Lo sport è un gioco che impegna le capacità fisiche e psichiche dell'individuo e che ha come scopo lo svago, il perfezionamento del corpo e la formazione del carattere. Inoltre è una forma di aggregazione sociale (si pensi ai club dei tifosi) dove gli uomini cercano di superare in qualche modo la solitudine e di stabilire dei rapporti sociali. Le stesse gare agonistiche, riunendo a gomito a gomito gli spettatori di tutti i ceti sociali, urbani e rurali, giovani e anziani, diventano momento di aggregazione domenicale, argomento di conversazione, di discussione e di accalorate controversie durante la settimana.
Quando una squadra competitiva a livello nazionale o internazionale diventa il simbolo della città, l'opinione pubblica ha un materiale inesauribile di notizie e di immagini da discutere, elaborare e persino manipolare. A questo bisogna aggiungere l'interesse ossessivo dei mass media che costituisce soprattutto per i tifosi organizzati una straordinaria occasione per conquistarsi una posizione rilevante nella società delle immagini: uno striscione ben visibile, uno slogan gridato con forza, una coreografia suggestiva che appaiono in televisione conferiscono prestigio e rispetto. A questo aspetto bisogna aggiungere la difesa del proprio territorio dagli attacchi nemici, da ciò derivano risse sugli spalti tra tifosi e forza d'ordine, scontri tra opposte tifoserie, aggressioni individuali e di gruppo.
Si conferma con ciò che gli stadi sono una specie di terra di nessuno, non sono solo il luogo dove si gioca una partita, ma anche la cornice dove avviene lo scontro tra amici/nemici, per questo si parla un linguagggio e si tengono comportamenti che nella vita quotidiana si riterebbero proibiti e inaccettabili.
Lo sport ha acquistato dunque una grande importanza nella società contemporanea, sia come attività ricreativa o competitiva, sia come spettacolo agonistico. Con le sue regole, le sue immagini, lo sport è penetrato nelle famiglie, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, ovunque suscitando emozioni e aspirazioni, condizionanti i comportamenti e i modi di vita degli uomini. Lo sport tuttavia può anche essere un fattore di violenza affinché questa violenza non degeneri come spesso purtroppo è accaduto e continua ad accadere, occorre che il naturale agonismo degli atleti rispetti le norme delle discipline sportive e che l'atteggiamento degli spettatori non trascenda in atti di inciviltà o addirittura di barbarie.
Man mano che esso diventa un fenomeno di massa sono state introdotte regole sempre più severe per frenare lo scontro fisico in quegli sport considerati per loro natura violenti come il pugilato, il rugby, il football americano, il calcio ecc.
Il calcio infatti rimane fra gli altri un fenomeno sociale che produce tensioni ed ogni domenica centinaia di migliaia di persone si recano allo stadio per dare sfogo alle proprie emotività.
Secondo me questi incidenti che si verificano ripetutamente negli stadi si potrebbero ridurre, ma non è una cosa tanto facile perché le persone pensano che in campo ci siano dei gladiatori al Colosseo che devono combattere fino alla morte ed invece non sono altro che persone che seppur giocando lavorano e guadagnano milioni di euro e non hanno alcun motivo per giocare facendosi male perché le partite di calcio si vincono facendo più gol e non provocando più danni ai giocatori avversari. I tifosi, per fortuna non tutti sono così e quando vi sono casi di odio vi sono anche quelli che non rimangono impassibili ma fischiano contro lo stesso tifoso maleducato, o se per esempio viene lanciato una pietra dallo stadio questo viene individuato rapidamente dall'utilizzo di telecamere sparse un po' dappertutto. Inoltre nei big match o nella partite comunque considerate a rischio per via di vittime precedenti, le forze dell'ordine all'interno e all'esterno dello stadio sono in numero maggiore rispetto alle partite normali, eppure questo non sempre riesce ad eliminare i casi di violenza. Avvengono ugualmente lanci di fumogeni e nei casi più gravi accoltellamenti ed il tutto viene poi nascosto dalle squadre che scendono in campo da una fascetta nera in segno di lutto o un minuto di silenzio prima del fischio iniziale e sicuramente questo può bastare agli altri tifosi che seguono la partita ma non alle famiglie delle vittime che piangono i loro cari morti solamente perché si sono recati una domenica a vedere una partita di pallone. Questo avviene perché si pensa che nel collettivo si attenua la responsabilità individuale. Giovanotti, padri di famiglia, ragazzi perfettamente educati quanto entrano in un rapporto interpersonale si scatenano, si comportano in maniera violenta e irresponsabile ed agiscono in modo anonimo, accecati dalla adrenalina di quel momento non riflettono su ciò che fanno e sulle conseguenze che potrebbero avere. Sono passati milioni di anni dalla preistoria eppure ci sono persone che con i loro atteggiamenti 'animali' ce la fanno ricordare.
