Sbarbaro pubblicò Pianissimo nel 1914 ed è considerata la sua opera più importante. Il libro, uscito per la prima volta a Firenze, esprime nel modo più compiuto la sua concezione poetica. Dopo la prima edizione, il poeta tornò più volte sui testi della raccolta, rielaborandoli profondamente per le stampe successive (1954 e 1960).
Il tema centrale della raccolta è l'estraniazione dell'uomo dalla società e da se stesso: ciò produce una sorta di pietrificazione interiore, per la quale il dolore, alla fine, appare l'unica possibilità di relazionarsi con il reale.
Camillo Sbarbaro lavoro per anni alla rivista fiorentina "La Voce" in cui il gruppo di letterati che ne faceva parte adottava uno stile letterario molto espressivo e soprattutto aristocratico, con forte energia lessicale ed uso frequente di metafore e licenze poetiche. L'Opera di Sbarbaro, da questo punto di vista, rappresenta un'importante eccezione in quanto usa spesso un linguaggio colloquiale e diretto, con un discorso poetico fortemente prosaicizzato e con uno scarso uso delle figure retoriche.
Ripubblicato nel 1954, in una redazione profondamente mutata rispetto a quella iniziale, "Pianissimo" non riscosse nella nuova veste i favori della critica per la sua decisa rottura con il celebre modello dannunziano e crepuscolare.
In questa edizione e anche in quella successiva sono state tolte una decina di poesie che invece erano presenti nell'edizione del 1914.
Nella seconda raccolta, invece, sono incluse due note poesie dedicate al padre Carlo, ingegnere e architetto, nonché figura molto amata dal poeta.
Taci, anima stanca di godere è il testo d'apertura della raccolta: una poesia di sorprendente modernità, per i temi e il linguaggio adottato.
Il tema centrale della raccolta è l'estraniazione dell'uomo dalla società e da se stesso: ciò produce una sorta di pietrificazione interiore, per la quale il dolore, alla fine, appare l'unica possibilità di relazionarsi con il reale.
Camillo Sbarbaro lavoro per anni alla rivista fiorentina "La Voce" in cui il gruppo di letterati che ne faceva parte adottava uno stile letterario molto espressivo e soprattutto aristocratico, con forte energia lessicale ed uso frequente di metafore e licenze poetiche. L'Opera di Sbarbaro, da questo punto di vista, rappresenta un'importante eccezione in quanto usa spesso un linguaggio colloquiale e diretto, con un discorso poetico fortemente prosaicizzato e con uno scarso uso delle figure retoriche.
Ripubblicato nel 1954, in una redazione profondamente mutata rispetto a quella iniziale, "Pianissimo" non riscosse nella nuova veste i favori della critica per la sua decisa rottura con il celebre modello dannunziano e crepuscolare.
In questa edizione e anche in quella successiva sono state tolte una decina di poesie che invece erano presenti nell'edizione del 1914.
Nella seconda raccolta, invece, sono incluse due note poesie dedicate al padre Carlo, ingegnere e architetto, nonché figura molto amata dal poeta.
Taci, anima stanca di godere è il testo d'apertura della raccolta: una poesia di sorprendente modernità, per i temi e il linguaggio adottato.