andrea, del quale è innamorata, ma lo accoglie poi come amante, non appena si è maritata con l'anziano conte Giulio. La sua nevrosi si manifesta ora come una cieca passione, che incuriosisce e attira anche un medico, il dottor Follini. Man mano la donna precipita nello squilibrio, fino a suicidarsi.
Capuana indaga nell'animo di Giacinta presentandolo, dice, come un caso patologico; analizza gli atteggiamenti, i gesti, le contraddizioni della donna, per dimostrare come le aberrazioni del suo carattere provengano da uno stretto intreccio di fattori familiari, sociali, ambientali, psicologici. Per conferire all'analisi la maggiore scientificità, affida al dottor Follini il compito di seguire e di narrare lo sviluppo delle ossessioni di Giacinta fino alla morte. Durante la prima stesura dell'opera, l'autore non aveva ancora messo perfettamente a fuoco il principio dell'impersonalità della scrittura: in seguito sentì il bisogno di riscrivere il romanzo, per cancellare qualunque segno, qualunque ombra con cui la personalità dell'autore faceva qua e là capolino. La seconda edizione di Giacinta uscì nel 1886 (una terza nel 1889), trasformata non nella struttura, ma nello stile, che lasciava spazio ai nudi fatti.
Il romanzo intende ricostruire un documento umano vero: la storia cioè delle aberrazioni di uno strano carattere femminile, quasi legittimate dalla passione e dalle non ordinarie circostanze, come affermò egli stesso nella prefazione alla terza edizione del romanzo (1889). Protagonista è una giovane nobildonna, realmente vissuta, pare al tempo di Capuana. E' segnata da un profondo trauma, ovvero la violenza sessuale inflittale da un servo in età infantile. Ora è vittima di una forte nevrosi e di un angoscioso senso di colpa, alimentato dalle convinzioni morali dominanti nel suo ambiente. Impossibile per lei vivere un normale rapporto d'amore: si rifiuta di sposare Andrea, del quale è innamorata, ma lo accoglie poi come amante, non appena si è maritata con l'anziano conte Giulio. La sua nevrosi si manifesta ora come una cieca passione, che incuriosisce e attira anche un medico, il dottor Follini. Man mano la donna precipita nello squilibrio, fino a suicidarsi.
Capuana indaga nell'animo di Giacinta presentandolo, dice, come un caso patologico; analizza gli atteggiamenti, i gesti, le contraddizioni della donna, per dimostrare come le aberrazioni del suo carattere provengano da uno stretto intreccio di fattori familiari, sociali, ambientali, psicologici. Per conferire all'analisi la maggiore scientificità, affida al dottor Follini il compito di seguire e di narrare lo sviluppo delle ossessioni di Giacinta fino alla morte. Durante la prima stesura dell'opera, l'autore non aveva ancora messo perfettamente a fuoco il principio dell'impersonalità della scrittura: in seguito sentì il bisogno di riscrivere il romanzo, per cancellare qualunque segno, qualunque ombra con cui la personalità dell'autore faceva qua e là capolino. La seconda edizione di Giacinta uscì nel 1886 (una terza nel 1889), trasformata non nella struttura, ma nello stile, che lasciava spazio ai nudi fatti.