Tema Svolto: L’uomo e la macchina: la rivoluzione informatica ha profondamente innovato l’antico rapporto. Analizzate i termini di tale rapporto, non trascurando di soffermarsi su speranze e timori che quella che comunemente viene chiamata la “terza rivoluzione industriale” ha suscitato.
Il rapporto tra l’uomo è la macchina è un rapporto di tipo infinito, spesso complice di conflitti ma anche di reciproco adattamento, sul quale si è basato il processo di industrializzazione, dai tempi dell’invenzione della macchina a vapore (prima rivoluzione industriale) a quelli dell’organizzazione e della divisione del lavoro con criteri scientifici (seconda rivoluzione industriale), fino alla recente fase delle nuove tecnologie legate all'elettronica, alla robotica ed all'informatica, che molti hanno definito della “terza rivoluzione industriale”.
L’ingresso delle macchine nelle fabbriche fu visto con disprezzo da parte degli operai delle fabbriche che le videro come principale di causa della disoccupazione e dei bassi salari, ma col tempo si sono abituati ed hanno imparato a convivere con esse. Nella prima metà del XX secolo fu introdotta la catena di montaggio, che organizzava ed uniformava i compiti di ogni operaio, ciascuno alle prese con la macchina specifica per tutta la giornata lavorativa in questo modo diminuiva la fatica fisica dell’uomo ma in un certo senso veniva sminuito anche la sua importanza, il suo lavoro diventava noioso, ripetitivo ed anche dequalificanti. Con l’introduzione delle macchine pesanti, da un iniziale sminuimento del lavoro dell’uomo si è passati alla sostituzione vera e propria, essendo le macchine più precisi e più durature nel tempo. Se prima occorrevano molti operai anche poco qualificati con l’avvento delle macchine bastavano pochi tecnici competenti capaci di controllare e programmare le macchine. Con queste macchine l’Italia è riuscita ad uscire dalla crisi degli anni Settanta ed avviare il Paese ad un nuovo ciclo di sviluppo economico.
La terza rivoluzione industriale è un progresso da un punto di vista tecnologico ma non umano dato che ha originato una serie di conseguenze negative: nel campo dell’artigianato, scomparsa della manodopera non specializzata, sostituita da tecnici e laureati di alto livello con conseguente aumento della disoccupazione. Da sempre l'uomo ha cercato e continuerà a cercare di perfezionare la macchina in modo che possa addirittura sostituire l'uomo in qualunque cosa ma il problema e il timore della evoluzione consiste proprio in questo, che l'uomo se sostituito dalle macchine non servirà più a nulla, perderà la sua importanza, la sua esperienza, la sua capacità di agire e di pensare, queste diventano nulla in confronto alla supremazia delle macchine che non si stancano e non si lamentano del lavoro umile che dovranno svolgere a differenza dell'uomo.
Il rapporto tra l’uomo è la macchina è un rapporto di tipo infinito, spesso complice di conflitti ma anche di reciproco adattamento, sul quale si è basato il processo di industrializzazione, dai tempi dell’invenzione della macchina a vapore (prima rivoluzione industriale) a quelli dell’organizzazione e della divisione del lavoro con criteri scientifici (seconda rivoluzione industriale), fino alla recente fase delle nuove tecnologie legate all'elettronica, alla robotica ed all'informatica, che molti hanno definito della “terza rivoluzione industriale”.
L’ingresso delle macchine nelle fabbriche fu visto con disprezzo da parte degli operai delle fabbriche che le videro come principale di causa della disoccupazione e dei bassi salari, ma col tempo si sono abituati ed hanno imparato a convivere con esse. Nella prima metà del XX secolo fu introdotta la catena di montaggio, che organizzava ed uniformava i compiti di ogni operaio, ciascuno alle prese con la macchina specifica per tutta la giornata lavorativa in questo modo diminuiva la fatica fisica dell’uomo ma in un certo senso veniva sminuito anche la sua importanza, il suo lavoro diventava noioso, ripetitivo ed anche dequalificanti. Con l’introduzione delle macchine pesanti, da un iniziale sminuimento del lavoro dell’uomo si è passati alla sostituzione vera e propria, essendo le macchine più precisi e più durature nel tempo. Se prima occorrevano molti operai anche poco qualificati con l’avvento delle macchine bastavano pochi tecnici competenti capaci di controllare e programmare le macchine. Con queste macchine l’Italia è riuscita ad uscire dalla crisi degli anni Settanta ed avviare il Paese ad un nuovo ciclo di sviluppo economico.
La terza rivoluzione industriale è un progresso da un punto di vista tecnologico ma non umano dato che ha originato una serie di conseguenze negative: nel campo dell’artigianato, scomparsa della manodopera non specializzata, sostituita da tecnici e laureati di alto livello con conseguente aumento della disoccupazione. Da sempre l'uomo ha cercato e continuerà a cercare di perfezionare la macchina in modo che possa addirittura sostituire l'uomo in qualunque cosa ma il problema e il timore della evoluzione consiste proprio in questo, che l'uomo se sostituito dalle macchine non servirà più a nulla, perderà la sua importanza, la sua esperienza, la sua capacità di agire e di pensare, queste diventano nulla in confronto alla supremazia delle macchine che non si stancano e non si lamentano del lavoro umile che dovranno svolgere a differenza dell'uomo.