Ungaretti ha coniato il termine “versicoli” per significare come la parola poetica dovesse essere priva di ogni ornamento letterario; purificata da ogni sovrastruttura retorica, perfettamente inutile se il compito della poesia non è tanto quello di obbedire e addolcire, quanto piuttosto quello di rendere il dolore e la pena di vivere. La parola poetica doveva farsi nuda, scarna, proprio per poter meglio aderire a quel contenuto.