Non tutti i verbi, però, seguono la coniugazione regolare dei tre gruppi in -are, -ere, -ire. Alcuni verbi, infatti, sono irregolari, hanno cioè forme proprie. Tra questi irregolari ci sono due verbi assai importanti: essere e avere, che si chiamano ausiliari (dal latino auxiliaris = che aiuta) perché aiutano gli altri verbi nella coniugazione.
Essere: come ausiliare serve per coniugare i verbi passivi, riflessivi reciproci, molti intransitivi, i verbi usati col si impersonale e col si passivamente:
sono lodato, mi sono lavato,
si sono insultati, è caduto, si è vergognato,
si sono viste le colline, si è vinto poco ecc.
Unito a nome o aggettivo, il verbo essere è chiamato copula e forma con essi il predicato nominale: L'uva è dolce.
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Avere: come ausiliare serve per formare i tempi composti dei verbi transitivi attivi:
ho lodato, avevo letto, avrò visto ecc.
I verbi intransitivi nelle forme composte hanno in parte l'ausiliare essere (è venuto, è partito ecc.), in parte avere (ha litigato, ha approfittato ecc.).
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Alcuni verbi possono avere ambedue gli ausiliari:
Ha corso a lungo.
E' corso alla stazione.
Poiché non esistono regole precise sull'uso degli ausiliari, solo la pratica, la lettura e il vocabolario ci possono aiutare nei casi dubbi.
Essere o avere sono importanti non solo perché sono verbi ausiliari ma anche per il loro significato fondamentale: essere significa esistere, stare, trovarsi:
Il vino è nella botte.
avere significa possedere:
Ha quattro appartamenti.
Per tale ragione per capire le coniugazioni si studiano per primi gli ausiliari.
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