Quando una squadra competitiva a livello nazionale o internazionale diventa il simbolo della città, l'opinione pubblica ha un materiale inesauribile di notizie e di immagini da discutere, elaborare e persino manipolare. A questo bisogna aggiungere l'interesse ossessivo dei mass media che costituisce soprattutto per i tifosi organizzati una straordinaria occasione per conquistarsi una posizione rilevante nella società delle immagini: uno striscione ben visibile, uno slogan gridato con forza, una coreografia suggestiva che appaiono in televisione conferiscono prestigio e rispetto. A questo aspetto bisogna aggiungere la difesa del proprio territorio dagli attacchi nemici, da ciò derivano risse sugli spalti tra tifosi e forza d'ordine, scontri tra opposte tifoserie, aggressioni individuali e di gruppo.
Si conferma con ciò che gli stadi sono una specie di terra di nessuno, non sono solo il luogo dove si gioca una partita, ma anche la cornice dove avviene lo scontro tra amici/nemici, per questo si parla un linguagggio e si tengono comportamenti che nella vita quotidiana si riterebbero proibiti e inaccettabili.
Lo sport ha acquistato dunque una grande importanza nella società contemporanea, sia come attività ricreativa o competitiva, sia come spettacolo agonistico. Con le sue regole, le sue immagini, lo sport è penetrato nelle famiglie, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, ovunque suscitando emozioni e aspirazioni, condizionanti i comportamenti e i modi di vita degli uomini. Lo sport tuttavia può anche essere un fattore di violenza affinché questa violenza non degeneri come spesso purtroppo è accaduto e continua ad accadere, occorre che il naturale agonismo degli atleti rispetti le norme delle discipline sportive e che l'atteggiamento degli spettatori non trascenda in atti di inciviltà o addirittura di barbarie.
Man mano che esso diventa un fenomeno di massa sono state introdotte regole sempre più severe per frenare lo scontro fisico in quegli sport considerati per loro natura violenti come il pugilato, il rugby, il football americano, il calcio ecc.
Il calcio infatti rimane fra gli altri un fenomeno sociale che produce tensioni ed ogni domenica centinaia di migliaia di persone si recano allo stadio per dare sfogo alle proprie emotività.
Secondo me questi incidenti che si verificano ripetutamente negli stadi si potrebbero ridurre, ma non è una cosa tanto facile perché le persone pensano che in campo ci siano dei gladiatori al Colosseo che devono combattere fino alla morte ed invece non sono altro che persone che seppur giocando lavorano e guadagnano milioni di euro e non hanno alcun motivo per giocare facendosi male perché le partite di calcio si vincono facendo più gol e non provocando più danni ai giocatori avversari. I tifosi, per fortuna non tutti sono così e quando vi sono casi di odio vi sono anche quelli che non rimangono impassibili ma fischiano contro lo stesso tifoso maleducato, o se per esempio viene lanciato una pietra dallo stadio questo viene individuato rapidamente dall'utilizzo di telecamere sparse un po' dappertutto. Inoltre nei big match o nella partite comunque considerate a rischio per via di vittime precedenti, le forze dell'ordine all'interno e all'esterno dello stadio sono in numero maggiore rispetto alle partite normali, eppure questo non sempre riesce ad eliminare i casi di violenza. Avvengono ugualmente lanci di fumogeni e nei casi più gravi accoltellamenti ed il tutto viene poi nascosto dalle squadre che scendono in campo da una fascetta nera in segno di lutto o un minuto di silenzio prima del fischio iniziale e sicuramente questo può bastare agli altri tifosi che seguono la partita ma non alle famiglie delle vittime che piangono i loro cari morti solamente perché si sono recati una domenica a vedere una partita di pallone. Questo avviene perché si pensa che nel collettivo si attenua la responsabilità individuale. Giovanotti, padri di famiglia, ragazzi perfettamente educati quanto entrano in un rapporto interpersonale si scatenano, si comportano in maniera violenta e irresponsabile ed agiscono in modo anonimo, accecati dalla adrenalina di quel momento non riflettono su ciò che fanno e sulle conseguenze che potrebbero avere. Sono passati milioni di anni dalla preistoria eppure ci sono persone che con i loro atteggiamenti 'animali' ce la fanno ricordare.