Odisseo nella grotta di Polifemo Jakob Jordaens secolo XVI Museo Puskin Mosca |
L'Odissea, ossia le avventure di Odisseo, il nome greco di Ulisse, è un poema in 24 libri in cui vengono narrati i fatti accaduti a Ulisse nei dieci anni intercorsi tra la fine della guerra di Troia e il suo ritorno a Itaca.
Il poema può essere diviso in tre parti:
- La telemachia, cioè le vicende che hanno come protagonista Telemaco, figlio di Odisseo, che parte alla ricerca del padre;
- I viaggi di Ulisse, cioè il racconto delle avventure di Ulisse dopo la partenza da Troia e fino all’approdo sull’isola dei feaci;
- Il ritorno e la vendetta di Ulisse, le tre parti sono precedute da un prologo e seguite da un epilogo.
La vicenda
La telemachia (Libri I, II, III, IV)
Il poema si apre con una assemblea degli dei che, riuniti intorno a Zeus, discutono del destino di Ulisse. La guerra di Troia, durata dieci anni, si è conclusa con la distruzione della città. Gli eroi sono ritornati alle loro case. Solo Ulisse nove anni dopo la fine della guerra è ancora lontano da Itaca. Approdato dopo varie avventure alla bellissima isola in cui regna la ninfa Calipso, vi rimane prigioniero, trattenuto dalla dea che si è innamorata di lui.
Gli dei hanno pietà di Ulisse, che è lontano dalla patria ormai da vent’anni, e inviano Mercurio ad avvertire Calipso di lasciar partire l’eroe.
Minerva, intanto, scende in Itaca a consigliare e a incoraggiare Telemaco, il figlio di Ulisse, avvilito per le prepotenze dei Proci che aspirano alle nozze con la madre Penelope.
Il giovane intraprende un viaggio a Pilo e a Sparta per cercare notizie del padre presso Nestore e Menelao, entrambi reduci della guerra di Troia.
I viaggi di Ulisse (Libri V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII)
Mercurio, giunto nell’isola di Ogigia, ordina a Calipso di lasciare Ulisse libero di partire. Ulisse parte su una zattera, ma una tempesta scatenata da Poseidone lo fa aufragare sulle coste della terra dei feaci dove incontra Nausicaa, la figlia del re Alcinoo, che lo guida alla reggia.
Nel corso di un banchetto in suo onore, sentendo narrare dall’aedo Demodoco la caduta di Troia, si commuove e piange rivelando la sua identità. Su richiesta di Alcinoo, narra le sue avventure dall’incontro con i ciconi, un popolo inospitale e feroce, a quello coi lotofagi, mangiatori del fiore di loto che dà la dimenticanza del passato, fino a quello col ciclope Polifemo, un gigante figlio di Poesidone con un occhio solo in mezzo alla fronte, a cui riesce a sfuggire grazie alla sua astuzia. Il racconto prosegue con la sosta presso Eolo, re dei venti, che gli dona per il ritorno un otre in cui sono imprigionati i venti contrari. Ma, già in vista della patria, i compagni aprono l’otre liberando i venti che scatenano una tempesta. Dopo altre avventure, Ulisse e i compagni superstiti approdano nell’isola della maga Circe che trasforma in porci alcuni compagni dell’eroe. Obbligata la maga a ridare loro forma umana, Ulisse, dopo un anno di permanenza presso Circe, si reca nel regno dei morti dove incontra le ombre della madre, di Agamennone e di Achille e riceve dall’indovino Tiresia consigli utili per il suo ritorno in patria. Dopo aver narrato le avventure con le Sirene, creature dolcissime che ammaliano i marinai con il loro canto e li fanno naufragare, e con Scilla e Cariddi, due terribili mostri che rendono pericolosissimo il passaggio attraverso lo stretto di Messina, Ulisse racconta l’approdo nell’isola di Trinacria (la Sicilia). Avendo i suoi compagni ucciso e mangiato alcuni buoi sacri al Sole, il dio, per punizione, suscitò una terribile tempesta. Dal naufragio si salvò solo Ulisse che, sbattuto sulla spiaggia dell’isola Ogigia, venne accolto dalla ninfa Calipso.
Il ritorno e la vendetta di Ulisse (Libri XIII, XIV, XV, XVI, XVII, XVIII, XIX, XX, XXI, XXII, XIII, XXIV)
Riportato in patria dai feaci che lo lasciano addormentato sulla spiaggia con accanto ricchi doni, Ulisse, trasformato da Atena in un vecchio mendicante, raggiunge la capanna del fedele servitore Eumeo che non lo riconosce e si lamenta della potenza dei Proci che insidiano Penelope. Nella capanna di Eumeo, Ulisse incontra Telemaco, gli rivela la sua identità e progetta con lui la vendetta. Sempre in veste di mendicante, si reca alla reggia dove solo il vecchio cane Argo lo riconosce appena prima di morire.
Nella sua casa viene insultato e percosso, si intrattiene con Penelope che non lo riconosce e impone alla vecchia nutrice Euriclea, che invece lo ha riconosciuto, di non rivelare la sua identità.
Penelope, durante l’assenza del marito, ha tenuto a bada i Proci pretendenti alla sua mano, promettendo di scegliersi tra loro uno sposo, appena finito di tessere una certa tela per il suocero.
A questa tela però lavorava di gironi disfacendo di notte il lavoro fatto: così la tela non progrediva.
Ora Penelope propone ai Proci una gara con l’arco di Ulisse: chi riuscirà a tenderlo e a far passare una freccia attraverso gli anelli di dodici scuri otterrà la sua mano. Nessuno dei Proci riesce a superare la prova che viene, invece, superata dal falso mendicante.
E’ il momento della vendetta: Ulisse, aiutato da Telemaco, Eumeo e dal pastore Filezio, fa strage dei Proci e delle ancelle infedeli.
Riprese poi le sue sembianze, non viene riconosciuto da Penelope fino a quando non le racconta come aveva costruito il letto nuziale.
Si reca poi in campagna a trovare il vecchio padre Laerte, che dispera ormai del suo ritorno, e si accinge all’ultimo scontro con parte del popolo di Itaca istigato dai parenti dei Proci che chiedono vendetta. L’intervento di Atena riporta la pace tra Ulisse e la sua gente.